mercoledì 12 maggio 2010

RISORSE E BENESSERE

Il commento a un precedente post che gentilmente Ornella mi ha lasciato, mi ha indotto a ritornare sull’argomento che lì affrontavo.

Tutto è partito dalla critica che io muovevo all’importanza preponderante che l’economia sembra esercitare sulla nostra vita, sino difatti a schiavizzare la politica, facendone un passivo strumento dei destini economici della gente. Per me, questo è un punto importante: se non siamo in grado di invertire l’ordine, cioè di porre la politica al primo posto e ridimensionare l’importanza dell’economia, destinandola al suo ruolo naturale di strumento fondamentale, ma comunque sempre strumento della politica, allora tanto vale trasferire il potere alle istituzioni finanziarie, e chiudere i parlamenti.

Proprio per argomentare la mia contrarietà a questa eccessiva importanza assunta dall’economia, citavo il caso di società, certo ben lontane da quelle occidentali, in cui nessuno si sarebbe sognato di ricercare una crescita economica che andasse oltre le esigenze di sopravvivenza della propria comunità. Il confronto con civiltà differenti dalla nostra rimane secondo me un mezzo fondamentale per scoprire la natura ideologica del modo di pensare dominante. Nel mio libro, elenco quali tipi di saperi può aiutarci a far luce dentro di noi, scartando sin dall’inizio mezzi che sono molto di moda, come l’introspezione. Credere che se ci osserviamo con attenzione, impariamo qualcosa su noi stessi mi pare francamente ridicolo, giacchè, sarebbe bene non dimenticarlo, l’osservato e l’osservatore nell’introspezione coincidono, e quindi mi pare sia ragionevole concludere che l’osservatore difficilmente potrà prescindere dall’osservato. Si tratta come dico nel libro di un’operazione abbastanza acrobatica, oppure potrei ancora dire una sorta di gioco degli specchi paralleli che riflettono ripetutamente la stessa immagine. Molto più proficuo mi pare piuttosto guardare fuori di noi: dopo tutto, gli organi di senso per questo ci sono stati forniti. In primis, in quest’elenco di osservazioni utili, metterei l’etologia, per imparare cioè dagli animali che ci sono più vicini. Segue l’etnologia appunto, e infine l’osservazione dei nostri piccoli, soprattutto nella primissima infanzia: essi davvero sono come noi, un nostro doppio, privato degli elementi culturali.

Dunque, avere citato società che hanno per obiettivo la propria mera sopravvivenza mi serviva per evidenziare l’elemento ideologico della nostra società della ricchezza ad ogni costo, una specie di bene prioritario ed assoluto, a cui tutto il resto debba piegarsi. Non volevo invece sposare questo modello della sopravvivenza. Non dico che avere a disposizione mezzi tecnologici, potere usufruire di tante cose, come il condizionamento termico ambientale, che lì Ornella citava, non è per me un peccato, non sono insomma un pauperista. Penso piuttosto che il mito della crescita inarrestata, questo fare coincidere come un’ovvietà una maggiore disponibilità di beni con la felicità è prima di ogni altra cosa una stupidaggine. Non è possibile oggi stabilire quante cose siano compatibili con le risorse del pianeta, e quindi lungi da me lo stabilire una misura quantitativa del benessere ammissibile. Ciò a cui tengo è invece affermare un principio, anche, aggiungo, di fronte ai maltusiani, coloro cioè che cercano la radice e la soluzione del problema nel sovraffollamento del pianeta. Non è che io escluda che anche questo è un aspetto con cui dobbiamo confrontarci, ma mi pare che questo vada fatto solo dopo che abbiamo fatto i conti con il nostro personale livello di benessere. La metafora che uso in questi casi è di una persona che vuole salire su un autobus, e noi, che sull’autobus già ci siamo gli diciamo che non c’è più posto, magari comodamente sdraiati, occupando così tre posti per ognuno. Ecco, prima converrebbe mettersi seduti occupando solo il posto che ci tocca, e poi magari, se ancora l’autobus risultasse pieno, allora sì che avremmo diritto di dire a un’altra persona che non può salire.

