Ieri, dalla Gruber era ospite Andreoli. Del suo discorso, ho trovato particolarmente interessante la sottolineatura della paura che pervade la nostra società. Questa paura è l'elemento fondamentale che sostiene un potere iniquo ed arbitrario, in quanto non rivolto all'ìinteresse generale.
Devo dire che si tratta di un'analisi che mi convince, la paura attorno a me è un'esperienza quotidiana. Particolarmente evidente è sui luoghi di lavoro, almeno è certamente così nell'Università dove io opero. La paura porta al silenzio, ed è nel silenzio che le trame più vergognose possono svolgersi e realizzarsi.
Per farvi intendere il livello di protervia e di raffinatezza che in questi ambienti si può raggiungere, potrei citarvi il caso di un collega la cui produzione scientifica gli offriva ottime possibilità di promozione. Egli però aveva manifestato una certa indisciplina verso il proprio "capo", che non gradiva pertanto che fosse promosso. Bene, questo capetto cosa fa per silurare il proprio allievo senza averne contraccolpi? Si mette d'accordo con l'altro docente influente in quella disciplina, e fanno finta di essere tra loro in disaccordo. Questo secondo capetto evidentemente in combutta col primo, avvicina il candidato e gli dice che lo appoggerà lui, ma, per fare andare a buon fine questa promozione, è necessario che tutto avvenga nel più completo silenzio. Purtroppo, questo collega si attiene a queste istruzioni, col risultato che viene bocciato, e alla fine risulta che era lui, la reale vittima del raggiro, ad avere tentato di raggirare il suo capo operando di nascosto da lui, mentre i due capetti imbroglioni ne escono entrambi bene, l'uno perchè si era tentato di raggirarlo, e l'altro perchè. avendo ottenuto un completo silenzio sull'operazione, non può essere accusato di nulla.
Certo, la paura, soprattutto la paura di perdere qualcosa, ci distrugge l'esistenza, perchè quel qualcosa che abbiamo paura di perdere difatti in un certo senso lo perdiamo già per il fatto stesso di temere di perderlo. Ciò vale per la nostra stessa vita perchè la paura di morire può condizionare i nostri comportamenti, obbligandoci a rinuncie, a prudenze esagerate.
Da questo punto di vista, mi sono sempre ritenuto un diverso, vedendo che questo mio operare senza eccessive paure, crea un certo isolamento nei miei confronti perchè evidentemente suscito un effetto di paura in chi mi sta attorno, onesto e senza paure capisco che costituisco una mina vagante nella società di inciuci e di silenzi in cui viviamo.
Malgrado la paura così diffusa spieghi tante cose della nostra società, bisognerebbe pure capire perchè dovrebbe essere precipua del nostro tempo. Io non lo penso, credo che la paura, che poi è essenzialmente paura di rimanere soli, ci sia sempre stata. Oggi, la paura è quella di perdere il benessere, in una società in cui il successo, espresso in denaro, è la misura di tutte le cose.
Le testimonianze che abbiamo ci dicono che anche solo un secolo fa, ma probabilmente anche più recentemente, le cose non erano così.
Un filosofo della politica Charles Taylor, affronta la questione del concetto di onore, e del suo dissolvimento nella società contemporanea. Egli confronta tale concetto a quello di dignità, dicendo in sostanza che il secondo ha soppiantato il primo. La differenza tra i due concetti è che la dignità è un valore paritario, i sacri principi parlano di un'uguale dignità umana. L'onore al contrario, è un concetto riferito a una data posizione sociale, ed è quindi imtrinsecamente discriminante. Tipicamente, i romanzi dell'ottocento parlano dell'onore di un ufficiale che andava difeso in duello anche a costo della propria stessa vita. Così, quell'individuo non difendeva la propria dignità umana, ma il proprio onore di ufficiale, onore differente, anzi manifestamente superiore, a quello di un ciabattino ad esempio.
Mi chiedo, e capisco che è una riflessione non politicamente corretta, se sotto il concetto di dgnità umana che abbiamo di default per il fatto stesso di essere nati, non si nasconde un'insidia, di avere trasferito quelle differenze, che erano incluse nel concetto di onore, nel denaro, col risultato che un comportamento onorevole non è più di moda, è "out", perchè l'importante è raggiungere un certo livello di ricchezza, non importa come. Non è insomma il nostro modo di comportarci che viene considerato come fondamentale, ma piuttosto il risultato che otteniamo.
La battaglia delle canne
8 ore fa
Eggià! Conti per quel che hai e non per quel che sei come individuo! E nel raggiungere il potere e la ricchezza non ci si fa alcun scrupolo, non si ha neanche più l'ansia di venir scoperti con le mani nella marmellata, anzi sfacciatamente si delinque a cielo aperto perchè ormai in Italia si è perso non solo il concetto di onore, ma proprio il senso della vergogna!
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RispondiEliminaBellissimo post, Vincenzo, veramente...
RispondiEliminaIo sono una di quelle che ha paura, ma che è quel poco incosciente da non sentirla e quindi parlare e combatterla ( lo insegno anche ai miei figli e l'onetà è una bella corazza) , anche se sempre con garbo e con onore, che io lego alla mia figura femminile e di persona civile; secondo me oltre che alla classe che si rappresenta bisognerebbe anche pensare al ruolo sociale che il nostro comportamente potrebbe disonorare.
Ma qua nessuno ce l'ha più l'onore....
Un cordialissimo saluto