mercoledì 6 luglio 2011

IL BERLUSCONISMO DEL PD

E dunque, la giornata di ieri dovrebbe essere risultata preziosa per capire i veri problemi della politica italiana.

Come è ormai evidente, Berlusconi è stato scaricato dai suoi, non vi è stato nessuno tra i dirigenti del PDL, e men che mai lo stesso neosegretario Alfano, che abbia speso una singola parola per difendere il cosiddetto capo, ormai neanche più capo di sé stesso. Se perfino Ghedini sente il bisogno di dichiarare la sua estraneità alla norma salvaMondadori, se perfino il sottosegretario Bonaiuti tace, allora Berlusconi è davvero rimasto solo.

Contemporaneamente, la Lega annaspa sempre più, e uno come Scajola viene citato come una specie di salvatore del PDL, il centrodestra insomma è distrutto. In questo senso, siamo ancora in democrazia, è bastato un clamoroso insuccesso elettorale, includendovi ovviamente anche i referendum, per danneggiare gravemente l’attuale maggioranza, frammentandole e trasformandola ormai in un ammasso di gangs l’una in lotta con tutte le altre.

Questa è però solo la prima notizia, quella che potremmo considerare positiva, l’altra invece purtroppo conferma lo stato comatoso dell’attuale opposizione. In particolare, il PD ancora una volta ha mostrato l’indecifrabilità dei suoi percorsi decisionali, avvalorando sempre di più la tesi della loro natura extraistituzionale.

Di fronte all’ipotesi concreta di liberarsi delle province, di eliminare una delle voci più consistenti di costi della politica, il PD si è ritratto astenendosi e determinando così la bocciatura di quel fondamentale primo articolo. Bersani blatera di un proprio progetto, di aggregare province differenti (questa poi sembra davvero l’ipotesi più strampalata…), ma rimane il fatto che le idee non le hanno così chiare se la Bindi ed altri avevano anticipato la loro volontà di votare l’articolo, e se sono state necessarie quattro lunghe ore di riunione per optare per l’astensione.

Argutamente, un giornalista faceva notare come sia proprio un’aggregazione trasversale di partiti che governano circa il 90% delle province, ad avere determinato la bocciatura: a parole si denuncia la voragine costituita dai costi della politica, ma nei fatti la si difende, difendendo così sé stessi, con una logica abbastanza simile a quella che aveva spinto Berlusconi ad inserire la norma contestata che lo salvava.

Siamo così arrivati al punto: la maggioranza è sempre più debole e divisa, ma l’opposizione non sta meglio, divisa anch’essa al proprio interno, e priva di una propria linea politica. Come sarà riempito questo vuoto, è la questione centrale del futuro prossimo della politica.

9 commenti:

  1. Alle ultime consultazioni ho votato IDV, ma avevo deciso di cambiare rotta: troppo distanti alcune mie posizioni (ma non tutte) da alcune del movimento dipietrista.
    Ora - come giustamente affermi - il PD (che non voterei comunque) mostra il proprio volto berlusconiano.
    Non mi resta dunque che sperare che IDV, Casini, Fini e Rutelli facciano un'ammucchiata pazzesca (laici e cattolici osservanti, ex balene bianche e novelli Masaniello) perché possa ancora esercitare il mio sacrosanto diritto???
    Ma che bella prospettiva, Vincenzo!!

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  2. Che nel Pd ci sia troppa gente con manie di protagonismo, che si alza e parla a vanvera, è un dato di fatto. Sulla questione province però non è così semplice. Il progetto di legge (!?) dell'Idv non era nient'altro che un tratto di penna sulla parola Provincia nella Costituzione e un semplice riferimento temporale (un anno) a fare una legge in materia. Niente di più. Io credo che eliminare un organismo amministrativo come quello delle province è una cosa che vada fatta certamente, ma con un minimo di criterio (che poi si dice sempre all'estero all'estero: all'estero una via di mezzo tra comuni e regione ce l'hanno, vedi Francia, Germania etc), considerato che inevitabilmente ci sarebbero dei disagi nello spostare le funzioni amministrative da una parte a dove non si sa. Chiedere di eliminarle ora, in questa maniera, con un governo al collasso e a rischio caduta, è una operazione che serve solo a gettare fumo negli occhi di chi si ferma a guardare il titolo di giornale, demagogia e populismo allo stato puro.
    Conosci la mia posizione sul Pd, ma in questo caso penso abbia ragione la parte Bersani/Franceschini (qui il suo intervento).

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  3. Anch'io sono rimasta profondamente delusa dall'atteggiamento tenuto dal Pd riguardo all'abolizione delle province e, nonostante il commento di Rouge sia confortante, la mia delusione resta. Perchè se è vero che le cose non si ottengono dall'oggi al domani semplicemente depennando un nome, almeno sarebbe arrivato il messaggio che ci si incamminava verso la riduzione del costo della politica. Invece quello che ci fanno provare è un immenso senso di frustrazione.

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  4. Ed è proprio questo completo distacco della politica della realtà delle necessità della gente la cosa che mi spaventa.
    Il centrodestra ormai fa schifo ai suoi stessi elettori. Elettori che però quando guardano a sinistra non trovano nulla di meglio.
    Anch'io sono rimasto schifato (anche se in parte me l'aspettavo) dell'astensione del PD circa l'abolizione delle province. Della serie che a parole son tutti buoni ma quando si tratta di passare ai fatti guardano solo al proprio interesse (proprio inteso come interesse di casta)

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  5. @BC
    Purtroppo come consulente elettorale sono proprio una schiappa, e credo che sia vano tentare di trovare qualcosa di salvabile tra i politicanti che ci ritroviamo.
    Ci vorrebbe una piccola rivoluzione, innazitutto culturale, ma non sono certo così ingenuo da ritenerla probabile.

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  6. @Rouge
    Bersani mente sapendo di mentire, visto che vuole far credere che uil PD abbia le idee chiare, il famoso DDL da loro elaborato.
    Se così fosse stato, non si capisce perchè sono stati a discutere quattro ore per decidere l'astensione, nè si capisce perchè perfino la Bindi, che non è la prima che passa, ma addirittura il presidente del partito, aveva dichiaratoi di volere votare a favore.
    Nel merito, accorpare le province mi pare un'idea bislacca: che facciamo, le semiregioni? Piuttosto, si dovrebbero piuttosto aggregare i comuni, sostituendoli con le aree metropolitane, come ad esempio sarebbe logico fare qui a Catania dove abito (Catania ha solo trecentomila abitanti, ma è circondato da comuni limitrofi molto popolosi, e aggregandoli, si arriverebbe ad una comunità che complessivamente credo raggiunga i settecentomila abitanti. E poi, si potrebbero aggregare i comuni più distanti dai grossi centri in comunità, montane, marine, o di pianura che siano.

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  7. @Ornella
    non hanno colto il significato simbolico importante di quella votazione, hanno troppa paura delle reazioni dei propri apparati di partito.

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  8. @Giulio
    Nell'assenza di grandi ideali, nel conformismo dilagante delle civiltà occidentali, la politica smette di svolgere un ruolo di reale rappresentanza, e diventa il luogo di scontro di gruppi di potere contrapposti, con una visione simile della realtà, ma in perenne lite, così litigiosi proprio perchè simili.

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  9. Questo blog è mente che soffia. Devo ammettere che in un primo momento ho pensato che non avevo nulla di interessante da offrire, ma dopo aver letto alcuni post la mia opinione è cambiata radicalmente.

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