domenica 3 luglio 2011

I TAGLI LINEARI: QUALE L'ALTERNATIVA?

Davvero la politica in Italia è andata in vacanza, e non questione stagionale, si parla ormai di decenni.
Prendo spunto da un articolo su "La stampa" dell'ottimo Ricolfi. Si tratta di uno studioso, di una persona preparata e che si cura di documentare le cose che scrive, e non vi dovrebbe essere dubbio alcuno che si tratti di persona intelligente.
Ebbene, ciò che scrive è disarmante, ci dice come quella che dovrebbe essere la classe dirigente di questo paese è ormai sotto una cappa ideologica pesantissima che ne obnubila pesantemente le capacità di interpretare i fatti.
Nell'articolo, ci si riferisce appunto alla questione della riduzione delle spese a carico del bilancio statale. Cosa abbia fatto Tremonti in questi anni è a tutti noto, ha praticato la cosiddetta politica dei tagli lineari. In verità, bisognerebbe anche aggiungere che egli non è stato poi così coerente, e qui e lì ha risparmiato qualche settore da tali tagli. Non vi è comunque dubbio alcuno che per la gran parte, ha dato sforbiciate proporzionali all'entità della spesa di ciascun settore.
Ora, Ricolfi condivide questa analisi, ma apparentemente ha una sua personale visione di quale sarebbe l'alternativa. Se si trattasse di proporre una specifica alternativa di tagli, questa ovviamente sarebbe la benvenuta, ma il punto è un altro, che apparentemente Ricolfi ha equivocato sulla natura stessa della critica a Tremonti.
Se avete la pazienza di leggere l'articolo, vedrete che Ricolfi ritiene che l'alternativa ai tagli lineari sia una migliore efficienza della spesa pubblica. In sostanza, bisognerebbe studiare su come minimizzare gli sprechi. Sembra un buon proposito: chi potrebbe non desiderare di eliminare gli sprechi?
Il fatto è che gli sprechi, è duro ammetterlo, sono inevitabili. D'accordo, è certamente necessario ridurli il più possibile, ma è similmente necessario sapere che sprechi ne resteranno.
Il punto però che volevo sottolineare è che Ricolfi ignora del tutto la vera natura delle critiche ai tagli lineari, così declassando tale critica a una pura questione tecnica, appunto quella riguardante la minimizzazione degli sprechi.
La reale alternativa ai tagli lineari è, detto con una sola parola, la politica. Ciò che insomma si dovrebbe rimprovarare a Tremonti è la mancata scelta dei settori da privilegiare. Altri paesi, ad esempio la Francia, non solo non ha coinvolto il settore dell'istruzione nei tagli, ma addirittura ha ritenuto di doverne addirittura aumentare il relativo capitolo di spesa, proprio come misura efficace per fronteggiare la crisi.
La politica, la sua supremazia su tutto il resto, a partire dall'economia, sta proprio in questo, nello scegliere, nel valutare cosa sia desiderabile e cosa non lo sia per la nazione. Senza giungere al punto da entrare nel merito sulla stessa opportunità di tagli, come pure io credo sia doveroso, si deve sempre scegliere, ad esempio se favorire la produzione di autobus o di autovetture, se investire in grandi infrastrutture con grande impatto ambientale, o magari in libri ed insegnanti, se favorire la crescita del PIL o la crescita dell'occupazione: è questa la politica, sennò basterebbe un ragioniere, magari più preparato, se come ritiene Ricolfi, il primo obiettivo è la riduzione degli sprechi. Dal mio punto di osservazione, vi dico che la pesante riduzione di stanziamenti all'Università come pure in genere ai fondi destinati alla ricerca scientifica, ha devastato questi settori, paradossalmente non incrementando l'efficienza, ma riducendola, almeno fin quando ricercatori e docenti non saranno licenziati: tuttora stipendiati, ma impossibilitati a svolgere il proprio ruolo istituzionale nerlla maniera migliore perchè privi di adeguati supporti didattici, come, soprattutto, di fondi con cui svolgere attività di ricerca.

3 commenti:

  1. Concordo con la tua analilsi. Tagliare indistintamente non é sinonimo di risparmio, in quanto tagliare a casaccio in certi settor strategici significa indebolirli con gravi ripercussioni (volute?) per il Paese in un futuro prossimo, nonché aggravare la situazione di gestione di quei settori stessi (l'esempio da te portato sull'Università ne é una prova evidente).

    Va detto che forse un distinguo va fatto: ci sono infatti settori dove si é tagaliato a vanvera senza secondi fini ed altri (leggasi appunto istruzione per es...) dove i tagli sono stati realizzati chirurgicamente allo scopo di indebolire quello specifico settore pubblico a vantaggio di quello privato e con lo scopo di allontanare dalla conoscenza sempre più le nuove generazioni.

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  2. Ciao Vincenzo, concordo anch'io con il Rockpoeta, per quanto riguarda in particolare il suo "distinguo".
    Buona domenica,
    Lara

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  3. @Daniele e Lara
    Non lo escludo, ma in genere tendo a non sopravvalutare le capacità di analisi strategica di questo governo e di Tremonti in particolare. Qualche piccolo favore alle scuole private sicuramente sono parte dei fini, ma credo che abbia soprattutto prevalso la pochezza della figura del Ministro coinvolto, la Gelmini, e su cui quindi Tremonti ha avuto gioco facile.

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