domenica 11 settembre 2011

PERCHE' FIRMERO' PER IL REFERENDUM ELETTORALE

E' in corso la raccolta delle firme per l'indizione del referendum per abrogare alcune norme della legge elettorale vigente, più nota come "porcellum". I quesiti referendari sono stati formulati in modo da anmnullare le modifiche apportate a suo tempo alla vecchia legge, nota come "mattarellum" dal nome del proponente. Se tutto ciò avvenisse com'è negli auspici dei proponenti, di fatto sarebbe il vecchio mattarellum a ritornare in vigore.
Che a questo si giunga, non è ovviamente per niente scontato: prima si deve raccogliere il numero di firme richiesto, poi l'apposita commissione deve verificare il numero di firme effettivamente valide, e in questo caso la corte costituzionale sarebbe chiamata a dichiararne l'ammissibilità, e questo sarebbe sicuramente il passaggio più critico, ma su questi temi non ho la competenza per addentrarmi.
Questo referendum ha sollevato molte polemiche. Non solo esso è avversato dal centrodestra che mai rinuncerebbe alle norme vigenti, in particolare alle liste bloccate, non solo lo è nell'area del terzo polo per ovvii motivi, ma lo è anche nell'area di sinistra.
Ho ad esempio letto sul web post che, a proposito di questo referendum, gridano all'imbroglio. In sostanza, il mattarellum viene da costoro considerato deprecabile quanto la legge attualmente in vigore, e quindi temono che l'avversione abbastanza generalizzata per la legge vigente venga furbescamente incanalata in direzione a loro opinione impropria.
Vediamo allora di esaminare con una certa cura la questione.
La prima norma che sarebbe abrogata è il premio di maggioranza. Ciò che risulta del tutto inaccettabile è la trasformazione di una maggioranza relativa, bassa quanto si voglia, in una maggioranza assoluta. Non solo il centrodestra con circa il 40% dei voti ha il 55% dei seggi parlamentari, ma secondo tali norme, anche una coalizione avente anche meno del 30% dei voti totali, potrebbe risalire a questa quota magica del 55%, quindi raddoppiare artatamente la propria rappresentanza.
Sull'abrogazione di tale norma, credo che ci sia il più ampio consenso. Perfino il centrodestra che i sondaggi danno come svantaggiato rispetto al centrosinistra, comincia a riflettere sui pericoli che esso stesso correrebbe in caso di vigenza della norma per le prossime elezioni.
L'altra norma coinvolta, a parole avversata da tutti, almeno sul versante di sinistra, è quella della presentazione di liste bloccate: in caso di successo del referendum, si tornerebbe a collegi uninominali e alla suddivisione dei seggi nelle due quote, una del 75% di maggioritario (coloro che nel loro collegio hanno raggiunto la maggioranza relativa) e una del 25% di proporzionale, che si conteggia in maniera differente per la camera (a livello nazionale) e per il senato (a livello regionale).
E' qui, proprio sul sistema quasi maggioritario definito dalla ricostituzione di collegi uninominali, che si appunta la critica di parti consistenti della sinistra più a sinistra.
Innazitutto, vorrei sgombrare il campo da un'argomentazione che viene, non so se con poca correttezza o per un grave errore di incomprensione, adoperata, e cioè che l'effetto di avere nel proprio collegio un unico candidato per lista abbia un effetto del tyutto analogo a quello delle liste bloccate.
Ciò è del tutto falso, perchè si basa sul concentrarsi su un unico aspetto, ed ignorando tutti gli altri pure presenti, distorce l'effetto delle norme.
Partiamo dunque da un fatto. Anche nel sistema proporzionale, quello per intenderci della prima repubblica, vigente fino ai primi anni novanta, le liste elettorali avevano ovviamente un numero limitato di nomi (pari ai seggi disponibili), e i collegi elettorali uninominali (con recupero regionale) vi erano anche allora per il senato. Non credo che possa esistere un sistema elettorale che fa davvero scegliere liberamente all'elettore il suo candidato, visto che la scelta avviene comunque su una base molto limitata: è davvero questo che vogliamo con la riforma elettorale, è questo che ci appare così scandaloso nel porcellum? Io non lo credo, penso piuttosto che è l'intero meccanismo che le norme vigenti mettono in movimento che ci appare così deprecabile, fino a determinare perfino un rigetto della stessa espressione del voto.
