La giornata di ieri ci offre due spunti importanti, apparentemente senza alcuna relazione tra loro, ma se guardiamo bene, in realtà con agganci reciproci significativi. Il primo spunto è dato dall’intervista dell’Annunziata a Calderoni. Mi convinco sempre più che questi leghisti non abbiano perso alcuno degli aspetti con cui si sono caratterizzati al loro nascere, un radicalismo degli obiettivi, la loro ferma concezione di un territorio padano, distinto dal territorio italiano. Adesso magari hanno messo il doppio petto, senza dismettere la cravatta verde naturalmente.
Per inciso, questa storia della cravatta d’ordinanza ha degli aspetti davvero inquietanti. Si parla tanto del separatismo del PCI di berlinguer, quel voler sentirsi diversi. Ebbene, mai i comunisti hanno sentito il bisogno di indossare uno specifico indumento che li caratterizzasse, che so, magari una cravatta rossa, a questo, anche quel senso di separatezza, di sentirsi diversi, non giunse. La Lega sì, la Lega ostenta un simbolo di appartenenza già nell’abbigliamento, ben oltre quindi quello che fascisti o comunisti abbiano mai fatto, riflette su tutte le implicazioni conseguenti.
Tornando all’intervista, lì traspare chiaramente quello che forse non è chiaro a tanti Italiani. Penso ad esempio ai toscani, umbri e marchigiani che hanno votato in percentuale significativa per la Lega. Lascio fuori gli emiliani-romagnoli che quanto meno stanno nella Padania, ma queste regioni secondo qualsiasi evidenza ne stanno fuori. Possibile allora che questi elettori non comprendano che la dichiarata, e mai smentita volontà della lega è quella di creare uno Satto padano separato? Se Calderoni dice che l’attuazione del federalismo è l’unico modo degno di festeggiare l’unità d’Italia, dice per chi abbia orecchie per intendere che bisogna introdurre quelle riforme che facciano fare passi avanti significativi verso la secessione della Padania. Il nuovo stile che la Lega si è data, diciamo dalle elezione del 2008, è appunto da “doppio petto”, ma le enormità che essi dicono con questo stile pacato sono sempre le stesse, e si basano sull’ovvietà, su uno stile apodittico, dell’autoevidenza delle proprie proposizioni. Vedo purtroppo che per primi i giornalisti non sono in grado di rintuzzare gli intervistati, sembrano ormai anch’essi preda di questo nuovo pensiero unico. Lo scontro, e non mi stancherò di ripeterlo, è innanzitutto ideologico, proprio perché si basa su un certo linguaggio a supporto di concezioni magari assurde in sé, ma profferite con grande sicurezza, e devo ammettere che lo stile pacato è azzeccato. Gridare la secessione scandalizza, ma sussurrare che l’unico modo di festeggiare la spedizione dei mille è approvare il federalismo, cioè andare in direzione inversa a quella che Garibaldi diede alla storia, passa come un’opinione rispettabile, qualcuno magari non la condivide, ma insomma stiamo considerando opinioni perfettamente rispettabili. Io vorrei dire ai miei concittadini di provare a fare lo stesso, che so, in Polonia, potresti essere linciato in loco, o semplicemente messo a tacere e considerato come un allocco.
Passiamo ora all’altra notizia di ieri, il tifo dei laziali per l’Inter, pur, evidentemente, di fare un dispetto ai romanisti. A me questo, pur facendo la tara perché trattasi di evento sportivo, mi pare un episodio altamente significativo. Insomma, i laziali manifestano un’avversione maggiore per i romanisti, in altre parole per il vicino di stanza, piuttosto che per l’altra grande città italiana, inevitabilmente in qualche modo un oggettivo concorrente della loro città, Roma. Ecco, a me questa pare una metafora del federalismo, del fatto che il territorio, forse con l’unica eccezione di parte della Padania, non costituisce un fattore di coesione per gli Italiani. Già si sa che gli Italiani non hanno un grande spirito nazionale. In realtà, a me pare, non abbiano neanche il localismo. Senza questo spirito localistico però, come mai potrebbe funzionare il federalismo? Non dico però che non esista uno spirito di gruppo, solo che questo non passa attraverso l’identità territoriale, tanto sbandierata in questo periodo. I laziali che tifano contro la Roma sono lo specchio di questa Italia che si aggrega per fazioni, con questo spirito così permeabile a mafie di ogni tipo e dimensione. Finchè quindi esisterà un’unica nazione, e non so proprio quanto a lungo ci sarà, si costituiranno gruppi di interesse trasversali rispetto al territorio, e non vedo quindi come una gestione delle risorse nel territorio possa funzionare. La mia personale crociata contro il federalismo continua, sopportatemi se potete.
