sabato 17 marzo 2012

SIAMO SU "SCHERZI A PARTE"

Mi chiedo in che diavolo di società siamo finiti. 
A volte, si ha la sensazione che il livello di virtualità della realtà si approssimi pericolosamente al 100%, come se insomma fossimo finiti sul set di una trasmissione simile a "Scherzi a parte". 
Pensateci, da novembre, dal momento dell'insediamento del governo Monti, tutti lodano il nuovo premier e naturalmente il Capo dello stato che è stato il regista dell'operazione del cambio di governo, Diavolo, lo spread si è ridotto di quasi tre punti percentuali, dagli USA di Obama alla Germania della Merkel, passando per i vari eurocrati tipo Barroso, all'estero fanno a gara a chi si sperticadi più a lodare la nuova via dell'Italia, la via del rigore, dell'equità e della crescita, la novella santa trinità di montiana fattura.
Siamo salvi, dicono i vari politicanti da strapazzo, da Bersani ad Alfano, passando per i furbetti del centro osannanti al Monti di turno. 
Eppure, parallelamente ai bollettini trionfali dello spread calante, degli interessi sul nostro debito pubblico in decrescita, altri bollettini cantano il de profundis dell'economia italiana. 
Non so se riuscite a farvene un'idea chiara, ma praticamente ogni due mesi ci dicono che andiamo indietro di dieci anni nel livello di reddito familiare. Prima, si era tornati all'inzio del millennio, poi all'inizio degli anni novanta e pochi giorni fa ci dicono che ora ci ritroviamo alla situazione del 1982, cioè di trent'anni fa. 
E' interessante questo confronto col passato, perchè ci dice più chiaramente della variazione percentuale del PIL cosa ci sta succedendo. Siamo in piena recessione, anzi tra poco saremo in depressione economica, che è la forma più severa di perdita di potere d'acquisto. 
In effetti, uno potrebbe anche dire che stare come trent'anni fa non è poi così male, e personalmente, ho l'impressione che aldilà di numeri statistici di cui non conosco neanche il procedimento di calcolo, oggi si stia molto peggio rispetto a quel periodo. Ci sono molti più poveri perchè la totalità del reddito è oggi distribuita in maniera più diseguale, i ricchi sempre più ricchi, e i poveri sempre più poveri e sempre più numerosi per il correlato fenomeno dell'erosione del ceto medio. 
Il punto però non è come oggi ci troviamo, ma la tendenza che osserviamo. Teoricamente, tra altri sei mesi, e quindi a settembre prossimo, potremmo trovarci col reddito del 1952, cioè come eravamo nel dopoguerra, e vi assicuro per i miei pochi ma netti ricordi dell'infanzia che ancora a metà degli anni cinquanta eravamo davvero poveri, con i ragazzini per strada con le toppe ai pantaloni. Finiremo così, è questo il futuro molto prossimo che ci attende? Veramente, non lo credo, non penso che una certa tendenza osservata per un certo periodo di tempo debba mantenersi inalterata per un periodo più prolungato, sarebbe cpome pretendere che tutte le funzioni matematiche siano lineari...

Tuttavia, se anche la tendenza alla decrescita dovesse rallentare in maniera significativa, sarebbe davvero difficile essere così ottimista da credere che non raggiungeremo almeno un altro decennio all'indietro precipitando all'inIzio degli anni settanta. 
In ogni caso, ma che commedia si sta recitando sulla scena pubblica della grande informazione se il periodo più nero della storia economica di questa giovane nazione viene considerato il momento del riscatto, della salvezza, e i protagonisti benedetti per questa loro impresa?
Dicono che salvare i conti pubblici significa evitare il fallimento, ma è così indiscreto chiedere a cosa ci serva salvArci dal fallimento se comunque dobbiamo subire gli stessi identici danni dovuti a un fallimento conclamato?
La cosa più drammatica rimane tuttavia l'atteggiamento della gente, che sembra bersi tutta questa recita scambiandola per realtà, incapace anche di dibattere. Capisco di avere un punto di osservazione molto parziale, ma tuttavia devo osservare che in questo periodo nei blog che frequento la voglia di confrontarsi si sia ridotta in maniera visibile. 
La triste alternativa che appare è quella tra un finto confronto che in realtà è una contrapposizione tra sordi e l'indifferenza totale. 
Non rimane che dire con Eduardo De Filippo "a da finì a nuttata"

