Il pasticcio sul senato nasce tutto dalla pretesa di renzi e presumibilmente di Napolitano, che
il senato mantenga funzioni molto importanti, e sia nello stesso
designato senza elezioni dirette. Il vero e centrale problema del progetto di riforma sta tutto qui. Di fronte all'alternativa di eliminarlo, o mantenerne funzioni accessorie e sostanzialmente secondarie, o al contrario differenziarne l'attività rispetto alla camera, senza però ridurne i poteri, ma soltanto modificandoli opportunamente, costoro pretendono di avere, dal loro personale punto di vista, la botte piena e la moglie ubriaca.
Perciò, quando la boschi diceva che il governo
era disposto a ridiscuterlo, ma a patto
di mantenere questo aspetto, diceva una stupidaggine, perchè escludeva dalla discussione, il punto centrale di dissenso: se non si parla di elettività, non si capisce di cos'altro si debba parlare...
E' come se un venditore di pesche, pretendesse di venderle dando informazioni dettagliatissime ai potenziali acquirenti su tutte le caratteristiche dei frutti, ma rifiutando di specificarne il prezzo, avocando a sè la sua definizione: chi comprerebbe delle pesche senza sapere quanto spenderà? Allo stesso modo, non si può saltare il punto centrale di dissenso, parlando di questioni di dettaglio.
Logica avrebbe voluto che la discussione vertesse prima di tutto sulle funzioni del nuovo senato, in base a quelle che si riconoscono come esigenze da perseguire. Se anche si voleva eliminare il bicameralismo perfetto, ciò non implicava per niente la non eleggibilità, che anzi non è stata mai veramente motivata. All'inizio si affermava che in questo modo si sarebbe realizzato un grande risparmio per le casse dello stato. La smentita sull'entità, in realtà estremamente modesta, del risparmio, sia perchè una struttura come palazzo madama costa anche senza senatori, sia perchè non si capisce perchè non si potesse contestualmente andare ad una riduzione dei deputati, non ha trovato alcuna risposta. Quella motivazione non viene più neanche evocata, ma rimane l'ineleggibilità, seppure ormai non argomentata, ma semplicemente imposta da una maggioranza fellona.
Con tutta evidenza, se una funzione è vitale per la stessa
democrazia, dev'essere esercitata da un organo elettivo.
Questa
dell'immunità è una conseguenza di quella infelice scelta, perchè, date
le sue funzioni, i membri del senato meriterebbero magari l'immunità,
almeno nelle forme in cui oggi è tuttora esistente. In ogni caso, a me
pare chiaro che il privilegio dell'immunità è legato all'aspetto
elettivo, è un modo di salvagurdare le prerogative dell'elettorato e
quindi degli organi elettivi. L'immunità non è legata alle funzioni ma
allo stesso potere del popolo, quando gli consentono di esercitarlo
tramite le elezioni. Proprio per la delicatezza della funzione legislativa, i membri del parlamento dovrebbero subire una serie di incompatibilità, mentre in questo progetto, si fa tutto il contrario, il sommare in un singolo individuo più poteri è condizione essenziale per diventare senatori, si potrebbe dire che la concentrazione delle funzioni è espressamente ricercata dalla riforma, portando al paradosso che un amministratore locale infedele potrebbe far di tutto per diventare senatore per l'espresso motivo di non potere essere intercettato, spiato nè arrestato proprio in quanto senatore (tanto per ricordare che l'immunità si applica a tutto ciò che quella persona compie, non al suo specifico ruolo senatoriale).
Storicamente, il popolo aveva il parlamento
a rappresentarlo, e poichè l'ordine giudiziario dipendeva invece dal
monarca, l'istituto dell'immunità era la diretta espressione di un
equlibrio dei poteri. Intorbidendo oggi le acque su funzioni e poteri, si perde di vista completamente le motivazioni storiche di fondo, rimangono soltanto quelle inconfessabili del gruppo di potere che tenta di completare il sequestro della democrazia in questo paese.
Sul primo punto. E' vero che la situazione che ponevo a riferimento non è sempre presente. A voler essere precisi, bisognerebbe specificare che l'immunità è storicamente un istituto finalizzato a ridurre il potere esecutivo che utilizzava il potere giudiziario per fini di lotta politica. Con Montesquieu, si procede alla separazione di questi due poteri, spesso solo a livello formale. Del resto, questo mantra dell'efficienza di Renzi serve a dare il colpo di grazia ad ogni potere legislativo che pretenda di autonomizzarsi da quello esecutivo. La separazione dei poteri è sempre a rischio, è evidente che chi detiene il potere esecutivo ha i mezzi materiali per debordare dalle sue funzioni, attentando all'autonomia degli altri poteri.
RispondiEliminaIn verità, è stato il pensiero unico in cui siamo immersi ad annullare ogni autnomia, prima che nei poteri, negli stessi obiettivi. Se tutti tendono a diventare più ricchi, se questo è il vero fine vitale prioritario, allora il perseguimento di questo obiettivo potrà trovare facilmente soddisfazione in alleanze trasversali ai differenti poteri (vedi l'esempio del MOSE, e dell'alleanza tra politici, potere amministrativo e giudiziario con funzioni teoricamente di controllo).
Sul secondo punto, la separazione dei poteri è la premessa della ricerca degli equilibri di poteri, ma certamente tale equilibrio non è mai interamente acquisito, e quindi certmente è benvenuta ogni riduzione degli squilibri.