lunedì 18 febbraio 2013

ELEZIONI ALLE PORTE, FACCIAMO IL PUNTO



Mancano ormai solo pochi giorni alle elezioni, ed è ormai tempo di tracciare un quadro complessivo della situazione. Forse, riassumendo lo stato dei fatti, qualcuno potrebbe guardare con maggiore lucidità alla scadenza che ci attende domenica, magari acquistando maggiore consapevolezza del senso stesso del voto, di quale sia la posta in gioco...

Ho tentato di inquadrare come stiamo arrivando a queste elezioni, ricordando che siamo in una situazione di depressione economica (tecnicamente, quando la recessione si prolunga per più trimestri, con continui ed ininterrotte diminuzioni del PIL, allora la recessione diventa depressione, oggi il termine corretto è questo, anche se sulla grande stampa si rifiutano di usarlo), e non dimenticando anche che veniamo da circa quattordici mesi di governo Monti/Napolitano.
Ora, che PD, PDL e centro di Monti/Casini facciano finta di non conoscersi di essere avversari politici e di avere proposte politiche divergenti e perfino alternative, questo si capisce, per attirare consensi devono prima di tutto distinguersi dalle altre formazioni. Ciò che tuttavia viene difficile comprendere è perché ci siano elettori disponibili a crederci.
Senza dubbio, il più scatenato nello sdoppiarsi dimenticando completamente il suo appoggio continuo al governo Monti è Berlusconi. Promette di ridurre le tasse, addirittura di restituirle, ma tace sul fatto che il PDL ha votato a ripetizione qualunque cosa arrivasse in parlamento da parte del governo. Chi gli crede, ha diritto di essere considerato uno stupido, uno sprovveduto che si beve tutto quello che gli viene detto, che non tenta neanche di richiamare i vari soggetti alle loro precise responsabilità.
Il PD invece, ci tiene a confermare le proprie scelte, salvo poi sostenere che però bisogna fare altro. Peccato che questo partito non chiarisca come sia possibile senza denunciare la modifica costituzionale al pareggio di bilancio, sul rientro dal debito a colpi del 5% annuo, sui vincoli in generale che ci vengono dal contesto europeo, avere risorse da destinare a misure di ripresa economica e di aumento dell’occupazione. Secondo Bersani & co., il proclama è già provvedimento, basta essere per l’aumento dell’occupazione perché questa si realizzi. E’ evidente che Monti abbia buon gioco a dire che anche lui vuole la stessa cosa. Insomma, il PD pretenderebbe di avere una proposta di politica economica soltanto perché ha qualcosa che potremmo chiamare dei desideri. Se voglio aumentare l’occupazione, allora tu disoccupato devi votarmi, e fallo senza chiederti come tale obiettivo sia compatibile con tutto quel popò di misure di rigore che sono state assunte negli ultimi anni e soprattutto proprio nei mesi del governo Monti. Berlusconi butta a mare tutta questo periodo pretendendo che gli elettori siano così distratti dal non chiedergliene ragione (gli elettori non so, ma i giornalisti, quelli sì che non ne parlano, si può attaccare in tutti i modi Berlusconi, salvo che farlo con argomenti che coinvolgerebbero anche gli altri due schieramenti). Il PD al contrario, fa un gioco ancora più acrobatico, difende tutto ciò che ha fatto (e sennò come potrebbero fare santo subito il loro ex-compagno di partito Napolitano?), ma pretende che sia possibile senza contraddire minimamente quella politica, farne una nuova che dia risultati opposti, e pazienza che tutto ciò venga sostenuto senza argomenti di alcun tipo, solo proponendo tale programma come si trattasse di un dogma di fede.
Nel frattempo, SEL sparisce dalla scena politica, tra una difesa ad oltranza di Bersani, che naturalmente determina, fosse anche come effetto secondario, anche un’eclisse della specificità di SEL, e tra una dichiarazione di Vendola che ormai non sostiene più alcuna posizione distinta e distinguibile da quella del PD, ma solo la sua volontà stabilizzante. Capite, Vendola ha come massimo suo obiettivo di garantire la stabilità della sua coalizione, e pazienza se tale stabilità corrisponda a fare politiche simili a quelle praticate da Monti. Ditemi voi se ciò non prelude ad una fusione tra i due partiti, o, subordinatamente, in un passaggio del solo Vendola in qualche posizione chiave del PD abbandonando il suo partito.
Abbandonando ora le considerazioni di ordine psicologico sulle motivazione dell’elettorato, rimane indubbio che questi due partiti/coalizioni siano riusciti a mantenere ben a distanza il raggruppamento di centro, con un Monti che non riesce comunque a far decollare quest’area politica, pur cannibalizzando le altre formazioni, e riducendo particolarmente l’UDC di Casini, che pur aveva mostrato una forza elettorale abbastanza costante nel tempo, quasi all’estinzione: proprio un bell’affare per il furbetto Casini che stavolta si è rivelato un pirlino di prim’ordine.
La vera novità di queste elezioni è tuttavia costituita dalle altre formazioni, tutte in qualche misura inedite almeno a livello parlamentare, ed in particolare le due maggiori che dovrebbero senza eccessivi sforzi riuscire ad essere rappresentate, anche se “Rivoluzione civile” presumibilmente ci riuscirà solo alla Camera.Sarà sicuramente il M5S la novità principale del nuovo parlamento, dove rischia di costituire addirittura la seconda lista in ordine di voti, mentre è ormai scontato che sarà almeno terza.Grillo parla e straparla, inveisce, si da’ un gran dafare e realmente non è che convinca, ma tuttavia raccoglie tantissimi consensi e facilmente la pattuglia di parlamentari che complessivamente farà eleggere supererà il centinaio di candidati, un successo davvero clamoroso per una nuova formazione politica.
Sarà molto più modesta la pattuglia di eletti di RC, ma rimane tuttavia significativa, come sarebbe negativamente significativa l’ipotesi opposta che, smentendo clamorosamente le previsioni, non portasse ad alcun eletto.
La mia opinione è che la contemporanea presenza massiccia di M5S e quella molto più ridotta di RC, costituiscano un elemento di estrema novità, direi perfino di dimensioni storiche, per la composizione del nuovo parlamento.
Si potrebbe dire che si determinerà una nuova e ben più significativa bipolarizzazione tra coloro che, come hanno mostrato sul finire della passata legislatura, si inchinano a un ordine mondiale che mette al centro le banche e le loro sporche operazioni finanziarie, trascurando le esigenze della gente, e senza avere alcuna ricetta che possa salvarci dal fallimento globale, e coloro che lo rifiutano, anche se lo fanno in maniera forse inadeguata.
Senza dubbio il M5S avrebbe potuto avere un progetto politico più consapevole, senza dubbio RC avrebbe potuto evitare errori ed incertezze, una pratica politica che sembra riprodurre al meno in questo contesto elettorale, meccanismi poco trasparenti attinenti le scelte intraprese. Pur non risparmiando critiche di ogni tipo a RC ed al suo gruppo dirigente diviso e apparentemente impermeabile a sollecitazioni della propria base, credo comunque che essa rimanga di gran lunga la formazione politica più meritevole di essere votata, di costituire terreno di scontro politico.
Ancora più importante di ciò, ci sta la necessità della consapevolezza del livello dello scontro in atto che non può non coinvolgere anche, se certo non esclusivamente e neanche prevalentemente, il momento elettorale. Queste non sono elezioni come qualsiasi altre, se non altro perché questa non è una crisi economica come le altre. Il fatto che le formazioni nuove non abbiano quella coerenza politica, quell’organizzazione che si dovrebbe pretendere da chi dovrebbe cambiare il panorama politico, non devono impedirci di vedere quanto sia importante che esse ci siano, stiano sugli scranni di montecitorio e palazzo madama.
Il primo effetto che io vedo da queste presenze è una difficoltà nell’assicurare un rapido ed indolore procedere delle misure che l’europa ci vorrebbe imporre, probabilmente questo parlamento non potrà reggere questa ripartizione di seggi anche nel caso per niente scontato che si formino maggioranze stabili, e non è escluso che si torni presto a votare con una nuova legge elettorale: ditemi se tutto ciò non meriti una partecipazione individuale anche di chi già da lungo tempo ha deciso di non fare contare il proprio voto.

