Apparentemente, non c’è modo, è
impossibile convincere perfino il mondo abbastanza ristretto ed in qualche
misura selezionato che gravita nella blogsfera che queste non sono elezioni
qualsiasi, come le tante che dal dopoguerra si sono succedute...
Forse, l’unico raffronto adeguato
sarebbe con le elezioni del 1948 che però non ho vissuto (vecchio lo sono, ma
non così tanto…), in cui si completava il processo di divaricazione e
contrapposizione tra le forze che avevano concorso magari in misura differente
alla guerra di liberazione dal fascismo/nazismo.
Bisognerebbe rendersi conto che
la improvvida decisione di Napolitano prima di chiamare Monti a guidare un
nuovo governo, di Berlusconi poi di dimettersi e di Bersani di appoggiarlo
senza chiedere nuove elezioni anticipate, ha determinato una nuova fase della
politica italiana, ma io direi europea, così che noi possiamo distinguere un
prima ed un dopo.
Non solo Monti e l'Europa ci
impongono una nuova politica economica basata sui dogmi del più feroce
liberismo, ma ciò che viene fuori è l'autoproporsi di una sorta di direttorio
europeo in gran parte senza alcuna legittimazione popolare ed in aperto
conflitto con le sovranità nazionali, che pretende non solo di determinare le
scelte in campo economico, ma anche di ridefinire lo stesso concetto di
democrazia.
La frase pronunciata da Monti
dell'esigenza di "tagliare le ali estreme", non può essere
derubricata a battuta estemporanea, soprattutto se si tiene debitamente conto
del pesante coinvolgimento della stessa BCE nel processo di estromissione del
governo Berlusconi e della trionfale accoglienza riservata a Monti al vertice
europeo del partito popolare: ciliegina sulla torta l'irrituale sostegno
esplicito offerto dal presidente francese Hollande, che pure, quale membro
autorevole della socialdemocrazia europea, dovrebbe trovarsi all'opposizione
rispetto al partito popolare.
Tutto questo indica che un gruppo
di potere europeo che è trasversale rispetto alle nazionalità ed alle
appartenenze politiche, intende portare avanti una delimitazione del
democraticamente accettabile, tacciando di populismo o di destra o di sinistra
a seconda dei casi, ogni ipotesi politica che non si collochi in questo campo
del compatibile.
Oggi, in Italia, Monti si propone
di mettere definitivamente fuori gioco Berlusconi (a proposito, ma siamo poi
certi che questi stia a destra di Monti?), instaurando un regime formalmente
democratico che veda un centrodestra ferocemente liberista in amichevole
opposizione a un raggruppamento di centrosinistra in cui siano tollerati, quasi
come i giullari nelle corti medioevali, personaggi come Vendola che abbaiano
senza mai mordere, che pretendano a parole di distinguersi, ma poi pronti a
schierarsi col papà PD. In questo senso, le frecciatine che Monti periodicamente
riserva a Vendola mi appaiono come una sua legittimazione ad avversario
politico accettabile in modo da mettere fuori gioco ogni altra e ben più
radicale opposizione che si collochi appunto al di fuori di questo terreno di
democrazia accettabile da parte di questa eurocrazia.
Proprio perchè ritengo punto
dirimente rigettare questa concezione di democrazia ristretta, limito le mie
scelte elettorali al polo Ingroia e al M5S, escludendo nel contempo
l'astensione proprio perchè trovo assurdo non schierarsi.
Per la mia storia, non v'è dubbio
che preferisco ingroia a Grillo, e quindi la scelta è in qualche misura
obbligata, e non può cambiare perchè non amo i nomi sui simboli elettorali,
perchè ho dubbi su alcuni dei punti programmatici. Immaginate che oggi ci sia
da fare una scelta drammatica come capitò ai nostri padri quando scelsero la
resistenza armata. Ad armarci, non ci siamo (almeno non ancora), ma alla
resistenza senza dubbio sì e non riconoscerlo costituisce una responsabilità di
ordine storico.
Trovi assurdo non schierarsi. Io, al contrario, non lo trovo così assurdo, per diversi motivi. Primo fra tutti la mancanza di qualcosa in cui riconoscersi. Evito di dire qualcuno apposta, perché anche di quello sono stanco, del ridurre tutto alla figura di un singolo: mancano le idee e ci si affida alla buona (o cattiva) volontà di un singolo.
RispondiEliminaPer cui non vedo perché mi debba schierare per forza, scegliere per forza il meno peggio quando sai che tutto è peggio: meglio non scegliere.
Secondo motivo, una pura questione di principio. Si era detto che con questa legge elettorale si sarebbe dovuto smettere di votare, in quanto presa per i fondelli dei cittadini. E invece eccoci ancora qua, segno evidente che fa comodo così a tutti! Beh, basta. Si può anche dire no. A volte si deve.
Si potrebbe recarsi al seggio e far mettere a verbale che si sceglie di non votare, ma le elezioni resterebbero valide: meglio starsene a casa. Mi sembra una scelta di gran lunga più drammatica, di gran lunga più esasperante: metterli di fronte al fatto che così non li vuole più nessuno.
Poi lo so, agli italiani piace mettere crocette.... A questo giro fate anche per me. Grazie.
condivido la tua analisi, finale escluso. a tal proposito, non so se hai letto questo intervento di giannulli, http://www.aldogiannuli.it/2013/01/cosa-votare-la-camera/, che in altro modo scrivi quello che scrivi tu, non lesinando critiche però né al MV5 né a RC, e proponendo una cosa..
RispondiEliminasaluti, a.
Beh, leggi più attentamente, non sono per niente d'accordo con Aldo Giannuli, come del resto ho detto anche lì se leggi il mio commento lasciato lì.
EliminaIl punto di dissenso più forte è che non è il momento di limitarsi a gesti simbolici, bisogna dare rappresentanza e visibilità a una visione alternativa rispetto alla comune visione dei due maggiori partiti europei che pure prentenderebebro di essere alternativi (popolari e socialdemocratici).
sì appunto. e la visione alternativa quale sarebbe?
RispondiEliminaPersonalmente, neanch'io mi schiererò per nessuno dei contendenti, dato che non ritengo che queste elezioni rappresentino un passaggio verso il nuovo.
RispondiEliminaDato che i trattati europei hanno già tolto sovranità nazionale, la questione sarà solo scoprire se chi vince sarà più o meno celere nell'esecuzione dei dettami della UE che, tra parentesi, è un'istituzione non democratica sin dalla sua formazione, visto che tutti i poteri sono in mano ad una commissione non eletta ma nominata.