Mancano ormai solo pochi giorni
alle elezioni, ed è ormai tempo di tracciare un quadro complessivo della
situazione. Forse, riassumendo lo stato dei fatti, qualcuno potrebbe guardare
con maggiore lucidità alla scadenza che ci attende domenica, magari acquistando
maggiore consapevolezza del senso stesso del voto, di quale sia la posta in
gioco...
Ho tentato di inquadrare come
stiamo arrivando a queste elezioni, ricordando che siamo in una situazione di
depressione economica (tecnicamente, quando la recessione si prolunga per più
trimestri, con continui ed ininterrotte diminuzioni del PIL, allora la
recessione diventa depressione, oggi il termine corretto è questo, anche se
sulla grande stampa si rifiutano di usarlo), e non dimenticando anche che
veniamo da circa quattordici mesi di governo Monti/Napolitano.
Ora, che PD, PDL e centro di
Monti/Casini facciano finta di non conoscersi di essere avversari politici e di
avere proposte politiche divergenti e perfino alternative, questo si capisce,
per attirare consensi devono prima di tutto distinguersi dalle altre
formazioni. Ciò che tuttavia viene difficile comprendere è perché ci siano
elettori disponibili a crederci.
Senza dubbio, il più scatenato
nello sdoppiarsi dimenticando completamente il suo appoggio continuo al governo
Monti è Berlusconi. Promette di ridurre le tasse, addirittura di restituirle,
ma tace sul fatto che il PDL ha votato a ripetizione qualunque cosa arrivasse
in parlamento da parte del governo. Chi gli crede, ha diritto di essere
considerato uno stupido, uno sprovveduto che si beve tutto quello che gli viene
detto, che non tenta neanche di richiamare i vari soggetti alle loro precise
responsabilità.
Il PD invece, ci tiene a
confermare le proprie scelte, salvo poi sostenere che però bisogna fare altro.
Peccato che questo partito non chiarisca come sia possibile senza denunciare la
modifica costituzionale al pareggio di bilancio, sul rientro dal debito a colpi
del 5% annuo, sui vincoli in generale che ci vengono dal contesto europeo,
avere risorse da destinare a misure di ripresa economica e di aumento
dell’occupazione. Secondo Bersani & co., il proclama è già provvedimento,
basta essere per l’aumento dell’occupazione perché questa si realizzi. E’
evidente che Monti abbia buon gioco a dire che anche lui vuole la stessa cosa.
Insomma, il PD pretenderebbe di avere una proposta di politica economica
soltanto perché ha qualcosa che potremmo chiamare dei desideri. Se voglio
aumentare l’occupazione, allora tu disoccupato devi votarmi, e fallo senza
chiederti come tale obiettivo sia compatibile con tutto quel popò di misure di
rigore che sono state assunte negli ultimi anni e soprattutto proprio nei mesi
del governo Monti. Berlusconi butta a mare tutta questo periodo pretendendo che
gli elettori siano così distratti dal non chiedergliene ragione (gli elettori
non so, ma i giornalisti, quelli sì che non ne parlano, si può attaccare in
tutti i modi Berlusconi, salvo che farlo con argomenti che coinvolgerebbero
anche gli altri due schieramenti). Il PD al contrario, fa un gioco ancora più
acrobatico, difende tutto ciò che ha fatto (e sennò come potrebbero fare santo
subito il loro ex-compagno di partito Napolitano?), ma pretende che sia
possibile senza contraddire minimamente quella politica, farne una nuova che dia
risultati opposti, e pazienza che tutto ciò venga sostenuto senza argomenti di
alcun tipo, solo proponendo tale programma come si trattasse di un dogma di
fede.
Nel frattempo, SEL sparisce dalla
scena politica, tra una difesa ad oltranza di Bersani, che naturalmente
determina, fosse anche come effetto secondario, anche un’eclisse della
specificità di SEL, e tra una dichiarazione di Vendola che ormai non sostiene
più alcuna posizione distinta e distinguibile da quella del PD, ma solo la sua
volontà stabilizzante. Capite, Vendola ha come massimo suo obiettivo di
garantire la stabilità della sua coalizione, e pazienza se tale stabilità
corrisponda a fare politiche simili a quelle praticate da Monti. Ditemi voi se
ciò non prelude ad una fusione tra i due partiti, o, subordinatamente, in un
passaggio del solo Vendola in qualche posizione chiave del PD abbandonando il
suo partito.
Abbandonando ora le
considerazioni di ordine psicologico sulle motivazione dell’elettorato, rimane indubbio che
questi due partiti/coalizioni siano riusciti a mantenere ben a distanza il
raggruppamento di centro, con un Monti che non riesce comunque a far decollare
quest’area politica, pur cannibalizzando le altre formazioni, e riducendo
particolarmente l’UDC di Casini, che pur aveva mostrato una forza elettorale
abbastanza costante nel tempo, quasi all’estinzione: proprio un bell’affare per
il furbetto Casini che stavolta si è rivelato un pirlino di prim’ordine.