3 commenti:

  1. Ho afferrato il senso del tuo articolo...
    io, però, non riesco assolutamente a farmene una ragione delle elezioni in sé. Non fanno più parte del mio mondo interiore. Per quello esteriore, devo dirti che lunga è stata la mia militanza (dagli anni '60 fino a qualche anno fa) a sinistra della sinistra. La maggior parte si sono riciclati e stanno ancora lì, dietro Ingroia, a (non) riformulare proprio niente di innovativo. Conosco quella mentalità e non la si riesce a cambiare. Ma non faccio di tutte le erbe un sol fascio. Non so se questo nuovo raggruppamento comunista sia veramente degno di essere premiato, non so che cosa te lo faccia pensare, ma non mi fido più. La novità non è neanche Grillo. Sono troppe le contraddizioni dell'ideologia di quest'uomo e non basta un immenso seguito a farmi dire che ha tutta la verità in tasca. Del resto lui parla di cambiare il sistema in un lasso di tempo che copre almeno 50 anni. Lui parla di cambiamento. E dovremmo credergli gesuiticamente? Beh, Vincenzo, io mi fermo qui, eppure vorrei vedere i 5S in parlamento e anche INGROIA, E ASPETTO CON ANSIA LE FACCE DEI NOSTRI VECCHI POLITICI DI PROFESSIONE. Allo stato attuale, penso proprio di legittimare la mie difese non votando! Ciao.

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  2. ti passo la risposta che avevo inserito sul mio blog:
    su un terzo concordiamo. Riguardo a quello che accadrà nel prossimo Parlamento nutro notevoli preoccupazioni. Mentre nella regione Sicilia in qualche modo il governatore eletto è al riparo delle crisi e può proporre al M5S qualcosa che può essere accettato; in Parlamento necessita votare la fiducia al governo come primo scoglio, non sarà facile. Mi consola solo che, nel guardare al passato, c'era di peggio.
    CONCORDO CON LA TUA CONCLUSIONE, questa volta è un po' diverso dalle altre volte (eppur si muove ...)

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  3. Scusatemi se non vi rispondo puntualmente, visto che il nuovo post costituisce una specie di seguito.

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