Il primo maggio è la festa del lavoro. Generalmente, s’intende la festa dei lavoratori, ma io preferisco considerarla la festa del lavoro, inteso come strumento attraverso cui l’uomo svolge attività essenziali per realizzare la stessa propria umanità. Attraverso il lavoro la persona umana mette in gioco la propria capacità di creare un ambiente adeguato alle proprie esigenze vitali, di rendersi socialmente utile, e trova infine la fonte del proprio sostentamento. Il lavoro svolge tutte queste funzioni contemporaneamente, e sarebbe errato volerne isolare soltanto una di esse. Gli estensori della Costituzione hanno pienamente colto queste essenziali funzioni del lavoro, citandolo addirittura nel primo articolo. Fu quello che possiamo definire un compromesso di grande valore tra tutte le componenti che con la Resistenza avevano collaborato allo stesso sorgere della nostra Repubblica, è una delle dimostrazioni più chiare di come il compromesso non sia sempre un fatto negativo. Non era possibile costruire uno stato marxista, ma si accoglieva da parte di tutti il ruolo essenziale che l’opera umana ha nella società, ben più importante quindi del fattore patrimoniale. Io credo che il primo maggio sia una giornata di grande attualità per tutto il mondo, soprattutto per quello più economicamente sviluppato. Sono fermamente convinto che è da qui che bisogna partire per cambiare le società e per la stessa salvezza dell’umanità. Lo sviluppo, la continua ricerca della crescita della produzione, è essenziale al capitalismo, non è qualcosa di cui il capitalismo possa fare a meno, costituisce invece una delle principali condizioni per il suo funzionamento. Su questo argomento con un certo dettaglio nel mio libro, ma purtroppo qui non posso dilungarmi. In tal modo, il capitalismo si trova obiettivamente in opposizione a qualunque seria e intransigente politica ambientale, e questa a sua volta è imposta dai fatti, dal degrado che l’umanità sta imponendo al nostro pianeta, come riflesso dall’attualità quotidiana. Il capitalismo è quindi in ultima istanza antiumano, e deve essere superato o riformato in maniera drastica. Sono stato marxista, e ho creduto come tanti che il punto fondamentale come insegnato dal marxismo sia il superamento della proprietà privata dei mezzi di produzione. Non credo più a questo dogma, credo che sia possibile creare una società davvero umana anche se esistesse l’iniziativa privata in economia. Credo però in un’economia pianificata, che gli investimenti dei privati, pure benvenuti, debbano però inserirsi in un quadro complessivo che tenga conto innanzitutto di altre compatibilità. Si dovrebbe tenere conto soprattutto delle compatibilità ambientali e mantenere fermo l’obiettivo della piena occupazione. Credo che sia di grandissima attualità, in un momento in cui l’idiozia ingorda delle grandi finanze ha causato una così profonda crisi economica, che si torni a ragionare, e ragionando non si può che ricollocare l’uomo al centro della politica. L’uomo non può essere uno strumento produttivo, una forza produttiva nel gergo marxista, ma al contrario bisogna far rivivere l’ispirazione della nostra stessa amata costituzione, che identifica il lavoro come strumento di promozione ed emancipazione umana, io direi anche come fattore essenziale di autorealizzazione. Credo che sia importante che in questa ricorrenza si richiami questa centralità dell’uomo e quindi del lavoro, e di come tutte le attività produttive debbano sottostare a criteri di massima occupazione. Auspico che, soprattutto dai giovani, che sono le maggiori vittime della crisi e del criterio del massimo profitto, venga fuori un’iniziativa, una nuova voglia di cambiamento, a partire proprio dal rispetto dell’uomo e dell’ambiente che ci garantisce la sopravvivenza. Vi chiedo se non sarebbe il caso di creare una struttura finalizzata al rilancio di queste tematiche, alla lotta perché la politica di questo primariamente si occupi.
NonUnaDiMeno
5 ore fa
Io non ho idea di che struttura, cosa si dovrebbe costruire, per rimettere al centro l'uomo, e non il profitto. Ma di una cosa, anche io, come te, sono certo: siamo messi male.
RispondiEliminaForse , come inizio, non sarebbe male un partito di sinistra che abbia le idee chiare sulle tematiche sociali, ma se non si comincia a pretendere onestà e legalità, con gravi punizioni a chi non le rispetta, si farà, come è successo negli ultimi decenni, un passo avanti e tre indietro. Saremo costretti a scendere in piazza un giorno si e l'altro pure, per cacciare personalmente tutti i personaggi che abbiamo adesso e che ci stanno affossando economicamente e socialmente.
Buon 1° Maggio.
