L’amico di blog Alberto, in un suo commento, mi rimproverava bonariamente di aver messo troppa carne al fuoco nel precedente post. Naturalmente, ha perfettamente ragione, e del resto me n’ero reso conto da me che si trattava di un post denso, in cui finivo per tirare dentro eventi così distanti sia spazialmente che apparentemente dal punto di vista politico da limitare i possibili criteri di accostamento tra loro alla coincidenza temporale.
Eppure, per me era assolutamente necessario trattare argomenti così differenti contemporaneamente perché è proprio dall’addensarsi da tanti segnali apparentemente eterogenei che ricavo l’impressione che l’umanità sta per affrontare una svolta, questa sì epocale, nella sua lunga storia.
La prima svolta riguarda la scelta del profitto come criterio primo ed indubitabile della politica. Si potrebbe argomentare, ma non nella maniera succinta che la forma post mi impone, che, una volta che questo criterio viene assunto come dogma inviolabile, si decreta immediatamente la fine della politica, ed è davvero uno di quei paradossi della storia che sia proprio il capitalismo a determinare, o a provare a determinare, la fine della politica che Marx sognava per l’auspicata società comunista. Su questa questione del profitto, e su la questione a queste strettamente correlata dell’aumento della ricchezza prodotta (il famoso PIL), io credo si giochi la partita decisiva dell’umanità, e così su una tale questione non ci possono essere né se né ma: o ammettiamo che questi potentissimi capitalisti che governano il mondo, mettendo ormai in crisi lo stesso concetto di sovranità nazionale, sono in fondo dei bambinoni che trattano il mondo come se fosse un gigantesco Risiko o Monopoli, che si occupano di questioni ben più grandi di loro, e pensano che le scelte possano essere dettate dai loro meschini interessi di bottega, oppure, se accettiamo di subire i loro ricatti, con cui ci minacciano di farci diventare più poveri, ed allora una rivoluzione mondiale si impone. Essi e gli innumerevoli servi che utilizzano per perpetuare le loro manovre fondamentalmente criminali non hanno alcuna autorità morale, e neanche politica per imporre scelte che, come si vede nei disastri ambientali che ormai periodicamente avvengono in tutto il mondo, ben presto porteranno l’umanità in scenari di pura sopravvivenza, nel mondo devastato che c’hanno, credo con sufficiente realismo, disegnato scrittori e registi di fantascienza.
Marx sbagliava a desiderare la fine della politica, perché questo è appunto il sogno dei capitalisti, e un altro aspetto paradossale è che il mezzo ottimale per ottenere ciò è la democrazia, che pure significa partecipazione di tutti alle scelte collettive. Se però si accetta il criterio della massima ricchezza complessiva, allora la politica si degrada a scelta tra l’essere parte di una tifoseria o ad un’altra, esattamente come avviene per le squadre calcistiche.
La democrazia allora può forse rivivere se nuovi popoli si affacciano ad essa, se con occhio nuovo altre persone guardano alle potenzialità di drastico cambiamento che il quadro istituzionale democratico può indurre se depurato da quel grande fratello che attraverso i mass media hanno installato nel nostro stesso cervello, indirizzandoci verso il pensiero unico, quello che vede il mercato come misura di tutte le cose, e così sottraendoci un reale potere di scelta appunto di natura politica.
Caspita, alla fine di tutti questi post, hai convinto alla tua causa perfino una renitente come me, ma mi chiedo come faremo a liberarci da questi "bambinoni" che manovrano cose più grandi di loro ( perchè è questa, fra le due ipotesi che tu proponi,quella che io accredito di più)
RispondiEliminaIo sostengo la fragilità sostanziale di questo sistema di potere, un gigante dai piedi di argilla insomma, che per perpetuarsi ed autoalimentarsi conta sull'inquinamento ormai esteso delle menti nel mondo più sviluppato.
RispondiEliminaIl nostro stile di vita ci corrompe rendendoci in un certo senso ormai ottusi. Però, questo stile di vita non è sostenibile per tutta la popolazione mondiale, aprendoci alla speranza che chi rimane fuori dal lauto, anche se insoddisfacente, pasto crei le contraddizioni che possono sconvolgere un tale deleterio equilibrio di potere.
E' per questa ragione che la cosa migliore che possiamo fare in occidente è mantenere un certo senso critico che ci faccia comprendere la follia nell'attuale organizzazione del mondo.
Ma come facciamo a a mantenerlo, questo senso critico, se da più parti ci condizionano al punto da ottunderci il cervello!
RispondiEliminaPer me,forse perchè sono un'ex insegnante, la soluzione sstarebbe nella scuola,ma è una pena pensare a come essa si è ridotta.
Sono senza speranze.Anch'io.