Aspetti paradossali della situazione economica odierna.
Manca la merce? No, siamo in piena crisi di sovrapproduzione, Cina e BRICS in generale saturano il mercato con la loro produzione, mettendo in crisi i settori produttivi dei paesi più sviluppati che non riescono ad essere abbastanza competitivi.
Manca il denaro? Ebbene, siamo inondati da una liquidità enorme che in altri tempi avrebbero portato all’inflazione.
Eppure, nelle tasche dei consumatori occidentali il denaro latita, e di inflazione sembra proprio non esserci traccia. Dove sta allora tutto questo denaro?
La risposta è che si trova investito nei mercati finanziari, e visto che fluisce velocemente, è sempre impegnato e non disponibile per altre destinazioni.
Perché il denaro sta investito nelle varie borse del mondo? Per sostenere i corsi dei titoli. Lo ha deciso a suo tempo Bush, apparentemente con l’accordo di tutti gli altri governanti, compreso il suo successore Obama.
Bush lo ha deciso e lo ha attuato riversando ben 700 miliardi di dollari, naturalmente freschi di stampa, sulle banche più coinvolte nella bolla speculativa. Settecento miliardi di dollari è una cifra enorme, ma rispetto all’ammontare dei titoli tossici, per non dire dell’intero ammontare dei titoli che circolano sul mercato finanziario globale, sono come una goccia nel mare. Sono serviti a non fare fallire le banche, ma i titoli tossici stanno ancora in giro, e non si sa cosa farne a scadenza.
In Europa, in ossequio alla scuola economica tedesca, gli stati che hanno compiuto salvataggi bancari l’hanno fatto emettendo titoli di stato, apparentemente senza rendersi minimamente conto che tali emissioni avrebbero avuto un effetto ben peggiore dello stampare banconote, come fatto dagli americani.
Mi rendo conto che nulla è meno equo ed eticamente discutibile che stampare denaro fresco, è come rubare a tutti coloro che detengono denaro contante, ma come dicevo altrove, se non se ne impedisce o comunque limita la trasferibilità, i titoli di stato equivalgono al denaro contante, ed in più, maturando interessi, tendono ad autoincrementarsi.
Ora, il problema non è la disponibilità totale di ricchezza, questa c’è, ed anzi ce n’è troppa, ma il fatto che la crisi di sovrapproduzione è stata per più di un decennio curata con emissioni sempre più ingenti di titoli, anche da soggetti privati come le banche d’affari. Il forte spostamento geografico nella produzione di beni, in paesi poi che pretendono di essere autonomi e non colonizzati dal primo mondo, ha spinto i capitalisti americani, giapponesi ed europei ad incrementare la loro attività finanziaria, quella appunto che con la bolla speculativa di fine 2007 ha determinato la crisi epocale in cui ci troviamo pienamente invischiati.
Allora, qui c’è un conflitto, per ora politico, ma che non escludo che possa poi trasformarsi in un conflitto armato, tra i capitalisti che pretendono di prosciugare tutta la liquidità per tentare di salvaguardare il mare di titoli su cui galleggiano, e la gente comune che richiede questa liquidità per i suoi bisogni essenziali, per potere mantenere un minimo di benessere a cui eravamo abituati. Ciò può avvenire soltanto letteralmente bruciando tutti i titoli tossici e ridimensionando il valore facciale di tutti gli altri titoli.
Come vedete, la lotta è davvero all’ultimo sangue, perché i grossi capitalisti, i banchieri si trovano con l’acqua alla gola, si sono messi in un guaio enorme da cui non sanno come uscire. Capiscono che devono succhiare il sangue della gente per andare avanti.
Se domani un governo di una certa rilevanza, mettiamo quello italiano, dichiarasse il default, cioè dicesse che non intende più pagare i propri debiti, se non mettiamo, al 40% del loro valore facciale, crollerebbe tutto questo castello di cartacce su cui viaggiano i famosi mercati finanziari.
Per questa ragione, l’establishment finanziario, a partire dalla BCE, da’ per scontata l’unica cosa che non potrebbe ragionevolmente dare senza argomentare, che cioè bisogna soddisfare le richieste del mercato.
E’ inutile tentare di oscurare il sole, il mercato finanziario è il vero nemico della gente, e ciò indipendentemente dalle persone fisiche che vi operano: è una questione oggettiva che, se la gente pensa a difendere sé stessa, allora quel mare di titoli emessi con tanta leggerezza andranno in fumo, ed interi patrimoni spariranno. Capitalisti con patrimoni enormi, con disponibilità finanziarie praticamente illimitate, potrebbero domani trovarsi a dovere vivere come facciamo noi, comuni mortali, facendo sempre il conto di cosa posiamo e di cosa non possiamo permetterci.
Badate, in ogni caso, anche nel caso di default, non saranno certo rose e fiori, nel breve periodo si creerà un caos, si avranno ostacoli enormi al commercio, ma poi se ne uscirà senza più quei maledetti 2000 miliardi di euro di debiti sul groppone.