martedì 13 marzo 2012

LE MAFIE E IL CONCORSO ESTERNO

La requisitoria del PG e il conseguente accoglimento da parte della corte di cassazione della richiesta di anullamento del giudizio di appello a carico di Dell'Utri ha sollevato degli importanti effetti collaterali che travalicano il caso specifico di quell'imputato. 
Tutto è dovuto alla scelta del PG di inserire nella requisitoria un riferimento molto critico nei confronti del reato di concorso esterno in associazione mafios. 
La prima osservazione riguarda la questione stessa di un magistrato che esprime una ben ferma opinione su disposizioni legislative vigenti. Si potrebbe argomentare se non sulla liceità, almeno sull'opportunità di invadere in maniera così clamorosa il campo che la costituzione assegna al parlamento. 
E' interessante notare anche che questa norma è già in vigore da più di venti anni, è una norma cioè matura. Mi chiedo come un singolo magistrato possa svegliarsi un bel giorno ed accorgersi improvvisamente che si tratta di una fattispecie di reato definita in modo troppo labile. Naturalmente, mi rifiuto di credere che queste critiche abbiano uno scopo contingente, di meglio argomentare cioè la richiesta di revisione processuale, questo sì che sarebbe un comportamento sanzionabile. 
Nel merito poi, non è che si possa dire che le argomentazioni del magistrato sdiano del tutto prive di fondamento. Effettivamente, la legge non precisa quali siano gli elementi concreti che determinano la sussistenza del reato, e nei fatti ciò significa aumentare il margine di discrezionalità dei magistrati nell'applicare le norme...

Non si tratta certo di una situazione ottimale, tant'è che da varie parti, anche da parte di Violante e di Schifani, si comincia a proporre una tipizzazione del reato, e ciioè un'integrazione dlele norme che meglio specifichino appunto le circostanze concrete che determinano la sussisteza del reato. Sembrano proposte ragionevoli, ma a mio parere non tengono conto di una questione di carattere generale, e cioè della stessa natura dell'associazione mafiosa e quindi della questione connessa diel perchè il legislatore abbia introdotto un tale reato ede in maniera così vaga. 
In sostanza, la mafia ha cambiato la sua stessa natura, si è saputa adattare a una società in profonda evoluzione, ha cambiato tutto, anche il suio modo di relazionarsi al potere statale, inventando nuove forme di coinvolgimento, sempre più indiretto e sempre meno identificabile, dei potenti di turno. 
La difficoltà di qualunque procedura di tipizzazione sta quindi nella sua natura fotografica, essa può solo registrare la situazione così com'è, ma in questo modo le norme falliscono nel loro compito di valere per periodi di tempo ragionevolmente lunghi. Se oggi definissimo un certio tipo di fattispecie di reato, dovremmo scontare l'inutilità di tali norme già forse dopo pochi mesi, quando, proprio in considerazione del modo in cui le norme vengono espresse, la mafia modificherà la sua prassi proprio per evitare in incorrere in tali reati. 
Alla fine, pur considerando la situazione del concorso esterno come non ottimale, dovremo probabilmente convenire che non è possibile migliorarla, e quindi non rimane che fidartsi della capacità dei magistrati di darne attuazione in una maniera che potremmo indicare come ragionevole.

1 commento:

  1. E intanto i vari Dell'Utri, Cosentino etc. la fanno franca. No, non c'è più speranza. :-(

    RispondiElimina