venerdì 11 marzo 2011

LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA

La tanto annunciata riforma della giustizia sembra prendere corpo, dopo la sua approvazione in Consiglio dei Ministri, una tappa decisiva del suo cammino.

Non si tratta di una questione di ordinaria amministrazione, questa riforma tende a stravolgere l’equilibrio dei poteri della nostra repubblica così come è stato tracciato dai padri costituenti, tant’è che richiederà la modifica di ampie parti della nostra costituzione.

Fortunatamente, le procedure di modifica costituzionale sono complesse, com’è giusto che sia, e le speranze che non si riesca nello scopo esistono e sono anche ampie.

Purtroppo, questa vicenda ha tali e tante implicazioni di ordine giuridico, che un comune cittadino come me è privo delle competenze necessarie ad affrontarla adeguatamente. D’altra parte, al solito, la grande stampa affronta le questioni giornalisticamente, riportando le indiscrezioni e sviluppando le tematiche in modo generico: spero che presto apparirà qualche analisi puntuale ed approfondita di qualche costituzionalista che, fornendoci un supporto tecnico-giuridico, metta noi, comuni cittadini, in condizioni di esprimere un giudizio politico appropriato e non raffazzonato come rischiamo oggi.

Ciononostante, l’importanza dell’argomento è tale che già oggi avanzerò qualche considerazione, in attesa di tornare successivamente sull’argomento in maniera più approfondita.

Innanzitutto, conoscendo i nostri polli (leggi i nostri governanti), si può avanzare il sospetto che tutte queste riforme così radicali possano svolgere la sola funzione di cortina fumogena che mascheri concomitanti provvedimenti ad personam che il parlamento dovrebbe approvare a tappe forzate, in tempo perché possano esercitare la loro influenza sui processi in corso. Erano stati annunciati, ed adesso lo stesso governo non ne parla, ma mi pare che nessuno li ha esclusi. Cito un interessante articolo apparso oggi su “La Stampa” che mi pare in gran parte condivisibile, e che si concentra sul valore mediatico del lancio della riforma epocale, come l’ha astutamente indicata il premier. Per capire il vero disegno portato avanti con questa iniziativa, non bisogna ascoltare Alfano, che giustamente fa il politico, e tenta quindi di edulcorare la pillola, ma Berlusconi che nella sua rozzezza finisce col fare trasparire la verità. Dichiarare che questa riforma l’aspettava da diciassette anni, che non ci sarebbe stata tangentopoli a riforma vigente, è confessare candidamente che si vuole ricostruire una situazione di impunità per i politici, e nello stsso tempo vendicarsi dei magistrati.

Nel merito delle modifiche, a parte la questione della responsabilità diretta dei giudici, i cui confini andrebbero puntualmente delimitati, anche per evitare che si intasino i tribunali anche per le richieste di indennizzo, il filo rosso della riforma sembra consistere essenzialmente nel favorire la subordinazione del potere giudiziario agli poteri dello stato. Il disegno governativo appare abbastanza coerente nel perseguire questo obiettivo. I procuratori si staccano dai magistrati giudicanti, sia come carriera che come organo di autogoverno, si allentano anche i legami con la polizia giudiziaria che acquista così una sua autonomia. Infine, l’aspetto forse più importante è costituito dal fatto che il parlamento si riserva il diritto di dettare periodicamente agli stessi procuratori un ordine di precedenza per l’esercizio dell’azione penale, che in sostanza imponga alle autorità inquirenti di indagare in prima battuta, tanto per fare un esempio, sui borseggiatori piuttosto che sui casi di corruzione. Sono, credo, evidenti le implicazioni di queste norme: staccandoli dai giudici, riducendo la loro autorità sulla polizia giudiziaria, i procuratori uscirebbero fortemente indeboliti dall’applicazione di tale riforma.

Mi soffermerò un po’ di più sulla questione delle priorità nell’esercizio dell’azione penale. Si dice che la sua obbligatorietà, prevista dalla nostra costituzione, viene così salvaguardata, e che la finalità della norma è quella di togliere la scelta delle priorità agli uffici delle procure per affidarle al parlamento.

Vorrei allora in conclusione fare notare che il parlamento questo potere ce l’ha già, attraverso la definizione di quali siano i reati perseguibili. E’ attraverso la depenalizzazione definita legislativamente che si può ripristinare una vera obbligatorietà dell’azione penale: non dovrebbe essere questo un criterio che i parlamentari dovrebbero avere in mente quando legiferano, anche quello dell’effettiva possibilità dell’attuazione delle norme approvate? Se poi scelgono di considerare i clandestini come criminali, intasando ulteriormente le procure di mezza Italia, con che coraggio possono fare ricadere le responsabilità su altri soggetti? La verità è che la moltiplicazione delle fattispecie di reati è la vera fonte del mancato esercizio dell’azione penale. Se quindi i politici vogliono assumere su di sé la scelta delle priorità, non occorrono asservimenti dei magistrati ai politici, lo facciano riducendo le fattispecie di comportamenti che la legge configura come reati: sarebbe questo il loro mestiere.

5 commenti:

  1. io mi domando in altri paesi ci sarebbero persone in piazza?!

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  2. io mi domando si può ancora credere che in italia venga applicata equamente la legge???
    giustizia sembra una parola così obsoleta

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  3. Io ho smesso di pormi il quesito.

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  4. in parte l'hanno fatto per es con i reatli di falso in bilancio se non erro ma qui il punto é che se depenalizzassero ogni fattispecie di reato di cui il Cav. é accusato di fatto ci sarebbe anarchia completa e sarebbe tutto lecito compreso andare con minorenni, compreso estorcere, corrompere, avere rapporti con la criminalità organizzata... Un vero far west! Ecco perché, non potendo ancora fare una legge che dice ''voi ubbidite alla legge, io sono al di sopra della legge" devono ripiegare su una riforma della giustizia che di fatto impedisca di giudicare il Premier.

    Stanno facendo di tutto e di più. Anche il tentativo di affossare il fotovoltaico e le energie alternative, o ancora quella legge - scandalo suo biotestamento che di fatto lo vieta... Insomma oltre a preparare il terreno per un Premier a Vita stanno anche minando sempre più le nostre libertà individuali ed il futuro del Paese.

    E noi, siamo sempre di meno a capirlo, dirlo, unirci per combatterlo. Siamo davvero una razza in estinzione come cantava Gaber....

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