La prima puntata della nuova trasmissione della Annunziata è
chiaramente fallita. Sarebbe interessante sapere come sono stati scelti i
partecipanti. Non mi riferisco certo ad Ingroia ed agli altri rappresentanti
della lista “Rivoluzione Civile”, ma ai loro interlocutori che onestamente si
sono dimostrati di bassissima qualità, apparentemente mandati lì con la
specifica missione di gettare fango sulla nuova formazione politica.
Oltre al solito Sallusti che è arrivato a dare del
mascalzone ad Ingroia, dimostrando anche a tutti quei signori che a vari
livelli hanno ritenuto di mobilitarsi per evitargli il carcere quanto egli sia
un professionista dell’insulto assunto a metodo di lotta politica, ci stava una
certa giornalista de “La Repubblica” Sonnino che evidentemente “tiene famiglia”
e deve guadagnarsi la pagnotta dai suoi padroni in qualche modo, a un tizio che
ripeteva fino al parossismo la stessa frase sulla candidatura, pensa che cosa
terribile, di un campano in veneto, a due giovani pescati non so da quale
periferia degradata che avevano un atteggiamento chiaramente mafioso.
L’Annunziata può ben pensare che quello sia un campione
significativo degli elettori italiani, ma almeno dovrebbe mostrarsi in grado di
controllarli, e non di subire i loro interventi al di fuori di qualsiasi minimo
livello di disciplina.
La trasmissione in sé ed il suo palese fallimento non
costituiscono comunque il mio principale oggetto di interesse, molto più
interessante è dal mio punto di vista cosa ci fa capire di “Rivoluzione
Civile”...
Ciò che si è potuto vedere in questa trasmissione mi pare
pienamente confermare l’impressione che avevo finora avuto, e che consiste nel
fatto che ci sia molto dilettantismo. Sembra abbastanza evidente che la lista
sia stata sostanzialmente improvvisata, a partire dal proprio leader che si
caratterizza sempre più chiaramente come un simbolo, mostrando chiaramente come
il suo ingresso così improvviso in politica si accompagni inevitabilmente con
la difficoltà a rintuzzare gli argomenti capziosi che finti giornalisti pongono
provocatoriamente, ed anche a una carenza nelle competenze che un ruolo
politico così rilevante gli imporrebbe, in particolare per quanto riguarda
l’economia.
Insomma, si vede che né Ingroia, né gli altri sono
politicanti, questi mestieranti della politica, e ciò, malgrado avrà un costo
in termini di consensi, può da un differente punto di vista costituire un
vantaggio.
Altrettanto evidente risulta la sua eterogeneità, vedendo la
presenza di partitini di ascendenza marxista, formazioni orientate nel settore
dell’ambientalismo fino ai gruppi per la decrescita, semplici movimenti, alcuni
dei quali a carattere esclusivamente locale.
Quindi, dilettantismo ed eterogeneità, due caratteristiche
che in qualche modo si sostengono l’un l’altra, e sembrano indebolire la nuova
formazione politica.
Il punto è l’uso che possiamo fare di “Rivoluzione Civile”.
Un’organizzazione non può essere fine a sé stessa, è semplicemente uno
strumento come un altro per un progetto. Io vedo infatti questo come un polo di
aggregazione di forze diverse che convergono su un numero limitato di
obiettivi, e puntano a dare a questi obiettivi una rappresentanza parlamentare.
Tali obiettivi comuni sono inevitabilmente da una parte al
ribasso per potere aggregare forze diverse, dall’altro con una portata
simbolica forte, per attirare l’attenzione, per dare un’immagine immediata e
vistosa di sé. Nel momento in cui ho deciso di appoggiare questa lista,
confesso di non essermi troppo preoccupato di condividere i punti elencati, mi
è bastato capire a quali forze, a quali istanze ideali esse si richiamassero, e
ciò soprattutto considerando la fase storica che viviamo, il contesto
obiettivamente rivoluzionario in cui agiamo. Non posso qui riassumere le
analisi che pure avrete letto su questo blog che mi portano a queste
conclusioni. L’unica cosa che qui posso ribadire è che il capitalismo sembra
entrato in una crisi di tipo terminale, nel senso che ha talmente abusato degli
strumenti di cui dispone per garantirsi quella crescita quantitativa costante
dell’attività economica che gli è essenziale per la sua stessa sopravvivenza,
che ora non ne dispone di ulteriori se non naturalmente la distruzione delle
merci attraverso una devastante guerra interna ai paesi più sviluppati. Queste
considerazioni non mi rendono per nulla entusiasta, ma piuttosto mi preoccupano
perché i grandi capitali, i potenti del mondo saranno pronti davvero a tutto
pur di dare ancora un proseguo al capitalismo.
Quindi, quando parlo di contesto rivoluzionario, non mi
riferisco a un evento gioioso, ma più banalmente a una fase di grandi
cambiamenti che complessivamente hanno molta più probabilità di risultare
drammatici che positivi.
Se quindi questa è la situazione, fare gli schizzinosi si
traduce in una forma di fuga dalle proprie responsabilità storiche.