Una bella analisi la tua,e credo siamo tutti d'accordo sulla centralità dell'uomo,sulla sua capacità creativa perchè il lavoro è creatività,di risorse di servizi,di bellezza.Pare che il liberismo abbia portato all'idea che dall'uomo si possa prescindere,almeno dall'uomo laborioso:basta la furbizia o l'intuizione di altre possibili risorse,come speculazione,privilegio,potere,per mandare avanti la società.
RispondiEliminaIl Primo Maggio prima non era soltanto un giorno in cui non si lavorava ma un momento di unità dei lavoratori e di crescita della coscienza di classe attorno a degli obiettivi, primo fra tutti, le otto ore.
RispondiEliminaOggi, questa festività non è più sentita nel suo spirito e significato autentico come logica conseguenza di questa società che riduce il lavoro a semplice merce. Prima esistevano dei partiti e dei sindacati in grado di contrastare questa logica. Oggi non ci sono più e tutto va a farsi maledire. Dovremmo ricominciare a immaginare un diverso modo di concepire i lavoratori nella società, per riprendere un vecchio slogan, lavorare tutti lavorare meno, tanto più attuale se si vede che anche oggi si è lavorato come un qualsiasi altro giorno.
Il lavoro, e quindi il lavoratore, ha perso la sua centralità quando si è passati linguisticamente a "datore di lavoro" per indicare il padrone... un gioco di prestigio linguistico per cui il datore di lavoro, ovvero il lavoratore, è stato espropriato di questa sua "proprietà" quella appunto di dare lavoro in cambio di uno stipendio, propietà che è passata al padrone, che invece se vuole far funzionare un'azienda deve "comprare lavoro" sul mercato del lavoro e non darlo, a darlo e a metterlo sul mercato sono i lavoratori... ecc.. ecc...
RispondiEliminamirco
Se voglio
Condivido il commento di Roby Bulgaro quando dice che "se non si comincia a pretendere onestà e legalità" tutti gli altri discorsi diventano vuoti.
RispondiEliminaGradirei un tuo commento sul mio ultimo post:http://kinnie51.blogspot.com/2010/04/disunita.html
@Roby
RispondiEliminaVeramente, il partito che si autoproclama per la legalità c'è già, è l'IDV. A me pare invece che sia la considerazione sociale del farabutto che dovrebbe cambiare, che a questo dovremmo lavorare. Bisognerebbe partire, a mio parere, dal rimettere al centro della politica l'interesse generale, come valore da perseguire esplicitamente, non pensando, dome oggi si fa, che sia l'inevitabile sbocco del convergere degli interessi individuali o comunque particolari. Se la smettessimo di divinizzare il mercato come metodo e luogo di magica trasformazione degli egoismi in bene comune.
@Chicchina
RispondiEliminaE' quello che dico nel precedente commento: abbiamo affidato ai meccanismi automatici del mercato tutto, e la cosa non funziona, ormai dovremmo convincercene tutti.
@Matteo
RispondiEliminaDovremmo abituarci a vivere circondati da un minor numero di oggetti, e questo dovrebbe favorire proprio quello che tu ed io proponiamo, lavorare di meno e lavorare tutti. Io mi spingo fino a dire che dovremmo fare anche lavori di utilità limitata, ma lavorare tutti,. almeno tutti coloro che lo vogliono.
@Mirco
RispondiEliminaInteressante questa tua osservazione, lo scivolamento progressivo del linguaggio e quindi della stessa cultura dominante.
@Paola
RispondiEliminavedrò se posso, ho dovuto, per motivi di tempo, ridimensionare parecchio le mie visite su altri blogs, già il mio mi impegna abbastanza.
L'uomo sfrutta per definizione essendo all'apice della catena alimentare di tutti gli esseri umani ( lo sai che è di questi giorni la notizia che un delfino bianco di acque dolci risulta definitivamente estinto per colpa nostra?) e non avendo un oppositore naturale tranne che tra gli uomini stessi (pochi) che , come te, mettono l'ideologia armonica della Terra come obbiettivo, si sente padrone del mondo.
RispondiEliminaCi stiamo dimenticando che siamo terrestri, siamo mortali, siamo pericolosi e ultimamente anche cretini.
Il lavoro nobilita l'uomo ma adesso pesano tutto che lavorare stanca.
Speriamo bene.
Un caro saluto, è sempre un piacere passare da un uomo come te che pensa.
Ti dico solo che mi spiace profondamente essere stato assente dalla rete per cause di forza maggiore. Se non altro per il fatto di aver perso l'opportunità di leggere appena sfornate queste tue profondissime analisi su temi tanto complessi come il lavoro e la collocazione di esso (e dei suoi protagonisti) nella società.
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