7 commenti:

  1. Innanzitutto grazie per avermi citata, volevo poi dirti che il modus vivendi di ognuno di noi dipende da che tipo di educazione abbiamo ricevuto. Io, per esempio,sono stata cresciuta nella sobrietà e pur disponendo di qualche comodità ne faccio un uso oculato, non tanto per non spendere soldi ma proprio per rispetto delle risorse ambientali. E' stato perciò naturale trasmettere a mio figlio questo tipo di comportamento e con orgoglio posso dirti che anche lui non aspira al lusso, è pienamente soddisfatto della sua vita semplice perchè non aspira a vestire griffato, ad avere l'ultimo modello di cellulare o la macchina potente, anzi in città gira tranquillamente con i mezzi pubblici. Insomma nella mia famiglia siamo semplicemente liberi dal bisogno e questo ci basta e ci avanza.

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  2. @Ornella
    Allora, ci somigliamo. Anche per me, una certa parsimonia nei consumi mi viene spontanea, senza alcuno sforzo. Ciò non vuol dire che anch'io, come tutti coloro che mi circondano, potrei fare molto di meglio. Quello che penso ci differenzi, è il ruolo marginale che entrambi diamo agli oggetti per la sorte della nostra vita. Non c'è in definitiva nessun particolare imperativo morale nel mio comportamento, solo la verifica sistematica di come ogni oggetto è nello stesso tempo una possibilità in più, ma anche una schiavitù in più.

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  3. ogni volta che discuto con i miei figli di questioni legate all'economia della nostra famiglia quando voglio tagliar corto dico sempre loro che "chi detiene il potere economico (cioè io) detiene anche il potere politico", deve essere un riflesso condizionato dalla cultura imperante, non sono quello che si dice propriamente una persona "sobria" ma nemmeno troppo prodiga, ci sono agii a cui mi sono abituata ma sono sicura che ne potrei fare sicuramente a meno, perchè poi ti rendi conto che le cose che possiedi, alla fine ti possiedono (bellissima frase di figth club), però convincere di questo i miei figli (maschi) è difficile, pensano che io sia folle...

    p.s. ho specificato maschi perchè Valentina ha tutta un'altra consapevolezza specie da quando è diventata mamma, e che vive all'estero.

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  4. Bellissimo post e geniale metafora finale! Impareggiabile!

    Approfitto dell'occasione per dirti che trovo davvero utile ed interessante la tua proposta di un post-collettivo da diffondere in ogni angolo della rete per mostrare la solenne dichiarazione dei blog e dei siti d'informazione di tutta Italia di non essere disposti ad attenersi alle norme del DDL intercettazioni che chiudono nei fatti ogni reale possibilità di informare liberamente su avvenimenti, inchieste, episodi giudiziari di questo paese.

    Pensavo, inoltre, per garantire una risonanza ancora più ampia alla cosa, di impiegare anche mezzi di diffusione enorme come Facebook e affini, ad esempio creando un apposito gruppo dedicato all'iniziativa.

    Fammi sapere che ne pensi. Io intanto lavoro nei prossimi istanti sul "proclama" (anche qui ogni proposta - a partire da quelle che hai già lasciato nel tuo ultimo commento nel mio blog - è più che ben accetta!)

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  5. @zefirina
    Beh, lo fai da mamma, anche qualche forzatura è più che lecita :)
    Mi fa riflettere questa resistenza dei tuoi figli maschi a cogliere l'ambiguità del nostro rapporto con gli oggetti, perchè penso che li avrai educato secondo le tue idee. però, possiamo sperare che recupereranno. In fondo, l'adolescenza, contrariamente a quello che si crede secondo certi stereotipi, è l'età del conformismo (certo, non quello familiare, chiaramente...).

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  6. @Alessandro
    Quando avrai pronto un testo comune, mi affretterò a riprodurlo su questo blog :)

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  7. http://kinnie51.blogspot.com/2010/05/lesigenza-di-unideologia-laica.html

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