lunedì 14 marzo 2011

PER UNA STORIA DEI DISASTRI AMBIENTALI

Forse, bisognerebbe iniziare a scrivere, almeno a partire del terzo millennio, la storia dell’umanità come storia dei disastri ambientali. Quantomeno, alla lunga e triste sequenza di eventi catastrofici che si succedono nel nostro globo terracqueo, dovrebbe essere dato il giusto rilievo. Ciò che invece succede è che anche gli eventi più drammatici, il cui effetto si prolunga ben oltre il momento in cui avvengono, entra nel solito tritacarne dei mass media, dove un’informazione spinge via quella precedente. Mi chiedo chi oggi parla più del disastro del golfo del Messico, tranne forse quelle popolazioni più direttamente coinvolte. Così però, non si crea una memoria collettiva, i danni ambientali si accumulano, le vittime si dimenticano, la sporcizia finisce insomma sotto il tappeto in attesa del successivo disastro, fino a che il bozzo sotto il tappeto non si potrà più nascondere, diverrà palese.

L’anno passato avevo postato sulla preoccupante escalation di disastri ambientali che siamo costretti ad osservare. L’augurio che facevo era che il 2011 potesse interrompere questo preoccupante andamento crescente nel numero e nella gravità dei disastri.

Questo scorcio d’anno c’ha, invece, già consegnato altri disastri, tra cui alcuni riguardanti il nostro stesso paese. L’evento però che sovrasta tutti gli altri è il gravissimo terremoto e susseguente tsunami che ha colpito il nord-est del Giappone. Si tratta della cronaca di questi ultimissimi giorni, ed ancora non è possibile tracciare un bilancio affidale dei danni alle persone, dei danni materiali immediati, e tanto meno arrischiare una previsione sui danni futuri, quelli di lungo periodo. La minaccia che pende è quella collegata ai danni che hanno subito i reattori nucleari collocati in quell’area. Si sa per certo che almeno due reattori hanno subito danni seri, che già quantità ingenti di vapore contaminato radioattivamente sono stati rilasciati nell’atmosfera. Si tratta di una contaminazione controllata, cioè deliberatamente attuata per prevenire una ben più grave evenienza, se l’accumularsi di pressione gassosa crescente si fosse risolta in una catastrofica deflagrazione di materiale fortemente radioattivo. Tuttora invece nulla si conosce su possibili ben più gravi danni che potrebbero presto verificarsi nel caso che fallisse il tentativo di raffreddare i reattori utilizzando acqua del mare, una soluzione d’emergenza che renderà inservibili i reattori.

Al contrario di eventi direttamente ascrivibili all’attività antropica, come tipicamente il disastro nel golfo del Messico, stavolta l’evento scatenante ha una causa integralmente naturale. E’ evidente che il movimento delle zolle terrestri non dipende neanche indirettamente dalle attività antropiche. Sarebbe però affrettata la conclusione che i danni conseguenti non coinvolgano le scelte che l’uomo ha operato in quel territorio. Già per i danni accertati, la responsabilità dell’uomo è certa almeno per quanto riguarda il crollo di una diga, per inquinamenti chimici a seguito del danneggiamento di strutture industriali, e naturalmente per la questione che fa tenere il fiato sospeso a tutti riguardante gli impianti termonucleari.

E’ perfino banale prevedere la consueta autoassoluzione da parte dei responsabili delle scelte degli insediamenti coinvolti, come sempre la categoria della fatalità verrà utilizzata per fare in modo che le scelte procedano sempre nella stessa direzione e che si eviti di mettere sotto processo una certa politica economica, che appare sempre più un’economia resasi autonoma dalla politica. Tralascio di parlare della consueta spazzatura, come quella che c’ha offerto il solito Chicco Testa, divenuto ormai un vero pasdaran del nucleare, incapace di dialogare minimamente malgrado la pacatezza del suo interlocutore che argomentava sensatamente e senza mai assumere un atteggiamento ciecamente intransigente. Io credo che, malgrado la pronta dichiarazione del solito Cicchitto (ma a che titolo, non spettava semmai a un ministro?), le scelta di insediamento di impianti termonucleari nel nostro paese subirà inevitabilmente un ripensamento. Mi chiedo però se ciò sia sufficiente, se non sia necessario anche che in tutta Europa ci sia un collettivo ripensamento anche riguardo gli insediamenti già esistenti, molti pericolosamente ai nostri confini. L’Europa c’ha sequestrato ogni autonomia nel campo della politica economica, non dovrebbe adesso costruire una politica energetica comune, che obbedisca a scelte collettive?

7 commenti:

  1. Esistono disastri vicini,esistono morti vicine,
    lo sai?

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  2. E tra questi disastri:-Siamo tutti uguali di fronte alla legge,o vince chi ha più soldi.
    Questo è uno scandalo,molto più del resto.Ci
    occupiamo di tutto quello che è lontano da noi
    Parliamo di cosa accade al vicino,(senza nulla togliere,all'importanza del nucleare)SE capiterà
    qui mi gioco tutto!Nessuno scriverà più nulla.

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  3. mi sembra che anche in questo caso non c'è la volontà di costruire un bel niente di comune, sulla carta forse si ma poi sulla pratica ognuno pensa al proprio orticello (leggi rendiconto)

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  4. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  5. Disastri interamente dovuti dall'ambiente oramai secondo me sono sempre meno... frane, smottament, esondazioni, sono in primis causa della deriva dell'uomo, di un uomo che ha abusato dell'ambiente.

    I terremoti sono invece una realtà naturale, ma quello che sta accadendo in Giappone, alludo alla minaccia nucleare, é invece frutto dell'uomo. Se penso al Giapone, a come costruiscono le case, (infatti é stato lo tsunami a metterli in ginocchio nei grandi centri più che il terremoto) ed a tutte le misure di sicurezza che adottano (anche se sulle centrali qualche pecca anche in passato era stata evidenziata...) mi sto domandando con immensa inquietudine, quanto sarebbero insicure le centrali costruite qui da noi....

    Il 12 giugno ricordiamocelo....

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  6. Nessuna centrale noi decidiamo.Siamo noi a decidere,siamo noi a sottometterci,siamo noi
    a liberarci.Noi siamo.
    Egill

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  7. Ecco, proprio come dice Daniele, il 12 giugno ricordiamoci TUTTI di andare a votare per il referendum, cerchiamo di passare dalle parole ai fatti!

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