mercoledì 12 gennaio 2011

ABBIAMO DAVVERO BISOGNO DELLA FIAT?

Dirò con franchezza come la penso: alle condizioni poste da Marchionne, sarebbe un suicidio per gli operai votare sì al referendum, e sarebbe una sconfitta politica epocale per tutti noi. Ciò che io penso è che la battaglia più grossa si gioca ormai sul pèiano ideologico, bisogna convincere gli operai che i diritti siano un lusso da sacrificare al mantenimento del posto di lavoro. Io non lo credo, ma il punto mi pare comunque un altro.

Ragioniamo allora sull’esito probabile, ma per addirittura scontata della vicenda FIAT. Stiamo ai fatti: già oggi la direzione dell’azienda nata dalla fusione con la Chrysler sta in America, e già oggi la gran parte della produzione è concentrata in Brasile. In altre parole,, la FIAT non esiste già più, e gli stabilimenti italiani hanno una funzione puramente marginale nel quadro della produzione complessiva dell’azienda. Anche il numero dei lavoratori impiegati è abbastanza modesto, tra Melfi, Pomigliano e Mirafiori, siamo all’incirca a quindicimila lavoratori. Con questo numero, è inutile, anzi francamente fuorviante, evocare il passato storico di quest’azienda, che nei lontani anni sessanta impiegava una cifra di operai spaventosa, assolutamente non confrontabile con i numeri di oggi: ben duecentocinquantamila.

Ciò quindi che deduco è che la FIAT abbandonerà presto in ogni caso l’Italia, e anche s enon lo facesse, il ruolo marginale nel quadro complessivo è già un fatto che qualunque esito del referendum non modificherà. Credo che Marchionne abbia tanta voglia di lasciare l’Italia, ma deve mantenere la forma per garantire lo sbocco commerciale alle sue autovetture che l’Italia tuttora garantisce, e che le sue provocazioni siano evidenti e ben mirate a giustificare la partenza totale dall’Italia nel giro di pochi anni.

Se questo è il quadro complessivo, se l’auto è ormai un prodotto stramaturo, che già satura i mercati, almeno quelli del primo mondo, se il prodotto FIAT è nella fascia medio-bassa, a corto di miglioramenti tecnologici che l’azienda ha deciso consapevolmente di ridurre al minimo, non c’è futuro nella FIAT. Forse, sarà possibile un giorno avere in Italia un governo che disincentivi l’uso dell’autovettura personale, che sia in grado di offrire un servizio di mobilità sia a corto che a medio e lungo raggio pubblico efficiente, e che una tale politica possa essere favorita oggettivamente dalla mancanza di un’azienda automobilistica italiana.

Per questo, la provocazione di Marchionne va accettata sino in fondo, la sua proposta va cioè rigettata e che egli vada verso nuovi lidi, lasciandoci con la possibilità di sviluppare l’economia italiana verso settori più innovativi. La dipartita della FIAT è anche una nuova opportunità da cogliere al volo: non facciamoci dominare dalla paura, accettiamo la sfida, e dimostriamo che una nazione migliore è possibile, e che il punto centrale di una nuova politica stia nel far tornare l’uomo al centro di essa.

12 commenti:

  1. No, penso di no, credo di no e l'ho sempre pensato, da ex fiattino. Del resto per la classe operaia, ormai ammattucata e abbandonata, non cambia niente, sia che vincano i sì sia che vincano i no. Perdono tutti.

    I lavoratori, visto e considerato che non hanno altri punti di riferimento politico, sociale e sindacale, sarebbe ora che prendessero coscienza del loro e si attivino in modo concreto, chiamando alle proprie responsabilità, anche con durezza, tutti i marpioni che hanno campato e vorrebbero continuare a campare sul loro sfruttamento. Del resto è giusto che sia così, visto che la classe operaia è quella che ha sempre tirato avanto la baracca per tutti.

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  2. Totalmente d'accordo con Riverinflood, Vincenzo.
    Quanto tempo potrebbe occorrere all'economia italiana per svilupparsi verso settori più innovativi?
    Non è cosa da un giorno o da un anno. E, nel frattempo, che cosa ne sarebbe o ne sarà di tutti quei poveri operai?
    Inoltre: Marchionne sta dando un esempio NEGATIVISSIMO a tutte le altre Aziende, grandi o piccole che siano. Già da un po' gli operai non Fiat vengono sfruttati, ricattati, con la storia della crisi e con la implacabilità di un Marchionne e dei suoi servi sindacati.
    Mi sembra che anche questo sia un ennesimo limite scavalcato a danno di tutti i lavoratori.
    Ciao,
    Lara

