Sulla situazione in Iran, mi sono pronunziato solo in alcuni commenti a post altrui. In essi, ho sostenuto una posizione di grande cautela. La motivazione di tale cautela è la scarsa conoscenza che abbiamo qui in occidente di quel grande paese, così distante da noi, non soltanto geograficamente, ma direi soprattutto ideologicamente. Ora, dopo che ho potuto leggere qualcosa di più, e dopo che sono trascorsi alcuni giorni dalle elezioni, mi pare che alcune cose appaiano meno misteriose. In soldoni, mi pare di capire che in Iran si intreccino in maniera inestricabile tematiche libertarie con tematiche economiche.
La società iraniana sarebbe sostanzialmente divisa al suo interno. C’è una lower class, concentrata nelle aree rurali, tradizionalista, a livelli di istruzione modesti, che si sente rappresentata dal vincitore ufficiale delle elezioni, e che ha tratto vantaggi dal governo uscente da un sistema fiscale che ridistribuisce abbondantemente verso i ceti più umili. Dall’altra parte, ci sta la middle class, concentrata nei centri urbani e particolarmente nella capitale Teheran, la società di internet, più evoluta sul piano dell’istruzione e delle conoscenze tecniche, più benestante, che comprende studenti, commercianti, imprenditori, professionisti.
Per completare il quadro, bisogna anche considerare che in Iran c’è una repubblica islamica, in cui quindi il potere politico è in qualche misura assoggettato al potere clericale. Difatti, i candidati alle elezioni sono passati al vaglio delle massime autorità religiose. La prima cosa che quindi si desume è che in Iran c’è qualcosa che non può venire messa in dubbio, ed è la religione islamica sciita. E difatti, nessuno la mette in dubbio. Anche Moussavi, un uomo del tutto interno al regime iraniano, non si permetterebbe di mettere in dubbio un tipo di sistema politico di cui è stato finora uno dei protagonisti. Questa posizione di comando supremo che i vertici religiosi hanno in Iran non è messa in dubbio perfino dai giovani che in questi giorni manifestano a rischio della loro vita nelle strade di Teheran e presumibilmente di un po’ tutti i centri iraniani più importanti. Se questo è il quadro, è evidente che il conflitto in atto è tutto interno al gruppo di potere clerico-politico lì esistente da tanto tempo.
Soggettivamente, per i giovani studenti che manifestano, questa è un’occasione per tentare di dare un’accelerazione all’evoluzione della società. La questione dei brogli elettorali mi pare più un espediente tattico del gruppo riunito attorno a Moussavi che un fatto reale. Tutte le testimonianze concordano nel confermare la grande capacità di ricevere consenso del premier uscente in quelle fasce di popolazione rurale e povera. Cosa c’è di sorprendente nel fatto che egli ancora una volta abbia ricevuto la maggioranza dei consensi? Nei giovani manifestanti quindi, sono i motivi di accesso alle tecnologie, a quello che potremmo definire la libertà il motivo centrale del loro impegno. Attorno a loro però, sotto l’abile direzione di Moussavi e forse di Rafsanjanin, uno degli uomini più potenti in Iran, si muovono molto più prosaici interessi economici, oltre, ovviamente, interessi di promozione personale, come sempre in politica.
In queste condizioni, è facile condannare le uccisioni avvenute nelle strade di Teheran, ma diventa ben più difficile schierarsi tra le due parti. In particolare, non riesco a prendere virtualmente parte al conflitto in corso già per il solo fatto che rimane all’interno di un quadro di potere teocratico, in cui mi trovo nel disagio più assoluto. Piuttosto che schierarmi, mi sembra importante far notare come in quel paese si viva pienamente la passione politica, pronti a sacrificare ad essa perfino la propria vita, mentre qui da noi tutto diventa futile, e la politica è solo un mestiere, mediamente abbastanza redditizio.
Concordo con quello che hai scritto. Noi vogliamo sempre occidentalizzare la politica degli altri paesi e ridurla ad uno scontro tra democratici e tradizionalisti. Non è così. Entrambi gli schieramenti sono in parte democratici ed entrambi sono in parte tradizionalisti, anche se in misura diversa.
