Le democrazie rappresentative occidentali, o comunque costruite sul modello occidentale, appaiono oggi profondamente in crisi. I fattori principali che le mettono a rischio, ma che soprattutto ne svuotano il significato ed il ruolo, sono sostanzialmente due, uno di natura interna, uno di natura internazionale.
Quello interno, ed in qualche misura intrinseco ai principi fondativi stessi di tale sistema politico, è costituito dallo stesso ruolo del consenso. Il problema dei nostri giorni è che gli sviluppi tecnologici hanno profondamente modificato la catena informativa e formativa nella società. Con la Tv, ed in parte anche con internet, l’accesso di strati vastissimi di popolazione all’informazione è diretta, basta accendere il televisore, e ti trovi di fronte una persona che con una ricercata miscela di autorevolezza e cordialità, ti snocciola frasi su frasi: in qualche modo, il telespettatore si trova di fronte qualcuno che sta parlando proprio con lui. Ebbene, come ho già detto altrove, questa per l’umanità è una novità assoluta e con effetti enormi sulla stessa politica. Salta qui insomma un ruolo di mediazione che una certa classe dirigente locale esercitava sulle persone meno istruite, o comunque più sprovvedute. Allora, il farmacista o il maestro del paese comprava i quotidiani, leggeva magari qualche libro di saggistica, e poi trasmetteva quella che si era costruita come personale opinione a coloro con cui veniva quotidianamente a contatto.
Ora, è chiaro che questa catena informativa aveva i suoi enormi difetti, e nessuno, meno che mai io, la considera ideale. Aveva però un evidente aspetto positivo, che nessuno, neanche la persona più potente, aveva la possibilità di determinare attraverso un abile selezione delle notizie un’influenza fortissima sul modo di pensare delle persone, e di farlo in qualche modo in tempo reale.
In sostanza, il problema del consenso è strettamente correlato al modo in cui questo si costruisce, e quindi col problema dell’informazione. Personalmente, la manifestazione in favore della libertà di stampa tenutasi in ottobre, mi ha visto piuttosto critico, e comunque non mi ha coinvolto. Il perché sta nel fatto che invocare la libertà di stampa è inadeguato allo stato delle cose. Tale parola d’ordine risulta assolutamente ambigua. Perfino Minzolini potrebbe invocare la libertà di stampa quando abilmente tace sulle notizie, o quando ne cambia la natura tramite accurate sostituzioni verbali. Se si rimane così sul generico, magari ci ritroviamo in piazza con l’avversario, dicendo le stesse cose ed intendendone differenti.
Andiamo al fattore internazionale, che viene esercitato soprattutto attraverso gli aspetti economici. L’interdipendenza dei mercati finanziari determina di fatto un non dichiarato potere mondiale che si pone in diretta contrapposizione con i poteri nazionali. Il fattore finanziario si ripercuote poi sull’intero settore economico, come è cronaca dei nostri giorni. La sovranità nazionale viene così fortemente conculcata. Consideriamo ad esempio il trattamento fiscale dei capitali: è evidente che il mercato internazionale dei titoli punirà severamente chi dovesse tassare troppo gli interessi sui propri titoli.
A questi aspetti finanziari, del resto abbastanza noti, si è recentemente sovrapposta un’influenza extranazionale più diretta. Come esempio, si potrebbe citare la recente vergognosa questione del vaccino A H1N1, che una mafia internazionale ha fatto acquistare un po’ a tutti i principali paesi, fatta salva invero la Polonia, che coraggiosamente da sola ha denunciato come un gigantesco imbroglio quest’allarme. Devo confessare che quando ho saputo del tragico incidente aereo che ha coinvolto così tanti dirigenti politici polacchi, il mio pensiero è corso a quelle vicende, ma naturalmente senza che io abbia neanche un vago indizio in proposito. Si è cioè costituito un potere occulto e fortissimo che opera al di fuori delle istruzioni politiche nazionali, ed anche al di fuori delle istituzioni sovranazionali formalmente costituite.
