venerdì 27 giugno 2014

ANGELA MERKEL, UNA GRANDE STATISTA

Eppure Angela Merkel è una grande statista. 
Lo affermo, sapendo di quanto pessima fama goda nel nostro paese (e non solo), ma dovremmo guardare le cose con più cura, e senza farci catturare dal nostro specifico punto di vista. 

Inizio con l'enunciare la mia tesi di fondo, che la Merkel preveda una strategia di progressiva autonomizzazione della Germania dagli USA. Si può affermnare ciò che si vuole nel merito del suo obiettivo, ma non che non abbia una sua sostanza strategica, che corrisponda a un tentativo complicatissimo di inserire la Germania nel campo della geopolitica...

L'operazione è certamente irta di difficoltà, per la dimensione non sufficientemente grande del suo paese, sia come popolazione, circa ottanta milioni di abitanti, che soprattutto per la superficie del suo territorio. 
Inoltre, c'è il motivo storico dovuto alla sua sconfitta nella seconda guerra mondiale, una sconfitta praticamente senza resa per follia di Hitler. La Germania uscì distrutta in un modo così totale che credo esistano ben pochi esempi nell'intera storia dell'umanità che siano altrettanto rovinosi. Se la Germania è riuscita anche per clemenza dei vincitori ad uscirne a testa alta, rimangono conseguenze sul piano strettamente militare, quali l'assenza di armamenti nucleari, ed in genere forze armate non adeguate alla sua potenza economica. 
Con handicap di questa entità, l'obiettivo di sganciamento e di emancipazione dal ruolo subalterno rispetto agli USA è qualcosa quasi di utopico, perchè richiede alcune spallate, cioè alcune mosse politiche brusche che rivestano anche il ruolo simbolico di autonomizzazione, senza nel contempo dare agli USA motivi sufficienti a giustificare un loro atteggiamento apertamente ostile. 

A livello economico, io credo che la Merkel capisca molto meglio del fior fiore degli economisti occidentali, compresi i nostri italiani, che la strada della finanziarizzazione dell'economia non può essere portata oltre un certo livello quantitativo senza determinare effetti distruttivi. 
In un mondo che soprattutto a causa dei progressi tecnologici è passato dal tradizionale problema della produzione della merce a quello della domanda di merce, in cui la globalizzazione permette di concentrare la produzione in aree limitate dove è disponibile mano d'opera a basso costo, la Merkel gioca la carta della efficienza, della competitività ottenuta abbassando i costi della produzione tramite un aumento della produttività e una lieve ma significativa diminuzione dei salari. 
Aggiungo subito, a scanso di equivoci, che a mio parere questa strada non porta da nessuna parte, ma devo prendere atto che se si vuole che il proprio paese assuma un ruolo da protagonista nello scenario internazionale, oggi il problema della competitività non può essere ignorato. Qui, comunque, non è la sede per esprimere le mie personali opinioni, mi preme piuttosto chiarire certi aspetti della politica portata avanti nell'ultimo decennio dalla Germania.
L'altro aspetto basilare della politica della Merkel è quella all'interno dell'unione europea. Questa istituzione ed il suo rafforzamento ed ampliamento è un fattore decisivo per la Germania. Sotto la guida della Merkel, non v'è dubbio che si è creato un paese leader costituito appunto dalla Germania, sfruttando il filoatlantismo sfegatato dei britannici che li ha tenuti sempre in posizione defilata nell'unione, favorendone una loro sostanziale marginalizzazione, come si vede proprio in questi ultimi giorni sull'affare Junker, e sfruttando l'incompetenza conclamata dei governanti francesi che si sono fatti sfilare senza fiatare la loro coleadership europea. Discorso analogo si può fare per quanto riguarda l'Italia, che ha perso ogni reale influenza nell'unione sotto l'illuminata guida di Berlusconi e Napolitano, l'uno troppo preso a difendere i propri interessi aziendali e i suoi passatempi ad Arcore, e l'altro impegnato nel suo ruolo di europeista, sino a dimenticare che ancora egli è il Presidente di uno specifico paese dell'unione. 
L'abilità indubbia della Merkel è stata quella di riuscire a far coincidere gli interessi del suo paese con quelli dell'unione, imponendo a questa una politica di un certo tipo. 

La Merkel ha quindi fatto il miracolo di distruggere l'economia di interi paesi dell'unione, pretendendo nel contempo di farlo per amore dell'unione, e quindi acquistando il ruolo di reale interprete dell'unione anche nello scenario geopolitico. La Merkel così salva l'economia del suo paese, distrugge quella degli altri paesi dell'unione, svolgendo così un ruolo extranazionalista, e nel contempo presentandosi come la reale rappresentante dell'unione e quindi potendo contare sulla forza di una pseudo nazione molto più grande e potente della sola Germania, scusate se è poco. 

Il balbettio di Renzi, che dice di cambiare l'unione senza cambiarne le regole, ignora completamente il fatto elementare che gli interessi della Germania sono già da tempo differenti, anzi opposti a quelli dell'Italia, per fattori oggettivi. 

In effetti, i nostri politicanti svolgono un ruolo fondamentale, quello di imporre al popolo italiano i voleri dei padroni del mondo, giocando una partita in un campo che si estende dai tradizionali interessi USA a quelli più recenti della Germania. Germania ed USA contrattano tra loro la soluzione da adottare, ed essi la comunicano ai Renzi di turno perchè la attuino senza obiettare.

4 commenti:

  1. Sei certo di avere letto l'articolo? Io sostengo appunto che la Merkel fa gli interessi della sua nazione, e do la colpa esclusivamente ai nostri governanti. Ciò non toglie che sia proprio la politica economica imposta dalla Germania a danneggiarci, ma io non gliene faccio colpa alcuna, fa quello che ogni grande politico dovrebbe fare.

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  2. Neanche per sogno, una proporzione sballata. Da una parte un fantoccio degli americani, dall'altra la più grande avversaria del monopolio del potere USA in occidente.

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  3. Che pregiudizi alquanto razzisti. Gli Italiani suonatori di mandolino, e con la lupara accanto, e cose di questa risma. Se stiamo ancora a queste banalità, addio!

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  4. Appunto, pregiudizio e banalità, siamo legati ad un destino di pizza e mafia, e quindi se ne deduce che non abbia senso occuparsi di politica, lasciamo che la mafia conquisti ciò che rimane e così via.
    Insomma, se domani avessimo una degna persona come premier, secondo certuni andrebbe eliminato perchè non rappresentativo, la logica mi pare questa.
    In quanto poi a ciò che leggi qui, se non ti garba, tienitene ben lontano. No, stai qui ad approfittare della mia ospitalità che però ha dei limiti di tolleranza, almeno evita di sputare nel piatto che usi, un minimo di decenza.

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