Ora, la situazione appare più chiara, da una parte Napolitano, dall’altra Grillo...
Aldilà delle specifiche parole spese in proposito,
Napolitano ieri ha concordato direi al 100% con il PDL. Sì, ha dissentito sulle
modalità, sull’opportunità di invadere il palazzo di giustizia di Milano, ma
che si debba un occhio di riguardo in più per Berlusconi (alla faccia, sia
detto per inciso, dell’uguaglianza della legge verso tutti i cittadini), su
questo è stato esplicito ed inequivocabile.
Così, ha chiarito la situazione, ha indicato come soluzione
per l’uscita dalla crisi l’alleanza PD-PDL, ancora una volta, il peggior nemico
del PD ed il maggiore amico del PDL risulta essere proprio colui che per la sua
collocazione politica storica non potrebbe esserne sospettato, una specie di
serpe cresciuta in seno, si potrebbe dire.
Dopo avere quindi alla fine del 2011 tolto il pallino a
Bersani rifiutando l’ipotesi elezioni anticipate ed insediando Monti, oggi
impone uno stop ai timidissimi tentativi di dialogo tra M5S e PD, rifiuta la
via prospettata dal M5S di una legislatura a tema riforme senza un vero governo
con la fiducia delle camere, spingendo per la tradizionale soluzione del
governo con i pieni poteri.
Naturalmente, Napolitano è estremamente coerente in questa
sua strategia, la governabilità che poi significa in pratica l’assecondamento
dei diktat europei (con la benedizione degli USA, come dimostra la successione
cronologica delle visite di Napolitano), rimane l’obiettivo prioritario.
Chi ci rimette le penne in tutto questo è proprio il PD (SEL
ancora di più, temo), perché se questo governo PD-PDL si farà davvero, il PD
dimezzerà i propri consensi alle prossime elezioni, ma i dirigenti del PD non
dovrebbero dolersi che con sé stessi e con la loro ormai cronica incapacità di
scegliere fino in fondo, e soprattutto di mostrare senza schermi e trucchi
quali siano le loro scelte. Un sodalizio tra questi due partiti su cui si era
costruita la stagione del bipolarismo italiano, come suggerito da Napolitano,
mette in chiara evidenza ciò che solo gli elettori ciechi dei due partiti
continuano a non capire, che si tratta di due formazioni senza differenze
sostanziali tra loro, tant’è appunto che la proposta di Napolitano risulta del
tutto ragionevole. Ci sono stati ben 14 mesi di governo Monti per capire che
una maggioranza che comprendesse PD e PDL era possibile, e difatti sono stati
assieme per tutto questo tempo, votando assieme qualunque schifezza fosse
imposta dall’Europa e dai suoi schiavetti italiani, eppure c’è ancora più di un
terzo degli italiani che non l’ha ancora compreso, vedremo se questa nuova
coalizione, che il PD non oserà rifiutare al presidente e suo padre-padrone,
convincerà fasce significative degli elettori che esistono solo due partiti
oggi, quello del rigore europeo che include tutto il quadro politico
tradizionale, e quello che rifiuta tutto questo e che stenta ancora a trovare
le proprie forme di rappresentanza, oggi quasi esclusivamente costituita dal
M5S.
Vedo insomma da parte di tanti politici, ma, ciò che è più
preoccupante, da parte dei media, un tentativo di trasformare un problema
politico in uno procedurale. Il M5S non può costituire un esecutivo assieme al
PD perché ha una politica economica opposta e conflittuale con quella operata
dal PD fino ad alcune settimane fa, approvando tutti gli atti del governo
Monti/Napolitano/Merkel/Draghi (tanto per citare i più significativi), fino ad
accettare di modificare in pudico silenzio (sperando forse che passasse
inosservato e tacendone pure nella recente campagna elettorale) la nostra
stessa costituzione, così pronti ad elogiarla poi a scopo per motivi
propagandistici in ossequio alle richieste europee. Dire oggi che il M5S ha
un’occasione per cambiare l’Italia e rifiuta di sfruttarla, è mentire spudoratamente,
questa occasione ad oggi non c’è proprio, e la cosa che più è coerente con la
democrazia è prendere atto della mancanza di una maggioranza congrua in questo
parlamento, cambiare le regole elettorali e tutto ciò che si può cambiare,
naturalmente eleggere il nuovo capo dello stato, e infine andare
dall’elettorato e stavolta porre chiaramente il dilemma sulle questioni
economiche, in modo che senza fumosi discorsi incomprensibili, gli elettori
possano stabilire se sono disposti a far distruggere la struttura produttiva
della nostra nazione, andando verso il destino di una nazione del terzo mondo,
solo perché ci chiedono i nostri partners europei, oppure rifiutare tutto ciò,
sapendo che anche tale rifiuto ci costerà tantissimo, ma potremo almeno
costruire un nuovo paese, sobrio nei consumi, ma non povero e con la piena
occupazione.
Purtroppo, ormai una classe politica di infimo ordine è
riuscita nel miracolo di consegnare l’iniziativa politica al capo dello stato,
una figura che la costituzione prevedeva con una funzione arbitrale, di custode
della costituzione, non colui che indica le scelte politiche fondamentali, ed a
un comico di grande iniziativa, i partiti tradizionali si sono squagliati,
anche l’ultimo che resisteva, il PD che, salvatosi dal leaderismo, è poi finito
nell’insignificanza, saltato a piè pari dall’iniziativa tra queste due figure
che ormai di fronteggiano senza altri protagonisti intermedi.
Nessun commento:
Posta un commento