AFFIDABILITA', UNA PAROLA MAGICA

Mi chiedo che razza di campagna elettorale vivremo nei due mesi che ci separano dalle elezioni. Mi chiedo se si può porre al centro del dibattito politico il concetto di affidabilità a livello internazionale...

Affidabilità è la dote di cui si pregia il premier uscente Monti, e Bersani lo rincorre andando in giro per l’Europa per rassicurare, per risultare anch’egli affidabile, un vero inferno.

Perché l’affidabilità è un concetto sfuggente, si potrebbe dire che Hollande non è affidabile quando praticamente si rimangia gran parte del progetto con cui si era presentato alle elezioni presidenziali, andando perfino ad osannare Monti proprio nel giorno in cui egli si riconosce con la propria presenza fisica al vertice europeo di quel partito, come parte costitutiva dei popolari europei: stravagante davvero che il più importante membro della socialdemocrazia, renda onore a un politico proprio nel momento in cui egli si riconosce nel partito avversario.

Allo stesso modo, potrei dire che la Merkel è del tutto inaffidabile quando sostiene una strategia economica che può portare solo a un disastro in tempi brevi.

Ci sono i governi delle grandi nazioni del mondo e poi ci sono i mercati finanziari, e la cosa fondamentale è risultare affidabile. Eppure, non ci si dovrebbe chiedere se non sia preferibile essere inaffidabile verso soggetti e forze personificate o anche impersonali, quando compiono atti che non si condividono, davvero la soluzione ai guai del mondo sta nel “così fan tutti”, nell’adeguarsi, nel mostrarsi all’altezza di non si sa chi e che cosa?

Infine Monti l’ha confessato, le tasse che ha imposto agli italiani non servivano all’economia, erano solo un mezzo per guadagnare affidabilità, per potere andare ai vertici dicendo “guarda che io ho tartassato il mio popolo più di quanto sia riuscito a fare tu”, di mostrarsi un vampiro più efficiente degli altri: dall’alto di questa performance vampiresca, il premier si vede aprire le porte, viene ascoltato con attenzione, tutti potranno dire “è uno di noi” come in qualsiasi vertice mafioso che si rispetti.

Eppure bisognerebbe andarci a questi vertici proprio per segnare la propria differenza, il distanziamento da questa onda liberista che ci sta sommergendo senza pietà.