Seppure si possa operare per moderare l’influenza di questi poteri occulti e potenzialmente criminali, è complicato annullarne del tutto il potere, perché in finanza il denaro è potere. Qui, viene in evidenza la necessità di avere più politica. Se riflettiamo, nel mondo contemporaneo la politica è quasi del tutto al servizio dell’economia. Finchè seguiterà ad essere così, sembra improbabile potere ricostituire significativamente la sovranità nazionale. Bisognerebbe quindi rimettere le cose al proprio posto, e finalmente fare politica, il che significa mettere in dubbio i troppi dogmi del nostro tempo, uno su tutti l’obiettivo indiscutibile della crescita ininterrotta del PIL.
Riassumendo, se le democrazie rappresentative non saranno in grado di affrontare adeguatamente la fondamentale questione dell’informazione, di cosa debba essere l’informazione in un mondo così mediatizzato, se non sarà in grado di rimettere in discussione tutte le questioni concernenti l’economia, esse saranno destinate a un più o meno veloce declino, e sarà facile che qualcuno salti su chiedendo l’intervento dell’uomo forte.
C'est l'argent qui fait la guerre!
RispondiEliminaconcordo pienamente con ornella
RispondiEliminaA me sembra che la richiesta di uomo forte (se non proprio forte capace e e sicuro, un po' alla denim..... ) sia già in atto purtroppo. E' il dopo che mi preoccupa ancora di più...
RispondiElimina@Ornella e zefirina
RispondiEliminaRisposta cumulativa, vista la vostra concordanza. La questione sta appunto qui, nello sfatare, nel superare certi modi di pensare. Se noi allargassimo un po' lo sguardo dal nostro ambito, diciamo dal modo di pensare occidentale, scopriremmo forse che ci sono, o forse ci sono stati perchè la nostra civiltà è terribilmente invasiva, civiltà che non hanno mai cercato di avere più di quello che serviva alla propria sopravvivenza. Per questo, continuo imperterrito a dire che è una questione di ideologia, che è quella che va cambiata. E purtroppo, il ritmo di rapina delle risorse naturali ha raggiunto tale velocità che intervenire subito, prima di tutto a livello appunto ideologico, è l'unico modo per salvare l'umanità. Invece, ci balocchiamo con il PIL. I dinosauri sono spariti, anche l'uomo può subire la stessa sorte...
@Daniele
RispondiEliminaDiciamo che c'è sicuramente una tendenza al leaderismo, a votare secondo l'immagine del capo. L'uomo forte non so, magari non ti permette di indossare un copricapo troppo colorato o una gonna troppo corta, e questo i nostri contemporanei non mi pare siano pronti ad accettarlo :-D
Purtroppo credo che la società a cui tu aspiri sia un'utopia. Io mi rendo conto che, per quanto riguarda lo stile di vita a cui ci siamo abituati, noi occidentali, sia diventato ormai impossibile tornare totalmente indietro ed accontentarsi semplicemente di ciò che serve alla semplice sopravvivenza. Quando io ero piccola non avevamo certo i termosifoni né a casa né a scuola, e non per questo ci ammalavamo più di ora, così come "schiattavamo" tranquillamente di caldo durante le estati afose. Ma ora non saprei più fare a meno dei termosifoni, e se la caldaia si guasta vado in tilt! Ed ho ceduto anche ai condizionatori d'aria, sia in macchina che a casa. A tal proposito ho cercato di resistere, ma esausta dalle notti insonni in un bagno di sudore, mi sono fatta installare il condizionatore in camera da letto e sono rinata. Certo faccio un uso oculato sia del riscaldamento che del "raffreddamento", ma non potrei più rinunciarvi. Quindi bisogna certamente educare al rispetto della natura e all'uso moderato delle sue risorse, ma pensare che si possa ritornare all'essenzialità delle cose è pia illusione.
RispondiElimina@Ornella
RispondiEliminaTi ringrazio del tuo commento, perchè mi stimola a chiarire alcuni aspetti che non ho sufficientemente illustrato, ma penso sia meglio dedicargli un post per avere più spazio.