Ciò che in realtà appare intollerabuile è l'irresponsabilità che viene fuori dalle liste bloccate, irresponsabilità verso gli elettori, sia dei singoli candidati che delle preferenze non hanno bisogno, sia delle segreterie che puntano tutto sul consenso al partito, prescindendo del tutto dai candidati in cui la prposta politica poi concretamente si incarna.
Il punto è proprio questo, che all'elettore viene richiesto solo il consenso alla specifica formazione politica. e quindi una cessione totale di fiducia, a cui l'unica alternativa che si può opporre, è l'astensione dal voto, cioè la decretazione della sconfitta della democrazia.
Quando si passasse a un sistema a collegi uninominali, la situazione sarebbe esattamente opposta, e solo uno sguardo estremamente superficiale può confenderne le conseguenze. Difatti, in questo caso si ha invece il massimo di personalizzazione del voto: lo specifico candidato, lungi dall'essere indifferente, è parte integrante e tendenzialmente preponderante dell'offerta politica. Insomma, se il candidato del collegio non è gradito, il rischio che il voto vada verso altri lidi, è forte. Ciò è tanto più vero nella situazione di crisi delle ideologie in cui ci troviamo, e in cui le offerte tra i differenti partiti si giocano su aspetti del tutto marginali. Visto che i partiti squasi si equivalgono tra loro, la faccia del candidato diventa importantissima nell'offerta politica.
A sua volta, ciò obbliga le segreterie che definiscono le liste a livello nazionale a una selezione accurata delle candidature, ed è miope non comprendere come ciò costituisca un mezzo formidabile per migliorare il livello qualitativo del parlamento che si va a costituire.
Le continue polemiche che vengono da sinistra a sistemi anche vagamente maggioritari mi pare alla fine siano dovute alla preoccupazione di non essere rappresentati in parlamento, e tale preoccupazione fa velo ad ogni considerazione obiettiva dei vari sistemi elettorali.
Crediamo davvero che una rappresentanza qualsivoglia, con le concrete politiche portate avanti dai partiti oggi rappresentate in parlamento, abbia un'influenza significativa sulla politica? Quest'esperienza è stata fatta, e non mi pare che quel pugno di parlamentari dell'estrema sinistra abbiano determinato effetti obiettivamente riscontrabili nei tempi del centrosinistra craxiano. Al contrario, all'ombra del mattarellum così tanto disprezzato a sinistra, quest'area politica è potuta crescere, dando ad esempio grande visibilità a Bertinotti, anche prima che divenisse presidente della camera.
Continuo a sostenere che il sistema maggioritario è potenzialmente più democratico del sistema proporziuonale, ma bisognerebbe che i partiti fossero regolamentati per legge, che così possano diventare democratici al proprio interno,e naturalmente che non ci fossero parlamenti che si facciano espropriare del proprio potere da organismi sovranazionali non democraticamentye legittimati. So bene che tutto questo è ancora tutto da venire, ma la scelta dei collegi uninominali mi pare una prospettiva che vada sposata e difesa pienamente, che vada in una prospettiva positiva. Inoltre, abrogare il porcellum mi pare di per sè un obiettivo degno di essere perseguito: opporsi a questo referendum è così doppiamente sbagliato, sia nei tempi brevi perchè elimina la nominatività del parlamento, sia in prospettiva, quando avremo una politica degna di questo nome, perseguita da partiti degni anch'essi di questo nome.
Infine, bocciare il porcellum obbligherebbe comunque il parlamento, anche se volese rifiutare il mattarellum, a legiferare in materia: come si può essere così miope di porsi di traverso e di fatyto così garantire lunga vita al porcellum?

