Andiamo adesso al resto dello schieramento politico, iniziando a considerare l’UDC. Casini si è mosso parecchio nei mesi precedenti le elezioni, mostrando una certa abilità dialettica, ma il risultato elettorale è modesto, io direi perfino deludente. Il punto mi pare è che un partito che si muove in una logica proporzionale non può poi allearsi con altri, anche se le alleanze appaiono differenziate a seconda della regione. Sarebbe certo apparso più coerente agli occhi degli elettori se Casini si fosse ovunque presentato da solo, scontando il non esprimere nessun governatore. Del resto, anche così, governatori non ne ha espresso neanche uno, al massimo contribuendo ad eleggere governatori appartenenti ad altri partiti. Non solo non è coerente l’apparentarsi, ma quando poi il ruolo dell’UDC è lungi dall’apparire determinante, allora è proprio il disegno politico complessivo che risulta sconfitto. Sotto questa luce, proprio non si comprende la logica del disegno strategico portato avanti da D’Alema di alleanza sistematica con l’UDC. Infatti, se come dovrebbe essere ovvio, il PD è nato all’interno di una logica come minimo bipolare, nella visione di Veltroni addirittura bipartitica, quale sarebbe allora la logica di dare ossigeno a Casini? Sembrerebbe ovvio che l’UDC andasse ridimensionato appendendolo alla sua logica proporzionale. Qualcuno potrebbe pensare che questo causerebbe un travaso di elettori verso il signor B. Anche su questo, credo che bisognerebbe fare chiarezza, smettendo una volta per tutte di considerare gli elettori una merce che viene trasferita a piacere da un posto all’altro. Casini insomma, come qualsiasi altro partito, non possiede propri elettori. L’unica cosa che possiamo sapere è come nel passato gli elettori si sono comportati: è certamente un dato che ci può suggerire risultati futuri, ma converrebbe fermarsi qui. L’ interpretazione degli spostamenti elettorali è sempre una cosa complessa e in definitiva aleatoria. Perfino quel quasi tre per cento circa di elettori persi dall’estrema sinistra nel 2008, senza certo travasarsi nel neonato PD di Veltroni.
Il PD adesso dovrebbe porre come obiettivo prioritario il sistema bipartitico, inteso come dicevo nel precedente poster con i collegi uninominali. Se questa riforma elettorale passasse, essa crebbe enormi problemi nei rapporti tra PDL e Lega, e soprattutto proprio al signor B., che non ha un ceto politico decente che possa rappresentare un’attrattiva per gli elettori, e basa tutto sul suo personale appeal di tipo mediatico, e televisivo in particolare. Le formazioni minori dovrebbero accettare questa prospettiva, riuscendo in qualche modo a federarsi, anche se fosse solo a fini elettorali. Perfino un proprio risultato più modesto potrebbe essere accettato considerando che verrebbe fuori un Parlamento sicuramente molto più qualificato e più in grado di difendere le proprie prerogative rispetto a un governo sempre più invadente, vero potere anche legislativo nel presente contesto. Trovo in definitiva miope misurare i propri atti politici sulla base del presumibile proprio successo elettorale. In particolare, appare del tutto incomprensibile la difesa ad oltranza del sistema proporzionale da parte delle miniformazioni di sinistra. I fatti pregressi mostrano che una certa mentalità maggioritaria è già maturata negli elettori italiani, che puniscono le piccole formazioni in quanto insignificanti, indipendentemente dai risultati elettorali attesi. Come si potrebbe spiegare altrimenti il risultato delle elezioni del 2008? Un’area potenziale dell’otto per cento non poteva essere penalizzata da uno sbarramento del quattro per cento: non è insomma il meccanismo elettorale che ha penalizzato tali formazioni, ma la volontà, mi pare legittima, degli elettori di vedere il proprio voto utilizzabile a fini politici reali. Se i partiti si trovassero nella condizione di dovere selezionare con cura i propri candidati, ne risulterebbe un vantaggio grnadissimo in termini di democrazia totale. Possono IDV, PD ed ex-AN convergere su un’ipotesi di legge elettorale maggioritaria a collegio unico? Io lo auspico.
Time out: affettuosissimi auguri di una serena Pasqua.
RispondiEliminaRiguardo al tuo auspicio, ancora una volta: may your dreams come true!
mi leggerò la prima e la seconda parte con calma sicura di trovarle interessanti come sono i tuoi post. per ora un sincero augurio di buona pasqua.
RispondiEliminaOff topic.
RispondiEliminaPasso qui per rinnovarti i miei migliori auguri di Buona Pasqua. :))
Oggi preferisco evitare di pensare alla politica. :D
Concordo con te sull'analisi dei due post Vincenzo, ma sulla sinistra (non il PD) una spiegazione c'è:
RispondiEliminaLa disgraziata mania soggettiva di fondare un partito al giorno lasciando di fatto, i sostenitori sempre più disincantati.
Spero che venga riformata questa legge elettorale e venga ripristinata la volontà della gente di mandare in parlamento delle persone reali e non un insieme assemblato a monte.
Buona giornata
Ringrazio per tutti gli auguri ricevuti, e che è ormai troppo tardi per ricambiare :)
RispondiElimina@MP
RispondiEliminaDubitare è forse già troppo ottimistico, dopo tutto quello che c'hanno fatto vedere in questi anni :-D
@Tina
RispondiEliminaIo li chiamo i partiti personali e, considerato anche che si tratta di leaders tutti di sesso maschile, alla fine pare che sia la stessa logica per cui in un pollaio ci possa stare un solo gallo :-D
Mi hai dato spunti interessanti di riflessione.
RispondiEliminaGiulia
Ho trovato per caso un articolo che sembra riassumere perfettamente il tuo pensiero:
RispondiEliminahttp://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=26262
speriamo che queste ultime elezioni e gli anni di malgoverno insegnino qualcosa agli italiani, solo andando contro la logica del partito personale si può ottenere qualcosa... Vincenzo, grazie per gli auguri. Giuliana
RispondiElimina@Giulia
RispondiEliminaCome immagini, ne sono molto lieto :)
@Paola
RispondiEliminaGrazie della segnalazione. In effetti, non dicono esattamente ciò che io penso, ma un'affinità certo c'è :)
@Giuliana
RispondiEliminaForse dovremmo darci da fare nel nostro piccolo, forse sperare stavolta davvero non basta.