RispondiEliminaHai ragione che Moussavi non è un eroe del popolo ma è sostenuto dalle classi benestanti (le stesse che sostennero lo Shah di Persia messo dagli americani dopo aver rovesciato il governo, questo sì laico e democratico, di Mossadeq).
ieri non mi ricordo dove leggevo che bisogna stare attenti a non "occidentalizzare" la rivolta, come fa notare matteo, ma a parte questa precisazione sono sempre per la libertà di pensiero e di parola e quindi sono con i "rivoltosi"
RispondiEliminacerto, d'istinto anche a me viene di "stare con i rivoltosi", ma la tua lettura mi sembra più che corretta - (anzi direi che si tratta di una "vecchia storia"...)
RispondiEliminaMa quel che condivido di più è la tua conclusione: era la cosa che mi aveva colpito di più a Gerusalemme alla fine della prima intifada, quando vedevo i ragazzini di 10 anni discutere di politica e parlare in inglese e qualche volta persino in francese - la passione per la cosa pubblica (cioè per la nostra vita insieme) che a noi è venuta a mancare...
@Matteo
RispondiEliminaGrazie delle tue precisazioni.
In fondo, la parola "libertà è abusata, se perfino B. ha chiamato il suo finto partito "Popolo della libertà" :-D
@Zefirina
RispondiEliminaD'accordo, ma la libertà di pensiero non implicherebbe un accesso pluralistico ai mass media? E' quello che possiamo ragionevolmente dire che ci sia nel nostro paese? Qualche problemino l'abbiamo anche noi, non facciamoci accecare dagli aspetti puramente formali.
@md
RispondiEliminaSi dice che la lingua batte dove il dente duole. A me duole questa narcosi politica in cui la società italiana è precipitata.
ho letto con molto interesse il tuo punto di vista ke comprendo e condivido,anke se giustamente come dici tu,bisognerebbe essere lì x capirne in pieno le motivazioni.
RispondiEliminaCome in ogni cosa,è difficile criticare se nn si è direttamente coinvolti.
Ma quello ke mi ha fatto sorridere è la frase finale dedicata alla nostra politica........
Ma xkè abbiamo una classe politica o abbiamo intere famiglie ke x generazioni fruiscono inesorabilmente dei vantaggi ke questo mestiere offre?:-((((
Lella
QUesto tuo post lo condivido pienamente e mi è piaciuta moltissimo la tua umiltà che ti ha portato a non sentenziare subito. In effetti anche io non conosco a fondo la storia Iraniana e di come sia diversa la società da quella nostra. Sicuramente hanno passione politica. Poi l'Iran è un Paese giovane, nele senso che è una popolazione dove la maggiornaza di gente è giovane. Noi invecchiamo, ci isoliamo, regrediamo, la passione politica è un equivalente a quella calcistica e loro ringiovaniscono e cominciano a pretendere i diritti.
RispondiEliminaIo condanno qualsiasi governo che reprime le manifestazioni con violenza, anche se magari minoritarie. Lo condanno con forza.
Ma vedo che ancora una volta i mass media del mondo ci stanno preparando ad una futura guerra contro l'iran da parte degli USA. Con o senza Obama.
@lella
RispondiEliminaQuesti politicanti non riescono neanche ad eliminare le province...pensare che avevano promesso di farlo quando hanno istituito le regioni a statuto ordinario, cioè all'incirca qualcosa come 45 anni fa...
Risultato: abbiamo in italia circa 500.000 persone che vivono sulla politica, almeno su questo genere di sottopolitica.
@Inka
RispondiEliminaLa guerra gli USA non mi pare siano pronti a farla, non in questo momento, forse il lavoro sporco lo fanno fare ad israele...vedremo.
Mi pare importante l'aspetto che giustamenti evidenzi e che io avevo trascurato: il fattore demografico, ma poi devi essere coerente (a proposito del tuo post) :-D
Anche io come l'autore del post sono ben lontano dal prendere una posizione. Non possiamo neanche limitarci a considerare i fatti, perchè sappiamo solo ciò che arriva in italia attraverso il filtro della Stampa Libera Occidantale...Non si trovano informazioni precise sui manifestanti morti, perchè non esistono o perchè il regime li nasconde?Chi puo dirlo..
