Mi chiedo in che diavolo di società siamo finiti.
A volte, si ha la sensazione che il livello di virtualità della realtà si approssimi pericolosamente al 100%, come se insomma fossimo finiti sul set di una trasmissione simile a "Scherzi a parte".
Pensateci, da novembre, dal momento dell'insediamento del governo Monti, tutti lodano il nuovo premier e naturalmente il Capo dello stato che è stato il regista dell'operazione del cambio di governo, Diavolo, lo spread si è ridotto di quasi tre punti percentuali, dagli USA di Obama alla Germania della Merkel, passando per i vari eurocrati tipo Barroso, all'estero fanno a gara a chi si sperticadi più a lodare la nuova via dell'Italia, la via del rigore, dell'equità e della crescita, la novella santa trinità di montiana fattura.
Siamo salvi, dicono i vari politicanti da strapazzo, da Bersani ad Alfano, passando per i furbetti del centro osannanti al Monti di turno.
Eppure, parallelamente ai bollettini trionfali dello spread calante, degli interessi sul nostro debito pubblico in decrescita, altri bollettini cantano il de profundis dell'economia italiana.
Non so se riuscite a farvene un'idea chiara, ma praticamente ogni due mesi ci dicono che andiamo indietro di dieci anni nel livello di reddito familiare. Prima, si era tornati all'inzio del millennio, poi all'inizio degli anni novanta e pochi giorni fa ci dicono che ora ci ritroviamo alla situazione del 1982, cioè di trent'anni fa.
E' interessante questo confronto col passato, perchè ci dice più chiaramente della variazione percentuale del PIL cosa ci sta succedendo. Siamo in piena recessione, anzi tra poco saremo in depressione economica, che è la forma più severa di perdita di potere d'acquisto.
In effetti, uno potrebbe anche dire che stare come trent'anni fa non è poi così male, e personalmente, ho l'impressione che aldilà di numeri statistici di cui non conosco neanche il procedimento di calcolo, oggi si stia molto peggio rispetto a quel periodo. Ci sono molti più poveri perchè la totalità del reddito è oggi distribuita in maniera più diseguale, i ricchi sempre più ricchi, e i poveri sempre più poveri e sempre più numerosi per il correlato fenomeno dell'erosione del ceto medio.
Il punto però non è come oggi ci troviamo, ma la tendenza che osserviamo. Teoricamente, tra altri sei mesi, e quindi a settembre prossimo, potremmo trovarci col reddito del 1952, cioè come eravamo nel dopoguerra, e vi assicuro per i miei pochi ma netti ricordi dell'infanzia che ancora a metà degli anni cinquanta eravamo davvero poveri, con i ragazzini per strada con le toppe ai pantaloni. Finiremo così, è questo il futuro molto prossimo che ci attende? Veramente, non lo credo, non penso che una certa tendenza osservata per un certo periodo di tempo debba mantenersi inalterata per un periodo più prolungato, sarebbe cpome pretendere che tutte le funzioni matematiche siano lineari...