Le parole di ieri di Napolitano sono, mi pare, inequivocabili, blocca, rudemente direi, ogni ipotesi di rimpasto perché inopportuno, e richiama altri momenti di coesione nel prossimo futuro, rinviandone la responsabilità contemporaneamente a maggioranza ed opposizione.
Primo punto: cosa ci sarebbe di inopportuno in un rimpasto oggi, quando nel recente passato lo stesso Presidente ha ripetutamente sollecitato il premier a procedere alla copertura dei posti vacanti? In sé, il rimpasto governativo non ha nulla di negativo, semmai lo diventa in base al suo merito, a come cioè si effettua.
Bisogna allora essere sordi e ciechi per non accorgersi che l’inopportunità sta nel fatto che questo governo se ne deve andare, si trova sulla soglia dell’uscita, e sembra inopportuno che, sul punto di uscire, si tolga il soprabito. Se come mi sembra evidente il Presidente si è fatto carico di fare largo a un nuovo governo, un’operazione di rimpasto suonerebbe stonata, come una conferma indiretta di un esecutivo che va invece sostituito nella sua interezza, a partire ovviamente dal premier.
Secondo punto: qual è il significato del richiamo alla responsabilità congiunta dei due schieramenti parlamentari contrapposti? A me pare, fatta salva la palese differenza nello stile, esso faccia il paio con le dichiarazioni di Bossi che invita l’opposizione a rivolgersi a lui per costruire un nuovo governo. Queste due distinte dichiarazioni ci dicono la stessa cosa, che Napolitano è riuscito a creare un canale di dialogo trasversale agli schieramenti parlamentari, ma che nulla sinora si è concretizzato. Insomma, si è creata la possibilità di lavorare per un nuovo esecutivo, ma tale possibilità non avrà attuazione automatica.
Proprio per questa ragione, per il fatto che Berlusconi si trova già di fatto messo da parte, in primis da Tremonti e Bossi, egli preferisce tacere. Sembra in realtà abbastanza logico che gli convenga in questa fase lavorare di rimessa, non dare appigli a cordate avverse, perché questo progetto trova il suo fondamentale ostacolo in parlamento, dove bisognerà alla fine trovare i numeri per sfiduciare il suo governo. Anche per la Lega, in assenza di uno scontro politico vero e proprio su questioni specifiche, sarà dura votare la sfiducia che inevitabilmente non riguarderà soltanto Berlusconi, ma l’intero governo, e quindi anche gli stessi ministri leghisti.
Anche la manovra economica approvata ieri al Senato rappresenta una totale disfatta di Berlusconi, proprio in base ai suoi contenuti, è molto differente dall’impronta che voleva conferirgli il premier: ebbene, egli ha deciso di incassare questo colpo in silenzio, proprio in una scelta tattica di non fornire nessun “casus belli” alla Lega. E’ come se un paese sconfinasse per provocare lo stato confinante: una possibile tattica, almeno per allontanare il momento della resa dei conti, può essere quella di non reagire, di far finta di nulla, almeno finché ciò sia possibile.
In tutto questo, il ruolo dell’opposizione, appare chiaro credo, è marginale, il regista appare lo stesso Napolitano. Per capire allora che tipo di nuovo governo potrebbe venir fuori da queste manovre, bisogna capire come vede le cose Napolitano. Da questo punto di vista, la cosa che più colpisce è che nessuna motivazione, neanche quella a lungo agitata della riforma della legge elettorale, men che mai l’ormai più che decennale questione del conflitto di interessi, sono state sufficienti a intraprendere l’ipotesi di un ricambio a Berlusconi, ma quando si è trattato del problema del passaggio della manovra economica, allora la proverbiale prudenza del Presidente si è dileguata, e mai davvero finora egli si era così tanto esposto in prima persona, apparendo ormai come il vero protagonista di questa fase politica.
A me pare che ciò significhi che per Napolitano l’obiettivo davvero prioritario sia quello di obbedire ai mercati. Non è corretto dire che bisogna salvare la patria bisogna evitare al paese pesanti danni economici: su questo, siamo tutti d’accordo, siamo nell’ovvio.