RispondiEliminaNel mio blog, Rassegna Straccia, ho trattato proprio questo punto. Come possiamo prendere una posizione se non siamo ben informati, o se, come sembra, siamo volutamente disinformati?
Infatti, leggendo i blog di coloro (pochi, e questo mi dispiace) che stanno andando in profondità nell'analisi e nella ricerca della verità, mi sto imbattendo in opinioni naturalmente contrastanti, ma senza una prevalenza di una o dell'altra.
Per questo credo che non si possa prendere la parte dei manifestanti a cuor leggero.
Inoltre credo che la guerra che si sta preparando...sia già in corso. L'obbiettivo, visto il lavoro dei media, internet in testa, è quello di rovesciare il regime dall'interno. Come è già stato fatto in altre occasioni e come dimostrano altri tentativi in tutto il mondo. La novità è il coinvolgimento massiccio dell'opinione pubblica, ora tutto il mondo condanna Ahamadinejad.
Il malcontento interno è filtrato fuori dalla nazione persiana, è stato ingigantito, moltiplicato e presto o tardi ci sarà un ritorno di fiamma all'interno della nazione.
Un saluto disinformato
@gigi
RispondiEliminaIo ho meno certezze di te. Osservo solo come le opinioni degli esuli iraniani siano considerate notizie, cioè informazione potenzialmente obiettiva, quando è evidente che si tratta di opinioni chiaramente di parte.
Tralaltro il saldo migratorio dell'Iran...è NEGATIVO, al contrario dell'Italia.
RispondiEliminahttp://www.indexmundi.com/g/g.aspx?c=ir&c=it&v=27
Ho creato 2 post oggi con un punto di vista diverso, non fanno certo chiarezza però dicono qualcosa di logico, insomma...qualche tassello in più, spero.
@gigi
RispondiEliminaHo visto che ti sei occupato dell'Iran con grande impegno sul tuo blog: spero domani stesso di leggerti con l'attenzione dovuta.
Le immagini che ci giungono dall’Iran mostrano una folla di parecchie centinaia di migliaia di persone che scandiscono slogan in cui chiedono maggior libertà. Anche se questa sicuramente non ha nulla a che fare con una rivoluzione socialista, forse il potere dei mollah potrebbe uscirne indebolito, forse il popolo potrebbe rendersi conto di contare qualcosa. Il che apre dei margini di manovra più ampi. Quando le contraddizioni di una società si scatenano e cedono le barriere, può accadere il peggio o il meglio. Niente di buono, invece, può accadere in una società passiva che delega il proprio potere ad un’autorità suprema. Per questo la mia simpatia va a chi manifesta per le strade.
RispondiElimina@Chiara
RispondiEliminaConcordo con te sulle condizioni iniziali, di un odioso sistema teocratico: in queste condizioni, qualunque cambiamento dovrebbe apparire come un miglioramento, in fondo, ci vuole ben poco per essere meglio dell'attuale.
Nello stesso tempo, non mi piace il gioco sporco che fanno le potenze occidentali, descrivendo una realtà chiaramente contraffatta, ad esempio col trucco di far parlare gli esuli iraniani, come ho detto in un precedente commento.
Il dubbio che ci sia una manovra in atto da parte di qualche influente paese, non meglio specificato, non mi pare del tutto peregrino. Non vorrei insomma che si ripetesse l'indegna vicenda dell'Iraq. Penso che di tutto ciò dovremmo preoccuparcene tutti.
Invece, leggo anche sul tuo blog, una visione degli avvenimenti in atto non suffragata da fatti, visto tra l'altro l'oscuramento informativo da parte del regime iraniano. Non vorrei che questo possa indurre un atteggiamento della pubblica opinione mondiale che posa giustificare interventi stranieri. Io, personalmente, nell'ignoranza di fatti certi, non mi presto a simili semplificazioni.