Prima di tutto, non posso esimermi dal sottolineare il
livello sempre più basso che il giornalismo, almeno di quello di casa nostra,
ha raggiunto. Rileggendo questo mio recentissimo post, potrete vedere come uno
come me, privo di qualsiasi fonte privilegiata di informazione, sulla base di
semplici ed ovvie considerazioni, escludeva del tutto quelli che al contrario,
senza sostanziali differenziazioni, la stampa proponeva come candidati favoriti.
Verrebbe proprio da chiedersi quali siano queste fonti così sofisticate ed
affidabili di informazioni ed indiscrezioni a cui questi incredibili
giornalisti attingono. Forse sarà l’ufficio stampa di Comunione e liberazione,
chi altri? Che vergogna! Sempre più, mi chiedo a cosa servano costoro, a cosa
mai possa servire leggere un giornale e tanto meno comprarlo, perché mai li
stampano ancora? Analoghe considerazioni andrebbero fatte sul giornalismo
televisivo, ma lì rimane quantomeno un ruolo di prima informazione del grande
pubblico, e d’altra parte non è che ci sia qualcuno che lo consideri
positivamente, mentre ancora sul giornalismo della carta stampata, c’è chi lo
considera quasi un vessillo della democrazia, il perché rimane un mistero
insondabile!
Il mio giudizio è sintetizzato nel titolo che ho dato a
questo post, la chiesa si va incartando, cioè sembra entrata in una crisi
apparentemente irreversibile, non riesce cioè a rispondere adeguatamente alle
sfide della contemporaneità. E’ significativo che questa stessa sfida venga
interpretata dentro e fuori la chiesa come un adeguamento, una maggiore
secolarizzazione, mentre il punto sarebbe quello opposto, come rifiutare la
secolarizzazione, come combattere il modernismo che sta distruggendo l’umanità
non in maniera passiva, ma al contrario attaccando con forme rinnovate ed
originali di riproposizione del messaggio cristiano.
Ebbene, io penso che la chiesa si vada incartando in base
alle seguenti considerazioni:
- sono andati a scovare un cardinale che era stato l’avversario di Ratzinger, cioè tutt’altro che un outsider, nessuna novità, siamo ancora al 2005, anno di elezione del precedente papa, una specie di vice di Ratzinger, si potrebbe dire.
- ciò implica intanto che non si tratti proprio di un giovinetto, c’ha già i suoi 76 anni, che davvero non mi sembrano pochi, e non si capisce come possa avere il tempo sufficiente per operare un vero rinnovamento.
- si tratta di un papa politicamente molto impegnato, partecipe della scarsa capacità di reazione al sanguinario regime militare argentino prima, e fiero oppositore dei Kirchner dopo, una specie di peronista, si potrebbe concludere. Non mi pare che possa costituire per la chiesa un vero elemento di discontinuità.
- la scelta di chiamarsi Francesco ha del paradossale, insomma un gesuita (l’unico presente nel conclave in realtà), che si atteggia a francescano, gesuita e francescano nello stesso tempo? Ma un po’ di serietà no?
- ancora, nel suo discorso iniziale, non ha trovato di meglio che dire che andrà a trovare Ratzinger. Questa la trovo la cosa più grave: come è possibile che egli, come del resto la gerarchia nel suo complesso, non si renda conto che costui va dimenticato, lasciato a pregare, a fare teologia e passeggiate come se non esistesse, che riportare la dimensione pubblica di Ratzinger pone alla chiesa delle contraddizioni che potrebbero risultare lancinanti e perfino devastanti?
Ecco, per le ragioni che ho elencato, mi pare che la chiesa
non riesca a sottrarsi ad un probabilmente lungo e graduale, ma comunque inarrestabile,
processo di degrado. Solo un papa che perfino nel colore della sua pelle, negli
aspetti più evidenti connessi alla sua stessa fisicità, avesse segnalato la
discontinuità, solo ciò avrebbe offerto alla chiesa una reale e potenzialmente
efficace risposta ai problemi che l’affliggono, solo un papa africano o
dell’estremo oriente sarebbe stato all’altezza della sfida. Invece, è come se
questo conclave si sia sì reso conto dei problemi della chiesa, ma abbia poi
risposto in maniera insufficiente, graduando al ribasso la misura del
rinnovamento, e fallendo così clamorosamente il suo obiettivo.
Il futuro darà una risposta a queste mie personali
considerazioni.
Considerazioni che condivido-
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