Oggi, sessantacinquesimo anniversario della liberazione, è purtroppo un giorno triste. La liberazione è stato un evento storico che ha costituito per decenni il discrimine tra un’Italia che l’ha vissuta e un’altra che, per essere stata liberata dai nazifascismi prima che la Resistenza iniziasse, non l’ha vissuta. Accanto a quella fascia centrale d’Italia, tradizionalmente a maggioranza di sinistra, accanto a un meridione con un senso carente dello stato, a causa di una lunga tradizione di dominazioni e senza aver vissuto in prima persona la resistenza, vi era un nord portatore di grandi valori di solidarietà. Questo nord, anche quello veneto tradizionalmente democristiano, è stato il vero motore di quest’Italia democratica, produttore di ricchezza, di operosità, ma anche profondamente antifascista. Io, che ne posso parlare solo per sentito dire, visto che vivo al sud, mi chiedo cosa mai sia successo ai settentrionali, quale virus pernicioso si sia introdotto nel corpo sociale, determinando questo successo, mai così clamoroso come alle ultime elezioni regionali, di una Lega Nord con un’ideologia così discriminatoria, così razzista, così elementarmente egoista. Scrivevo che al Nord si osserva perfino un mutamento antropologico, per cui essi vivono, perfino in tanti dirigenti sedicenti di sinistra, un senso di appartenenza localistico che si esprime in maniera patologica, in realtà direi piuttosto un senso di estranietà rispetto a tutto il resto del mondo, si tratti di persone di altra nazionalità, o anche di meridionali. Se quindi uno spirito solidaristico nato dalla Resistenza è morto, o è fortemente mortificato, al nord, se un dittatore buffonesco e sgradevole riesce a raccogliere anche in quell’area un notevole consenso, cosa rima ne, io mi dico, della Liberazione, cosa rimane infine di questa Repubblica, della sua costituzione sempre più violata e sempre più in pericolo di essere cancellata. Oggi, mi pare, tra il tradizionale antistatalismo di tante regioni del sud e la voglia di ducetti che si avverte al nord con il duplice osannamento di Bossi e Berlusconi, se la Lega si permette di parlare apertamente di secessione, e il progetto federalista raccoglie consensi in quasi tutto lo schieramento politico, credo che si dovrebbe prendere atto che la memoria della Resistenza è morta, che della stessa Repubblica democratica è ormai rimasto un vuoto simulacro, e che quindi è di estrema attualità una nuova resistenza. Non la combatteremo coi fucili, ma la resistenza, come capacità di mantenere i valori della costituzione prima di tutto nelle nostre menti, è oggi di estrema attualità. Il mio auspicio è quindi che questa ricorrenza posa costituire un rilancio dei valori per cui tanti dei nostri progenitori sono morti.
NonUnaDiMeno
11 ore fa
Parole sante.
RispondiEliminaAnche io penso, ed è sotto gli occhi di tutti, che questo è un simulacro di democrazia.
Ma anche se è sotto gli occhi di tutti, non tutti lo vedono. Anzi, nessuno teme un imminete rottura sociale, solo chi è toccato sul vivo grida, e gli altri stanno a guardare.
È una giornata triste, così come è triste la vita senza solidarietà, senza comprensione, senza amore.
Sottoscrivo...ma quei valori non ci sono più...ormai i ragazzi di oggi hanno altro per la testa
RispondiElimina"la memoria della Resistenza è morta"...
RispondiEliminascusate, sarà perchè son donna, ma non ci sto a pestarmeli da sola: così si dà ragione a chi dice "scriviamo una nuova pagina";
sicuramente ci vuole una resistenza altra, ma "uniti"!
@RB
RispondiEliminaBelle le tue parole, concordo :)
@ilpoeta
RispondiEliminaForse più che i ragazzi, il problema sono i genitori. Coi ragazzi, ci si può lavorare, interagire, con gli adulti i problemi sono enormi.