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  3. Non faccio più l'operaio, ma la faccenda mi tocca in ogni caso considerato che questa azione della fiat finirà per fare da apripista per tutte le altre realtà lavorative.
    Sono per il no, più per questioni ideologiche che per questioni pratiche: non mi piacciono le arroganze padronali di chi ti vuole imporre orari e metodi e modi di vivere (difatti la sto pagando, non ti fai idea di quanto). Detto questo però c'è da considerare che non è vero che riguarda solo 15.000 lavoratori fiat. Non consideri le migliaia di lavoratori che gravitano nell'indotto fiat (solo nel torinese circa 60-70.000 persone che sono ferme, in cassa o in mobilità, perchè fiat è ferma, tra cui il sottoscritto). Insomma, la decisione che prenderanno gli operai di Mirafiori va al di là del loro stesso lavoro e del loro stesso futuro.
    La domanda è: sono pronti i lavoratori tutti a lottare per i loro diritti? La mia risposta è no, perchè azioni sindacali scellerate condotte negli ultimi venticinque anni, unite alla logica reazione padronale, hanno portato alla disgregazione di quella che era una vera e propria forza sociale. In questo momento c'è solo una parte sindacale a reggere lo scontro, e con esso una minima parte di lavoratori consapevoli che ci sono cose che vanno al di là della pagnotta quotidiana. Altri in grado di raccogliere la sfida non ce ne sono e non se ne vedono all'orizzonte, almeno a breve termine: i partiti politici manco a parlarne, gli operai stessi in maggioranza sono per il lavoro purchè sia.
    Forse, in questo momento contingente, sarebbe più utile incassare la sconfitta e ripartire da altre basi, altrimenti preprariamoci pure a una stagione di scontri sociali tosti che però non si sa bene in che direzione andrebbero (facile immaginare che la colpa ricadrebbe sui "comunisti" della Cgil, e non so se è un bene correre questo rischio). Insomma, il momento è tosto.

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  4. Riporto quello che Alessandro Gilioli ha scritto sul suo blog

    Se io fossi un operaio di Mirafiori, con la mia età e dei figli da mantenere, voterei sì sputando sulla scheda subito dopo.

    Se io fossi un operaio di Mirafiori, avessi vent’anni e non avessi famiglia, voterei no e andrei a prendermi una sbronza subito dopo.

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  5. io sono per l'esproprio operaio: le fabbriche dovrebbero essere di chi ci lavora... gli ultimi padroni (lapo e john jacob philip) "agnelli" non si chiamano neanche più (la loro madre aveva persino dovuto fare causa alla propria per l'eredità dell'avvocato!): sono nati a new jork, e allora, che ci tornino (mi fanno diventare pure razzista)!

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  6. @Riverinflood
    Che l'esito del referendum sia senza rilevanza, credo di non poterlo condividere. Se come tu dici bisogna ricostruire una rappresentanza dei più deboli, allora ciò passa attraverso una capacità di opposizione. C'è anche quindi un valore simbolico che non può essere sottovalutato.

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  7. @Lara
    Sì, però se ci deve essere opposizione, da una capacità di opporsi si deve partire: da cosa sennò?

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  8. @Rouge
    Mi ha colpito, assistendo al TG3 delle 19 di ieri, vedere con che partecipazione anche emotiva i torinesi stanno vivendo questo momento. Non voglio fare la mosca cocchiera, ma penso che sul piano pratico poco cambierà nei due possibili esiti, perchè la FIAT è già finita, ora c'è la Chrysler che è delocalizzata in Italia e potrebbe delocalizzare altrove, e lo farà di certo perchè non si può concorrere con un serbo o un turco.
    Tanto vale ripartire da nuove aziende e nuovi prodotti, ma certo, questo richiederebbe un governo della nazione, e qui si manifestano i soliti problemi di ceto politico.

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  9. @Alberto
    Ti dirò francamente che non ho mai creduto che votare tappandosi il naso o sputando sia differente dal votare e basta.
    Le prospettive dell'azienda sono molto precarie in ogni caso, e presto ci ritroveremo con altri ricatti, perchè i ricatti sono come le ciliegie, l'una tira l'altra. E' però vero che i ricatti funzionano purtroppo. No, non mi faccio illusioni sull'esito, ma rimango fermamente convinto che si debba votare no e che votare sì sia un tragico errore.

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  10. @Angie
    Beh, la discussione sulla tua opinione è piuttosto complicata, ed in ogni caso oggi ci confrontiamo con una situazione ben differente. Penso che suyl no saremo però d'accordo, almeno tu ed io :)

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  11. Anche per questa volta penso di poter condividere le tue opinioni.

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  12. Assolutamente e totalmente daccordo con te!

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