4 commenti:

  1. Penso che un sacco di gente, me compreso, lungi dal bersi la recita di cui parli abbia ben chiaro che la partita, semmai è cominciata, sia da un pezzo finita, da qui l'inutilità del dibattere. Avevo scritto ben prima della caduta di B. dei possibili pericoli a cui andavamo incontro, e che mi pare si stiano puntualmente avverando.
    Il fatto è che abbiamo pochissima scelta. Diciamocelo chiaro: non determiniamo nulla. E allora di cosa vuoi parlare? Personalmente trovo inutile stare lì a dire che ci stanno fottendo, non cambia niente se non il mio livello di acidità a livello di stomaco. L'alternativa dovrebbe essere scendere in strada e sfasciare tutto, ma è contro ogni mio principio e non è detto che risolva le cose. Forse, alle prossime elezioni qualcosa potrà cambiare, ma ne dubito fortemente. E allora cerco altre strade, più personali. Non so se lo avete capito, ma da qui in avanti è ognun per sé (e Dio per tutti, direbbe qualcuno).
    Un saluto.

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  2. Beh, pensare che il solo arrivo di Monti avrebbe risolto i problemi dell'Italia è da ingenui. Credo che la sua nomina sia servita solo a cercare di porre un freno alla corsa inesorabile verso il totale default, a ridare credibilità al nostro Paese, con l'intento di prendere tempo per vedere se in qualche modo si possono limitare i danni, perchè la situazione è ormai troppo compromessa per poter sperare in qualcosa di più del semplice limitare i danni. Ed io nel mio piccolo credo che un default conclamato porterebbe ad una situazione ben più drammatica di quella attuale. Finchè lo Stato è in grado di pagare gli stipendi e le pensioni, finchè i nostri risparmi in banca rimangono al sicuro, anche se quel minimo rendimento se lo pappano le varie tasse, insomma finchè questa situazione regge possiamo continuare a vivacchiare abbastanza dignitosamente ( almeno molti di noi), se dovesse crollare tutto altro che anni '70 o dopoguerra, almeno nel dopoguerra c'era la certezza di un futuro migliore che portò al boom economico dell'Italia. E' la corruzione endemica che caratterizza la nostra classe politica e dirigente che impedirà all'Italia di risorgere dalle macerie. La "nuttata" non passerà mai, se ci va bene continueremo a vivere sempre sull'orlo del precipizio. :(

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  3. @Rouge
    Ti ringrazio per il tuo commento come sempre molto sincero.
    Nella sostanza però, dissento completamente. Questa situazione non può reggere a lungo perchè qui è il sistema bancario globale che prima o poi crollerà di schianto sommerso dai debiti che ha contratto nella sciagurata corsa verso profitti crescenti.
    Quando il fallimento che può essere solo rinviato ma non scongiurato avrà luogo, allora non sarà possibile far finta di niente, non sarà possibile scegliere tra il subire o il ribellarsi, per il pane ci si ribella e basta.
    Vedo un futuro che dovrebbe fare paura, con un popolo rivoltoso ma incapace di proporsi come classe dirigente alternativa e stare a casa non mi pare una buona idea, serve solo a rendere la situazione sempre peggiore mentre costoro si trastullano per un po' ancora prima del botto.
    Io, al contrario di te, penso che ci sia un terreno fertile per proposte politiche alternative, basterebbe organizzare qualcosa, la gente accetta tutto, c'è un tale discredito della classe politica, che bisogna solo esserci, ed è per me doloroso vedere come quelli più giovani di me, che dovrebbero avere le risorse necessarie ed anche ikl maggior interesse per quest'impresa, imboccare l'impossibile strada del far finta di niente, è un'illusione, è solo un rinvio pericolosissimo del momento della resa dei conti.

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  4. @Ornella
    Il mio parere come dicevo a Rouge, è che il fallimento è inevitabile, e più si ritarda, più grave si presenterà. A un fallimento controllato, stiamo optando per un falòlimento improvviso e globale, chi può pensare che sia una prospettiva preferibile?

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