La vera novità di queste elezioni
è tuttavia costituita dalle altre formazioni, tutte in qualche misura inedite
almeno a livello parlamentare, ed in particolare le due maggiori che dovrebbero
senza eccessivi sforzi riuscire ad essere rappresentate, anche se “Rivoluzione
civile” presumibilmente ci riuscirà solo alla Camera.Sarà sicuramente il M5S la novità
principale del nuovo parlamento, dove rischia di costituire addirittura la
seconda lista in ordine di voti, mentre è ormai scontato che sarà almeno terza.Grillo parla e straparla,
inveisce, si da’ un gran dafare e realmente non è che convinca, ma tuttavia
raccoglie tantissimi consensi e facilmente la pattuglia di parlamentari che
complessivamente farà eleggere supererà il centinaio di candidati, un successo
davvero clamoroso per una nuova formazione politica.
Sarà molto più modesta la
pattuglia di eletti di RC, ma rimane tuttavia significativa, come sarebbe
negativamente significativa l’ipotesi opposta che, smentendo clamorosamente le
previsioni, non portasse ad alcun eletto.
La mia opinione è che la
contemporanea presenza massiccia di M5S e quella molto più ridotta di RC,
costituiscano un elemento di estrema novità, direi perfino di dimensioni
storiche, per la composizione del nuovo parlamento.
Si potrebbe dire che si
determinerà una nuova e ben più significativa bipolarizzazione tra coloro che,
come hanno mostrato sul finire della passata legislatura, si inchinano a un
ordine mondiale che mette al centro le banche e le loro sporche operazioni
finanziarie, trascurando le esigenze della gente, e senza avere alcuna ricetta
che possa salvarci dal fallimento globale, e coloro che lo rifiutano, anche se
lo fanno in maniera forse inadeguata.
Senza dubbio il M5S avrebbe
potuto avere un progetto politico più consapevole, senza dubbio RC avrebbe
potuto evitare errori ed incertezze, una pratica politica che sembra riprodurre
al meno in questo contesto elettorale, meccanismi poco trasparenti attinenti le
scelte intraprese. Pur non risparmiando critiche di ogni tipo a RC ed al suo
gruppo dirigente diviso e apparentemente impermeabile a sollecitazioni della
propria base, credo comunque che essa rimanga di gran lunga la formazione
politica più meritevole di essere votata, di costituire terreno di scontro
politico.
Ancora più importante di ciò, ci
sta la necessità della consapevolezza del livello dello scontro in atto che non
può non coinvolgere anche, se certo non esclusivamente e neanche
prevalentemente, il momento elettorale. Queste non sono elezioni come qualsiasi
altre, se non altro perché questa non è una crisi economica come le altre. Il
fatto che le formazioni nuove non abbiano quella coerenza politica,
quell’organizzazione che si dovrebbe pretendere da chi dovrebbe cambiare il
panorama politico, non devono impedirci di vedere quanto sia importante che
esse ci siano, stiano sugli scranni di montecitorio e palazzo madama.
Il primo effetto che io vedo da
queste presenze è una difficoltà nell’assicurare un rapido ed indolore
procedere delle misure che l’europa ci vorrebbe imporre, probabilmente questo
parlamento non potrà reggere questa ripartizione di seggi anche nel caso per
niente scontato che si formino maggioranze stabili, e non è escluso che si
torni presto a votare con una nuova legge elettorale: ditemi se tutto ciò non
meriti una partecipazione individuale anche di chi già da lungo tempo ha deciso
di non fare contare il proprio voto.
Ho afferrato il senso del tuo articolo...
RispondiEliminaio, però, non riesco assolutamente a farmene una ragione delle elezioni in sé. Non fanno più parte del mio mondo interiore. Per quello esteriore, devo dirti che lunga è stata la mia militanza (dagli anni '60 fino a qualche anno fa) a sinistra della sinistra. La maggior parte si sono riciclati e stanno ancora lì, dietro Ingroia, a (non) riformulare proprio niente di innovativo. Conosco quella mentalità e non la si riesce a cambiare. Ma non faccio di tutte le erbe un sol fascio. Non so se questo nuovo raggruppamento comunista sia veramente degno di essere premiato, non so che cosa te lo faccia pensare, ma non mi fido più. La novità non è neanche Grillo. Sono troppe le contraddizioni dell'ideologia di quest'uomo e non basta un immenso seguito a farmi dire che ha tutta la verità in tasca. Del resto lui parla di cambiare il sistema in un lasso di tempo che copre almeno 50 anni. Lui parla di cambiamento. E dovremmo credergli gesuiticamente? Beh, Vincenzo, io mi fermo qui, eppure vorrei vedere i 5S in parlamento e anche INGROIA, E ASPETTO CON ANSIA LE FACCE DEI NOSTRI VECCHI POLITICI DI PROFESSIONE. Allo stato attuale, penso proprio di legittimare la mie difese non votando! Ciao.
ti passo la risposta che avevo inserito sul mio blog:
RispondiEliminasu un terzo concordiamo. Riguardo a quello che accadrà nel prossimo Parlamento nutro notevoli preoccupazioni. Mentre nella regione Sicilia in qualche modo il governatore eletto è al riparo delle crisi e può proporre al M5S qualcosa che può essere accettato; in Parlamento necessita votare la fiducia al governo come primo scoglio, non sarà facile. Mi consola solo che, nel guardare al passato, c'era di peggio.
CONCORDO CON LA TUA CONCLUSIONE, questa volta è un po' diverso dalle altre volte (eppur si muove ...)
Scusatemi se non vi rispondo puntualmente, visto che il nuovo post costituisce una specie di seguito.
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