scusa vincenzo in questo caso, quello della partita inter-lazio mi sembra si stia sollevando un polverone, fumo negli occhi per evitare di parlare altri problemi, i tifosi sono degli animali particolari, che secondo me non hanno alcunchè di umano (mi scusino i tifosi, evidentemente parlo di quelli accaniti e poco sportivi) e quindi non trovo affatto strano quello che è successo ieri, non è che le altre tifoserie abbiano dato prova di signorilità o di sportività nel corso degli anni, ma anche di questo campionato, quindi non capisco insisto tutta questa polemica.
RispondiEliminaA me piace il rugby dove puoi sederti tranquillamenti vicino ad un tifoso della squadra avversaria che esulta persino per la squadra avversaria se mette a segno un buon punto
A me invece pare che sia proprio il localismo, a farla da padrone, e il calcio è esemplare a questo proposito. La nostra penisola è da sempre affetta da questo male cronico. Una delle caratteristiche del localismo è l'odio per il vicino, per l'altra famiglia, l'altro clan che vive accanto a noi e che ci contende il "territorio" (altra parola-mantra del localismo). Quindi i laziali non hanno fatto altro che dare seguito al "muoia Sansone con tutti i filistei", visto che la loro squadra non aveva granché da perdere hanno preferito penalizzare il clan rivale, cioè quello romanista, guarda che è proprio una logica da clan, questa.
RispondiEliminaIo sostengo e continuo a sostenere a costo di sembrare ripetitivo che è questo il male terribile della nostra penisola e di cui dobbiamo sbarazzarci, la struttura localistico-tribale.
@Zefirina
RispondiEliminaMa difatti, la cosa in sè non riveste per me, che non seguo il campionato tra l'altro, nessuna importanza. Però, consentimi che è davvero strano che un romano tifi per una squadra milanese, al fine di danneggiare l'altra squadra romana. Se la vediamo in un ambito più generale, come ho tentato di fare, ma mi pare con poco successo, si potrebbe dedurne che una solidarietà che non vediamo manifestarsi in ambito nazionale, sembra non sorgere neanche quando passiamo dall'intera nazione alla sola capitale. Certo, questa generalizzazione non è scontata, ma io non ignorerei un evento che seppure nato nell'ambito molto particolare del calcio, potrebbe avere un significato più generale.
@Matteo
RispondiEliminaScusami, ma localismo per me significa legato a uno specifico luogo. Qui, non basta abitare nella stessa città per evitare di odiarsi reciprocamente. Ciò non implica che non ci sia spirito di clan, questo c'è. Dicevo:
"Non dico però che non esista uno spirito di gruppo, solo che questo non passa attraverso l’identità territoriale, tanto sbandierata in questo periodo. I laziali che tifano contro la Roma sono lo specchio di questa Italia che si aggrega per fazioni..."
Che ci sia quello che tu chiami spirito di clan, è come tu dici un male della nostra società più di altre. Quello che io sostengo è però che esso non passa attraverso l'appartenenza territoriale, sennò come spiegare una rivalità così forte tra gruppi dello stesso luogo?
Lazio -Inter é un chiaro esempio di federalismo ed amore nord e centro appassionatamente insieme anche se federati, no? Scherzo ovviamente..... sic....... Io resto contrario al federalismo soprattutto per ragioni anche pratiche e realizzative. Temo che oggi il federalismo, in partcolar modo quello voluto, a parole, dalla Lega, sia di fatto più vicino ad una secessione che ad un federalismo vero e proprio. E questo comporterebbe gravi problemi anche economici e pratici in Italia.
RispondiEliminaVincenzo Cucinotta@ Possibile allora che questi elettori non comprendano che la dichiarata, e mai smentita volontà della lega è quella di creare uno Stato padano separato?
RispondiEliminaCome sai, qui ne ho parlato diffusamente altre volte. C'è un'immensa responsabilità da parte di tutta la classe dirigente, compresi i giornalisti al soldo del potere. Da vent'anni circa la Lega viene presentata o come un fenomeno pittoresco o come legittima protesta delle "genti del nord". Senza contare tutte le fobie che negli ultimi tempi sono state fomentate verso il "diverso" in genere.
In questo quadro che ci hanno gentilmente offerto attraverso i media, si sono mescolati interessi di bottega, ignoranza, inettitudine, malafede, tutti elementi che ci hanno condotto a questo punto.
Adesso è tardi.
Saluti e buona giornata.