C’è qualcosa che accomuna Grillo
e Monti, è la loro comune convinzione che la distinzione destra/sinistra sia
superata.
Monti sostiene la distinzione
riformatori/conservatori, riconoscendo proprio nella sinistra i conservatori,
mentre egli si definisce un vero riformatore. Grillo, da parte sua, è ancora
più rozzo, distingue tra cose intelligenti e cose stupide, e questa distinzione
in effetti meriterebbe di stare tra quelle stupide...
Quindi, anche utilizzando termini
differenti, anche introducendo categorie differenti, rimane in comune ad
entrambi la volontà di sostituire la dicotomia che ha tradizionalmente
trionfato in politica da secoli, nuove dicotomie, l’una quella di Monti, basata
sull’ossessionante ricerca del nuovo tipica dei nostri giorni (chi vuole
rinnovare, è automaticamente qualificato positivamente), l’altra quella di
Grillo, basata su una forma di assolutismo, di un buon senso automaticamente
assunto come verità assoluta.
Dalla parte opposta, ci stanno
coloro che come Landini non ci stanno, che non accettano che si considerino
tutti uguali, senza questa benedetta distinzione tra destra e sinistra.
Mi pare che però Landini non
colga il punto. Qui, nessuno vuole rendere tutto uguale, l’esigenza che l’uomo
ha sempre avuto di distinguere, ha portato alle classificazioni, una modalità
pratica per evitare di ricominciare sempre dall’inizio, è come qualcuno che
voglia riporre tanti oggetti da usare successivamente, tenterà appunto di
stabilire dei criteri che servano a stabilire quali oggetti vadano raggruppati
nello stesso cassetto, il che ovviamente non è affatto un’operazione banale,
per risultare pratica, bisogna che il criterio sia abbastanza univoco e nello
stesso tempo sia facile assegnare al singolo oggetto il cassetto
corrispondente.
Qui quindi, vi è in gioco ben
altro, quello di stabilire quale sia il criterio dirimente per classificare le
politiche, se seguire una lunga tradizione che mette al centro in fondo
soprattutto il modo di concepire la distribuzione delle risorse, oppure
proporne di nuovi.
Mi dispiace per Landini, ma
davvero non posso convenire con lui, la distinzione tra destra e sinistra è
ormai consunta, è diventata soltanto un lenzuolo consunto sotto cui nascondere
una realtà che non ci piace.
L’obiezione che io faccio è però
del tutto differente da quella di Monti e Grillo, tutti loro infatti si basano
su un unico criterio, differente per ciascuno di loro, ma comunque unico. Ciò a
me appare come un automobilista che, per raggiungere un’altra città, volesse
ridurre una carta stradale ad un’unica dimensione. Come ad esempio ignorare la
longitudine e far finta che ci si possa orientare usando soltanto la
latitudine. Un criterio significa infatti un’unidimensionalità della politica,
che davvero oggi è proprio improponibile.
La mia opinione è quindi che
queste supersemplificazioni che la politica ci vuole offrire, vadano fermamente
respinte come una forma di sostanziale presa in giro degli elettori, costretti
ad aderire ad un unico criterio che nasconde gli aspetti multiformi che la politica
inevitabilmente ha.
Un primo passo che terrebbe conto
delle esigenze classificatorie di cui dicevo all’inizio, potrebbe essere quello
di definire almeno due criteri di classificazione. Sarebbe già un bel progresso
che costringerebbe le parti politiche ad uscire un po’ più allo scoperto.
Il discorso andrebbe approfondito
individuando concretamente quali potrebbero essere questi due criteri, ma ciò
andrebbe ben aldilà di ciò che può essere oggetto di un post.
Mi fermo qui, ma voglio ribadire che essere contro la
dicotomia destra/sinistra può essere ben altro che volere eliminare le
distinzioni, può significare accentuare le distinzioni.
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