Siamo però meno d’accordo sulle ricette, sul rapporto che una nazione, formalmente ancora sovrana, deve stabilire con gli investitori internazionali, cioè con gli speculatori, perché ogni investitore è inevitabilmente uno speculatore. Nei post precedenti, ho sottolineato tutti i difetti dei mercati finanziari, ma devo qui precisare che i mercati possono svolgere anche un ruolo positivo, possono permettere di confrontare ipotesi teoriche con scenari reali, fornendo alle istituzioni indicazioni preziose. A questo proposito, si deve stabilire un rapporto dialettico tra governi nazionali e mercati finanziari: mai però si può arrivare al punto di scrivere i provvedimenti finanziari sotto dettatura dei mercati.
Temo che Napolitano non la pensi così, che capovolga la logica priorità tra investitore e stato sovrano, e che pertanto, se mai sorgerà questo nuovo governo, non sarà neanche più il governo del Presidente, ma il governo dei mercati, nel senso di un esecutivo del tutto sotto tutela dei mercati.
La bufera finanziaria è appena iniziata, il primo segnale che abbiamo inviato è pessimo, abbiamo offerto le terga alla speculazione in sostanza dicendo loro che la tattica che hanno intrapreso funziona, che noi ci pieghiamo con estrema facilità. Temo che il prossimo governo, presumibilmente con Tremonti sempre alla guida finanziaria e sempre più saldo in sella, un Presidente che interpreta il suo ruolo di protezione della nazione con l’asservimento totale al primo speculatore di passaggio, non potrà che fare ancora peggio rispetto ai governi guidati da un guitto che bada ai propri personali interessi: di fatto, a parte le leggi ad personam, la creazione e il costoso mantenimento di varie sue cricche attorno a suoi uomini, Berlusconi non è che abbia poi così tanto governato, troppo occupato in festini inconfessabili. Rimane il suo ministro dell’economia, rimane sicuramente in un ruolo di primo piano Gianni Letta, protetto dallo stesso Presidente, rimane un ruolo prioritario dei leghisti e della loro cultura razzista ed antiistituzionale.
La novità insomma, sembra essere costituita soltanto dal coinvolgimento dell’opposizione, operazione storicamente collegata all’emanazione dei provvedimenti più impopolari. La prima cosa che urla Casini, ma mi pare completamente in accordo con il PD, è privatizzazioni: possibile che anni ed anni di opposizione a Berlusconi servano alla fine per dare attuazione a ciò che gli Italiani, con il voto al referendum sull’acqua, avrebbero dovuto far capire chiaramente, che la privatizzazione è un processo che ci porta al declino ed all’impoverimento?
Allora, mi verrebbe da dire, come si faceva una volta (riferito a Mussolini): a ridatece il puzzone!
come detto una volta siamo in cul de sac...ci vorrebbe un sacco del cul.....
RispondiEliminaProprio vero ciò che dici, ma del resto ormai sono i mercati ad essere sovrani, non più le nazioni. Infatti il problema vero dell'Europa è la BCE stessa. Entrando in Europa noi abbiamo volontariamente rinunciato ad una banca nazionale che avesse la funzione del prestatore di ultima istanza; essendo italiani, non ci siamo minimamente preoccupati di creare un sistema che ne sostituisse la funzione.
RispondiEliminaVale, anche per questo post, ciò che ho scritto nel precedente!
RispondiEliminaLunedì prossimo avremo le idee più chiare di come si evolveranno le cose riguardo a Berlusconi ed al suo governo. Infatti se i mercati reagiranno bene, o comunque non malissimo, Berlusconi potrà tarre l'ennesimo sospiro di sollievo per averla scampata ancora una volta, ma se ci sarà un nuovo tracollo e lo spread tra noi e la Germania ricominciasse a salire pericolosamente, significherbbe che i mercati vogliono la testa di Berlusconi! D'altra parte si può dar credito ad un Paese il cui primo ministro non si assume la responsabilità della manovra finanziaria che il suo parlamento sta approvando? A questo punto vorrei che Napolitano prendesse il toro per le corna e costringesse in qualche modo Berlusconi a liberare l'Italia dalla sua nefasta presenza!
RispondiElimina@Ornella
RispondiEliminaIo vorrei piuttosto che Napolitano non tracimi dal proprio ruolo istituzionale, mi è bastata la vergognosa manovra economica, di cui è stato grande sponsor.
Se il dopoBerlusconi è questo, allora forse ci possiamo sopportare ancora il patetico buffone, almeno faceva meno danni.
A questo punto, preferirei le dimissioni di Tremonti, senza dubbio la persona più pericolosa per chi la pensa come me.