Alcune riflessioni a caldo sulla
giornata politica che ha concluso la fase delle consultazioni per la formazione
del nuovo governo. Le dedicherò stavolta a protagonisti della scena politica,
principalmente ai giornalisti ed al meschino spettacolo che danno di sé.
Cominciamo però da Pietro Grasso,
il protagonista assoluto delle gaffe odierne...
Ma lo vedete, voi entusiasti
dell’uomo comune che con spirito di dedizione alla Cincinnato dedica una
porzione limitata della propria vita alla politica come luogo di cura
dell’interesse comune, che razza di premier abbiamo ancora oggi e che nuovo
presidente del senato abbiamo?. Appiccicati ai ruoli del potere politico in
maniera addirittura comica, francamente patologica. Monti parla come un automa,
credendo, non si sa poi perché, che la mancanza di espressività, la manifesta
ricerca del termine più ambiguo, debbano considerarsi un pregio da custodire
gelosamente.
Grasso poi, che bene non ha mai
parlato, nei suoi nuovi ruoli è come se sappia soltanto balbettare, maldestramente
proponendosi con spirito di sacrificio sommo, non a dare la sua vita per la
patria, ma pensate di più a fare il premier. Mi verrebbe da dire “esticazzi” se
mi passate la volgarità, ma quando ci vuole, ci vuole.
Forse, meglio tenersi allora i politici
di mestiere che hanno almeno la parlata fluente, a volte perfino gradevole,
arguta, espressiva.
Passiamo ora però alla pietanza
principale, quella costituita dai giornalisti.
Tutti, almeno tutti quelli
presenti nello studio del TG di Mentana, così distratti da non avere notato che
Bersani ha taciuto tra i provvedimenti più urgenti la legge sul conflitto di
interessi? Poca professionalità allora, o forse meglio nascondere l’evidente
segnale di approccio in forma estremamente indiretta, ma non meno chiara,
lanciato da Bersani a Berlusconi? Possibile che io sia il solo ad averlo
notato? La cosa è capite estremamente importante perché indica già la possibile
via d’uscita,, quella giò suggerita da tanat parte della stampa, una foglia di
fico costituita da un abile aggettivo da accostare al governo per nascondere la
grande coalizione. Bene, tutti a tacere, qualcuno anche peggio, dicendo
l’esatto contrario, ma ci tornerò.
Prima di tornare sulle questioni
della consultazioni, permettetemi però di parlare di un allegro parassita della
nostra vita pubblica, il giornalista Manichini, il quale dall’alto delle copie
di “Europa”, il quotidiano da lui diretto, vendute non si sa chi, forse agli
stessi giornalisti e magari ai membri del PD, si sente nel diritto di sparlare
del M5S, e dell’atteggiamento sprezzante da questi assunto nei confronti della
stampa.
Quindi, un giornalista
chiaramente sostenitore di una parte politica, altrettanto chiaramente
foraggiato dal contribuente attraverso il finanziamento pubblico ai giornali,
soprattutto se di partito, si permette con stile salottiero dall’insolentire
chi giustamente lo tratta per quello che rappresenta, un parassita che deve il
suo stesso sostentamento a quel sistema politico ormai messo sotto accusa da
tutti, e che cionondimeno pretenderebbe di essere nelle condizioni di fare
l’osservatore terzo, ospitato dal TG3 che in quanto a imparzialità mi pare fare
il paio con Manichini, davvero uno spettacolo vomitevole che spiega senza
peraltro giustificare il grillismo.
Passiamo ora al partito di “La
Repubblica” ed ad uno dei suoi più fedeli adepti, tal Damilano, giornalista con
importanti responsabilità a “L’Espresso” ed alle due sue perle odierne, della
serie “Sallusti non ti sentire solo, di giornalisti bisticciati con la verità come te ce ne sono
tanti”. La prima, in questo egregiamente spalleggiato da un altro campione
dell’imparzialità, Cazzullo del Corriere, consiste nell’affermare con tono
perentorio e che non ammette repliche che Napolitano lo vogliono tutti in
Italia, e quindi per favore presidente, ci dia un altro magnifico suo
settennato al Quirinale: fortuna che come sempre accade, i servi sciocchi non
implicano un padrone sciocco, Napolitano ha il buon senso di escludere di
tenere un ruolo così fondamentale e delicato oltre i novanta anni.
Ma entrando minimamente nel
merito, ci può essere qualcuno in questo paese che possa non riconoscere il
fatto ovvio che la situazione in cui si trova il nostro paese abbia come
principale responsabile proprio Napolitano? Responsabile intendo nel duplice
senso dell’aggravamento della crisi economica come anche dell’impasse
istituzionale in cui ci troviamo. Entrambi questi aspetti derivano infatti
dall’improvvida scelta di Napolitano, all’interno di una certa logica europea,
di creare dal nulla l’esecutivo a guida Monti, indubitabilmente il peggiore in
assoluto nella storia della Repubblica. Per questo, contrariamente da Damilano,
io considero Napolitano il peggiore Presidente nella storia della repubblica,
non certo per un’antipatia personale, che anzi il presidente è simpatico ed ha
una dignità pienamente all’altezza del ruolo rivestito, ma sulla base dei
fatti, come dice il vangelo, saremo giudicati in base alle nostre azioni, mica
in base agli editoriali di Damilano e di Cazzullo.
Ora, Damilano è liberissimo di
avere opinioni opposte alle mie, ma non quello di parlare a nome di tutti, e
neanche della maggioranza, parli per sé se ne è capace, sennò da giornalista
diventa fan, tifoso, parte in causa, inconciliabile col ruolo di giornalista
temo: a questo punto, almeno si dimetta da giornalista, cambi mestiere, magari
si faccia eleggere parlamentare se ne è capace.
Di fronte a costoro, a questi
fulgidi esempi di giornalismo, certo che per Mentana e tutto lo stuff di LA7 è
agevole uscirne a fronte alta, almeno c’hanno risparmiato questi episodi di
bassa lega (salvo la dimenticanza imperdonabile sul silenzio certo significativo di Bersani, che
pure mi pare leggesse, della legge sul conflitto d’interesse).
Nessun commento:
Posta un commento