lunedì 7 marzo 2011

LA POLVERIERA LIBICA ED AFRICANA

La situazione in Libia si sta proponendo come un rebus difficile da interpretare: soprattutto diventa difficile individuare soluzioni adeguate. Nell’osservare come gli USA balbettino nell’affrontare tali questioni, mi pare che si confermi una sorgente endogena della rivolta. Alternativamente, dovremmo concludere che gli USA abbiano sottovalutato la possibile resistenza di Gheddafi, ma si tratterebbe di un errore troppo grossolano perché sia credibile: davvero pensavano a uno sfaldamento immediato di un regime che ha più di quarant’anni di vita, si può davvero credere a un livello così alto di dilettantismo?

Fatto sta che non si sa come agire. Ci si chiede se si può lasciare che il conflitto in corso si svolga con le forze interne in Libia, o se invece si debba intervenire, ed in questo caso con che modalità. Le misure assunte dal Consiglio di sicurezza dell’ONU sembrano inappropriate. Nel breve periodo, l’embargo risulterà del tutto inefficace, e aver prospettato un processo della corte internazionale a carico di Gheddafi è stato sicuramente una mossa affrettata, che rischia di ottenere l’effetto opposto a quello desiderabile, spingendo tale personaggio a una maggiore intransigenza. Una misura adottata anche in assenza di dichiarazioni è quasi sicuramente quella di fare pervenire armi all’autoproclamatosi governo in Cirenaica, tramite paesi terzi (si parla dell’Arabia Saudita). Ciò tuttavia appare insufficiente a una rapida caduta del despota, evitando un cruento prolungarsi del conflitto armato. Si è parlato dell’instaurazione di una “nofly zone”. Data la modestia dell’aviazione libica, sembrerebbe una misura facilmente realizzabile, ma le cose sono sicuramente più complicate, perché implica la disponibilità a intraprendere azioni di guerra, e quindi sarebbe difficile differenziarla rispetto a una vera e propria dichiarazione di guerra a Gheddafi. Ad esempio, potrei citare l’esigenza di difendere i propri velivoli in volo per attuare il divieto di volo, e così di procedere al bombardamento delle postazioni antiaeree in mano a Gheddafi: dove si fermerebbe l’escalation?

La situazione in atto, d’altra parte, risulta intollerabile. Non solo bisognerebbe fermare il fiume di sangue in corso (ma lo si può fare versandone dell’altro?), ma si rischia la somaliarizzazione della Libia, con una frammentazione dei poteri che darebbe luogo a una interminabile guerra per bande. Eppoi, i nostri governanti sono molto sensibili a ciò che ha detto Gheddafi ieri, che senza di lui, ci sarebbe un immane ed inarrestabile flusso di migranti verso l’Europa. Come ho detto altrove, la questione delle migrazioni non ha soluzioni, ma deve poter essere gestita: fino a quante decine di migliaia di persone l’anno l’Europa, ed in particolare l’Italia è in grado effettivamente di accogliere?

La verità è che la comunità internazionale ha fatto di gran parte dell’Africa un’enorme Somalia, tutti impegnati a sfruttarne le risorse naturali, abbiamo affidato a despoti locali il mantenimento di quell’ordine del terrore che ci serviva per lucrare a nostro piacimento a loro detrimento. Questo equilibrio è impossibile da mantenere perché non è un vero equilibrio. Basta infatti qualunque fattore di perturbazione per rivelare la precarietà di queste situazioni, e subito si aprono scenari catastrofici che nessuno è poi in grado di gestire adeguatamente. La Libia di Gheddafi, così invisa a parole ai governi occidentali, così ostentatamente antioccidentale, ha di fatto svolto un essenziale ruolo a favore dello stesso occidente, fornendo greggio e gas, ma facendo anche da scudo tra la fascia sub-sahariana, la più povera in assoluto di tutta l’Africa, e il Mediterraneo, di cui il recente accordo italo-libico è stato solo l’ultimo tassello.

Gli scenari che quindi si propongono sono difficilmente prevedibili, e di fatto l’occidente non ha reali soluzioni pronte, proprio perché il problema Libia conduce immediatamente al problema dell’intera Africa.

In questa situazione, l’unico suggerimento che mi sento di dare è quello di usare la massima cautela nell’affrontare questa problematica, senza prendere per oro colato l’informazione che riceviamo e senza pensare che siano disponibili soluzioni facili e rapide.

3 commenti:

  1. "abbiamo affidato a despoti locali il mantenimento di quell’ordine del terrore che ci serviva per lucrare a nostro piacimento a loro detrimento" è proprio così e ora abbiamo le mani legate, mi chiedo pure chi abbia venduto le armi a gheddafi sapendo benissimo che era un folle

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  2. Ciao Vincenzo, recenti notizie dicono che Gheddafi sembrerebbe essere "partito". Per dove, è ancora un mistero(?).
    Ma, se così non fosse e se invece fosse rimasto e, inoltre, se "vincesse" il suo confronto con chi gli si oppone, dopo tutto quello che di lui abbiamo detto come italiani, mi chiedo che cosa dovremmo baciargli in futuro. Perché la mano non credo che gli basterebbe più...
    Un caro saluto, dopo tanto
    Francesco

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  3. Come è strano tutto questo.Dopo Rubygate la Libia.
    La gente è strana.Ghed ama le distrazioni,fare il
    boss,può rivelarsi molto stressante,e cosi si ritorna bambini, giocare,con gli amichetti del
    quartierino.In tale modo Essi si distraggono.
    Noi restiamo attenti.E basta con le moderazioni.
    Egill

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