9 commenti:

  1. Sono d'accordo soprattutto sull'ultima considerazione che fai. E cioè che, nonostante il "mattarellum" non sia il top in fatto di legge elettorale, comunque - abrogando l'attuale "porcellum" - si obbligherebbe il Parlamento a legiferare sulla materia.

    Però, relativamente all'affermazione che "esso (il referendum, ndr) è avversato dal centrodestra che mai rinuncerebbe alle norme vigenti, in particolare alle liste bloccate,... lo è (anche, ndr) nell'area del terzo polo per ovvii motivi", non è quanto mi risulta: ad esempio qui.

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  2. Anch'io sono d'accordo che qualunque sistema elettorale sia preferibile a quell'obbrobrio che attualmente trasforma il nostro voto in un timbro notarile della volontà di pochi segretari di partito. Questo, d'altronde, spiega già da solo perché costoro non vogliano cambiare un sistema che assicura loro questo potere.
    Personalmente, ormai voto solo ai referendum, mentre annullo la scheda a tutte le elezioni. Ho fatto un'eccezione su Pisapia, non perché fossi d'accordo sul suo programma, ma perché sono rimasto indignato per l'attacco di cui è stato vittima.
    Sull'eterna diatriba tra maggioritario e proporzionale, sono sempre stato convinto sostenitore di quest'ultimo. Del resto, la nostra storia ha sufficientemente dimostrato che la politica italiana (quella repubblicana) non è mai stata riducibile a due, o tre, grandi schieramenti.

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  3. @BCessa
    Grazie per la segnalazione, è difficile seguire le vicende di partiti e partitini...
    Comunuqe, escluderei che chiunque nel terzo polo possa essere a favore del maggioritario.
    Probabilmente, sono un po' più avveduti della sinistra dura e pura, e capiscono che oggi la priorità è costituita dall'affossamento del porcellum, e che la dinamica che un referendum può innescare alla fine potrebbe andare verso l'agognato proporzionale.

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  4. @BC
    Gli schieramenti comunque non sono un dato di fatto, sono a loro volta il risultato di fatti ben più generali: a che esigenza fondamentale dello spirito o della nazione corrisponde ad esempio l'API di Rutelli?
    A mio parere, il fatto fondamentale sarebbe quella di regolamentare i partiti per assicurarne la democrazia interna, in modo che stare nello stesso partito non costituisca un atto di fiducia illimitata, come se si trattasse di un gruppo di amici, ma che chi vi si trovasse in minoranza avesse le garanzie che la democrazia prevede.

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  5. Io avevo già firmato l'appello su internet ed ora vorrei farlo di persona. Visto che in città non ho visto nessun centro di raccolta firme, credo di dover andare in Comune. E' così?

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  6. @Vincenzo
    Sull'Api di Rutelli, stenderei un pietoso velo.
    Che un sistema maggioritario garantisca una "maggior governabilità" è chiaro, dato che è studiato apposta affinché ci sia sempre un vincitore. Un sistema proporzionale non garantisce sempre la governabilità, ma, secondo me, è più idoneo a dare garanzie democratiche a chi perde.

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  7. @Ornella
    Ho i tuoi stessi problemi, nella mia zona le firme in piazza le raccolgono solo in pochi posti e per tempi molto limitati, e quindi sarò costretto a recarmi al comune per firmare. Tra l'altro, avendo la residenza in un comune piccolo, avrò maggiori difficoltà perchè sono pressocchè certo che non saranno attrezzati e mi faranno obiezioni di ogni genere: ci riusciremo lo stesso :)

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  8. @BC
    La mia opinione è che paradossalmente, per motivi storici differenti, non abbiamo mai sperimentato nessuno dei due sistemi in una forma "pura".
    Il proporzionale nel mondo bipolare escludeva la possibilità del PCI di andare al governo, come in questi ultimi diciotto anni abbiamo avuto un sistema bipolare ma non bipartitico, come prevederebbe il maggioritario. Il sistema bipolare riesce a cumulare i difetti di entrambi i sistemi, ma qui non mi è possibile dilungarmi: in un vecchio post me ne ero occupato in maggior dettaglio.

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  9. Fatto! E' stato semplicissimo: sono andata al Comune e senza alcuna difficoltà sono stata indirizzata nella stanza dove poter firmare per il referendum. Nel giro di pochi minuti ero già fuori. :-)

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