martedì 22 gennaio 2013

DESTRA E SINISTRA IN POLITICA



C’è qualcosa che accomuna Grillo e Monti, è la loro comune convinzione che la distinzione destra/sinistra sia superata.

Monti sostiene la distinzione riformatori/conservatori, riconoscendo proprio nella sinistra i conservatori, mentre egli si definisce un vero riformatore. Grillo, da parte sua, è ancora più rozzo, distingue tra cose intelligenti e cose stupide, e questa distinzione in effetti meriterebbe di stare tra quelle stupide...


Quindi, anche utilizzando termini differenti, anche introducendo categorie differenti, rimane in comune ad entrambi la volontà di sostituire la dicotomia che ha tradizionalmente trionfato in politica da secoli, nuove dicotomie, l’una quella di Monti, basata sull’ossessionante ricerca del nuovo tipica dei nostri giorni (chi vuole rinnovare, è automaticamente qualificato positivamente), l’altra quella di Grillo, basata su una forma di assolutismo, di un buon senso automaticamente assunto come verità assoluta.

Dalla parte opposta, ci stanno coloro che come Landini non ci stanno, che non accettano che si considerino tutti uguali, senza questa benedetta distinzione tra destra e sinistra.

Mi pare che però Landini non colga il punto. Qui, nessuno vuole rendere tutto uguale, l’esigenza che l’uomo ha sempre avuto di distinguere, ha portato alle classificazioni, una modalità pratica per evitare di ricominciare sempre dall’inizio, è come qualcuno che voglia riporre tanti oggetti da usare successivamente, tenterà appunto di stabilire dei criteri che servano a stabilire quali oggetti vadano raggruppati nello stesso cassetto, il che ovviamente non è affatto un’operazione banale, per risultare pratica, bisogna che il criterio sia abbastanza univoco e nello stesso tempo sia facile assegnare al singolo oggetto il cassetto corrispondente.

Qui quindi, vi è in gioco ben altro, quello di stabilire quale sia il criterio dirimente per classificare le politiche, se seguire una lunga tradizione che mette al centro in fondo soprattutto il modo di concepire la distribuzione delle risorse, oppure proporne di nuovi.

Mi dispiace per Landini, ma davvero non posso convenire con lui, la distinzione tra destra e sinistra è ormai consunta, è diventata soltanto un lenzuolo consunto sotto cui nascondere una realtà che non ci piace.

L’obiezione che io faccio è però del tutto differente da quella di Monti e Grillo, tutti loro infatti si basano su un unico criterio, differente per ciascuno di loro, ma comunque unico. Ciò a me appare come un automobilista che, per raggiungere un’altra città, volesse ridurre una carta stradale ad un’unica dimensione. Come ad esempio ignorare la longitudine e far finta che ci si possa orientare usando soltanto la latitudine. Un criterio significa infatti un’unidimensionalità della politica, che davvero oggi è proprio improponibile.

La mia opinione è quindi che queste supersemplificazioni che la politica ci vuole offrire, vadano fermamente respinte come una forma di sostanziale presa in giro degli elettori, costretti ad aderire ad un unico criterio che nasconde gli aspetti multiformi che la politica inevitabilmente ha.

Un primo passo che terrebbe conto delle esigenze classificatorie di cui dicevo all’inizio, potrebbe essere quello di definire almeno due criteri di classificazione. Sarebbe già un bel progresso che costringerebbe le parti politiche ad uscire un po’ più allo scoperto.

Il discorso andrebbe approfondito individuando concretamente quali potrebbero essere questi due criteri, ma ciò andrebbe ben aldilà di ciò che può essere oggetto di un post.

Mi fermo qui,  ma voglio ribadire che essere contro la dicotomia destra/sinistra può essere ben altro che volere eliminare le distinzioni, può significare accentuare le distinzioni.

1 commento:

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