In sostanza, una volta verificata l’inadeguatezza di
“Rivoluzione Civile”, trovo sbagliato scapparsene via per mantenere la propria
purezza ideale, ma bisogna invece lottare per renderla una palestra di confronto
ideale in cui porre il proprio punto di vista, accettando di dibattere con
persone che pure si riconoscono così distanti da noi.
Da questo punto di vista, risulta chiaro che le questioni
organizzative in questa fase debbano prevalere su quelle dei contenuti. E’
infatti necessario predisporre i mezzi, le norme che permettono ed anzi
agevolano questo confronto, ed è dal confronto che devono venir fuori le azioni
conseguenti.
Anche qui, vedo che molti si lamentano del processo di
formazione delle liste. Ebbene, io credo invece che noi dobbiamo essere
indulgenti, dare un po’ di fiducia a chi ha il potere di definire i nominativi,
Ingroia ed il suo gruppo più ristretto di collaboratori in primis, scontando
sin dall’inizio che ci saranno inevitabilmente errori per un certo numero. Tali
errori si possono accettare solo se si pensa a questo come ad un inizio, a
un’impresa che sta partendo come può, con tutti i suoi limiti, e non come il
punto culminante della vicenda.
Ciò che al contrario non sarei disposto a tollerare, è
vedere questi parlamentari eletti distaccarsi completamente dall’insiema delle
forze che l’hanno sostenuto ed eletto per rispondere o solo a sé stessi o
magari ai gruppi di appartenenza, questo sì che sarebbe intollerabile. Proprio
per questa ragione, ribadisco che è fondamentale predisporre strutture e
modalità di dibattito, che possano rendere “Rivoluzione Civile” un movimento
che possa man mano esprimere la propria specificità trasformandola dall’attuale
struttura sostanzialmente federata tra forze differenti.
Partecipando all’assemblea locale, ho proprio sostenuto la
questione fondamentale della costituzione di organismi collegiali che si
pongano in interlocuzione dei parlamentari, evitando la prospettiva di un
sostanziale disfacimento della stessa esperienza di costituzione di
“Rivoluzione Civile”.
Sono quindi profondamente critico con il gruppo dirigente di
ALBA, uno dei movimenti che aveva all’inizio aderito a questa esperienza, e che
in maniera leninista, da comitato centrale, ha deciso di ritirarsi malgrado
avesse concorso a un referendum via web che aveva deciso l’esatto opposto, di partecipare.
A parte gli aspetti paradossali delle contraddizioni tra un movimento che si
vuole spontaneista in forma estrema, e che poi decide per volontà di pochissime
persone in aperta opposizione alla maggioranza di coloro che erano pure stati
interpellati in merito, qui c’è un gravissimo errore politico, la
sottovalutazione della fase, dell’impossibilità di starsene da parte fingendo
che sia un momento storico come qualsiasi altro.
Allo stesso modo, non posso condividere la delusione di una
giovane palermitana intervistata dall’Annunziata che si ritira perché Ingroia
non ha accettato la sua candidatura, qui siamo davvero in piena crisi
individuale. Infine, anche attraverso le parole di Salvatore Borsellino in
trasmissione, si capisce che si sovrappongo alle motivazioni politiche,
motivazioni umane di altro tipo, del tutto rispettabili, ma che dovrebbero
essere tenute accuratamente da parte, risolte altrove, senza pubblicità data la
loro natura così personale, evitando di inceppare il lento meccanismo di avvio
di questa esperienza ed anche di dare ghiotto materiale a chi, stando al
potere, vuole che questa esperienza si concluda al più presto senza sortire
effetti.
Più maturità per favore, che significa più tolleranza adesso
e più impegno rigoroso e senza sconti dopo (sennò, il dubbio che diventare
parlamentari sia lo scopo reale di tutte le obiezioni avanzate).
Non ho visto la trasmissione e leggendo il tuo post vedo che non mi sono perso niente, anzi risparmiato qualche arrabbiatura. Voterò per questa lista Rivoluzione civile di Ingroia alla Camera perché credo che ci sia stato un notevole impoverimento del dibattito politico in Parlamento dopo le precedenti elezioni che videro l'arcobaleno non raggiungere la soglia del 4%. Un Parlamento deve essere rappresentativo delle diverse voci del paese, poi ci può essere anche una legge che favorisca la governabilità, ma non può tranciare le voci che debbono essere rappresentate nel Parlamento. Penso che sia preziosa la rappresentanza di questa lista. Al Senato voterò Vendola, sto in in Lombardia e non voglio avere il rimorso di consegnare Vendola al Monti/Bersani (come probabilmente succederà). Ciao
RispondiEliminaCapisco la tua scelta, probabilmente se votassi in Lombardia, mi verrebbe la stessa tentazione, ma ti confesso che Vendola è stato per me una enorme delusione, ed ancora oggi non riesco a capire perchè sia stato così codardo da non mettersi lui al centro di un polo altermativo simile a "Rivoluzione civile", si sarebbe trattato di una lista che poteva raccogliere molti più consensi.
RispondiEliminaLa mia impresisone è che Vendola scioglierà presto SEL ed aderirà al PD, ma spero tuttora di sbagliarmi.