martedì 19 aprile 2011

I NUOVI EQUILIBRI GEOPOLITICI MONDIALI

Il mondo sta cambiando intorno a noi, e noi neanche ce ne accorgiamo. Qui in Italia, tutti presi da un buffone che condiziona tutta la politica italiana con i propri problemi personali, non prestiamo l’attenzione che sarebbe necessaria alle grandi trasformazioni che avvengono in tutto il globo, e che cambiano gli equilibri geopolitici.

Vorrei qui riprendere una mia convinzione già espressa in precedenti occasioni che vede un esproprio sempre più evidente delle sovranità nazionali. Tradizionalmente, il punto di vista marxista è che esista l’impero del male, gli USA naturalmente, e che l’espropriazione delle sovranità consista appunto nelle esigenze imperialiste USA che non possono consentire che ogni nazione con le proprie scelte vada a confliggere con gli interessi capitalistici che gli USA rappresentano. Ciò che io credo è che questa fase politica è stata superata, che sul solco della lunga onda neoliberista partita negli anni ottanta, i grandi capitalisti hanno deciso di strutturarsi a livello mondiale, saltando la mediazione degli stati nazionali, in quella che io chiamo cupola affaristico-mafiosa. La crisi economica mondiale ha origini finanziarie, e quindi è tutta interna al mondo dei grandi capitali, è una loro creatura, quella di un mondo affaristico prigioniero del mito del profitto, e che in ossequio a questo criterio, ha consapevolmente cavalcato il rischio facendo precipitare l’intero mondo in una crisi dei mercati finanziari senza precedenti (paragonabile a quella, di tutt’altra origine, del ’29).

In questa scelta di arraffare tutto l’arraffabile senza curarsi degli squilibri che così si venivano a creare, si è andata costituendo questa cupola, come appunto la manifestazione di una pretesa del capitale di saltare la mediazione statale. Poco importa in questa prospettiva che perché ciò avvenisse, lo stato inteso nel duplice senso di governo e di organismi di controllo dei mercati siano stati complici, che funzionari infedeli abbiano consentito questa eutanasia dello stato, ciò che conta è la scelta fatta dai capitalisti di sbarazzarsi dell’ingombro del potere ufficiale, non considerato più neanche complice ma collocato in una posizione chiaramente subalterna.

Ma è stato soprattutto il modo in cui si è deciso di uscire dalla crisi, che ha certificato la svolta, nel momento in cui i governi, quello USA in testa, hanno accettato di subire il ricatto da parte delle banche, lanciando una colossale operazione di salvataggio il cui esito economico è ancora sospeso. Nel momento in cui il salvataggio dal fallimento delle banche è diventato un interesse nazionale prioritario, è evidente che il vero potere si trasferisce dalle aule parlamentari alle segrete stanze di banche e finanziarie varie che hanno acquisito l’impunibilità: qualunque cosa facciano, anche la più indegna e rovinosa per il mondo, non ne pagheranno mai le conseguenze. E’ il meccanismo infernale del ricatto, una volta accettato, non c’è modo di uscirne.

Le notizie più recenti confermano questa situazione, con le grandi istituzioni finanziarie che adesso mettono sotto il loro mirino lo stesso bilancio USA. Non era mai successo prima, e la reazione stizzita di Obama dimostra come il conflitto non sia fittizio.

L’Europa da parte sua attraversa una fase di grande debolezza da cui, alla luce degli atti politici osservati, non si capisce come possa uscire. Prevalgono i piccoli interessi nazionali come l’episodio alla frontiera di Ventimiglia mostrano, prevale un clima culturale xenofobo anche lì dove mai precedentemente si era manifestato, come dimostrano i risultati delle elezioni finlandesi, la scelta poi di privilegiare la stabilità dei conti piuttosto che la crescita mostra la grande paura delle istituzioni europee per i colpi che potremmo subire dalla cupola affaristico-finanziaria: un quadro di grande fragilità che non può che preoccuparci.

Dall’altra parte del mondo, i paesi emergenti da una parte, svariati paesi arabi, dall’altro, irrompono prepotentemente sulla scena del mondo pretendendo di occuparne il centro, e mettendo quello che fu il primo mondo in difficoltà: altro che complotto capitalista contro Gheddafi, qui questi vanno a rimorchio degli avvenimenti, tentando a loro modo di attutire l’effetto delle novità. In tutto ciò, sarebbe bene tenere a mente i problemi di natura ecologica che una sconsiderata attività umana mette giornalmente a repentaglio, e che fa da sfondo al quadro più propriamente politico.

Come finirà, a quali nuovi equilibri geopolitici approderemo, certo oggi nessuno può saperlo, ma una conclusione si potrebbe trarre, che la cupola affaristico-mafiosa ha stravinto contro i governi nazionali del primo mondo, dove un’opinione pubblica corrotta da un certo livello di benessere e dal mondo fittizio delle TV è stata totalmente inebetita e assiste sgomenta ed impotente a tutto ciò che va accdendo. D’altra parte, le contraddizioni oggettive che una certa conduzione dell’economia a livello globale ha generato, crea un fronte oggettivamente antagonista a questa cupola: è lì l’opposizione a questo mondo ingiusto e assurdo per la futilità dei propri obiettivi.

1 commento:

  1. Caro Vincenzo, sono d'accrodo con te specie sul potere delle banche, che secondo me sono diventate creature indipendenti dalla testa i origine e quindi temibilissime, perchè senza un vero scopo se ci pensi che non sia quello di accumulare crisi su crisi.
    Sno anche io alquanto preoccupata di una Europa sempre più incoerente e disunita, una Cina sempre più compatta, gli USA incasinati e poco credibili e trainanti e l'africa che è il jolli della sitiazione. Che fare? Non possiamo fare altro che osservare...
    Un caro saluto

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