@Angie
RispondiEliminaRicorderai che l'anno passato, dopo anni e anni passati ignorando il 25 aprile, Berlusconi ha deciso di partecipare alle celebrazioni. La tattica è quindi non quella di ignorare la ricorrenza, ma di svilirla, di svuotarla del suo significato. Questo revisionismo è uno dei tanti aspetti della morte della democrazia in Italia, per questo invoco una nuova resistenza. Poi, se questo significhi scrivere una nuova pagina, non so, in un certo senso tutto ciò che facciamo è per certi versi nuovo. L'importante è cosa scriviamo in questa nuova pagina. Il mio post era inteso a sottolineare il tradimento dei valori della resistenza. Chi dice "oggi è giorno di festa", secondo me sottovaluta il fatto che ci troviamo già in uno stato post-democratico, come già quei valori fondanti della Repubblica siano stati in tanti aspetti traditi.
Amare parole le tue ma tristemente vere.L'Italia dellaLiberazione non esiste più, oramai nessuno si sente italiano ma solo meridionale o settentrionale ma non un appartenente ad una Nazione.
RispondiEliminaLo scopo del governo di questi anni, ma credo del partito di Berlusconi in generale è soggettivizzare lo Stato e le istituzioni rendendo questo concetto così radicato da togliere agli italiani l'idignazione davanti ad un rappresentate politico corrotto, corruttore,pregiudicato, millantatore, ignorante, bugiardo e strafottente.
Un abbraccio affettuoso
non posso che unirmi al tuo appello
RispondiEliminasono in un momento di resistenza acuta. hai ragione, il sign. b. cerca di svuotare di significato un concetto che non gli appartiene che per i suoi interessi.
RispondiEliminaHai ragione. é importante mantenere vivo il ricordo di certi valori e fare in modo che gli altri siano disposti a difenderli. E' come andare contro l'onda della gente in senso opposto per cercare di svegliare la massa.
RispondiEliminahttp://kinnie51.blogspot.com/2010/04/disunita.html
RispondiEliminaSiamo vicini a una nuova forma di fascismo (e non riguarda solo in Italia, certe "tendenze" si manifestano anche in altri paesi) e quindi una nuova Resistenza sarebbe necessaria per combatterlo.
RispondiEliminaIl razzismo del nord purtroppo non è cosa nuova, ricordiamoci come erano trattati in passato i migranti che dal meridione andavano a lavorare nelle fabbriche del nord, ricordiamo i negozi con l'insegna "vietato l'ingresso ai meriodionali".
Oggi quella discriminazione si ripete nei confronti degli extracomunitari, quel che è diverso, in peggio purtroppo, è che questo razzismo è molto più allargato, non riguarda soltanto quella fascia di piccola borghesia benestante, ma coinvolge oggi anche ampi strati della classe operaia.
Io penso che la ragione sia il venir meno di degli strumenti politici e sociali di lotta che sono stati i partiti e i sindacati e che permettevano alle classi popolari di lottare unite e di sperare in un futuro migliore per tutti. Oggi si è persa questa speranza e quindi ci si affida alla benevolenza del padrone, al sindaco leghista che dice "padroni a casa propria" e a chi dice "prima gli italiani". Insomma, ognuno pensa a salvare se stesso, la propria piccola comunità chiusa in se stessa (come ho scritto nel post "la famiglia prima di tutto") magari anche se questo costa la rovina di qualcun altro. E' la logica che mette i penultimi contro gli ultimi, invece di mettersi insieme contro quelli che li sfruttano.
A complicare le cose si aggiunge un male, vecchio dell'Italia, e cioè il sistema delle piccole imprese che favorisce per sua stessa struttura i localismi e l'arretratezza anche culturale.
@Luce
RispondiEliminaHanno vinto imponendo la loro ideologia: rimango dell'opinione che c'è bisogno di una nuova ideologia.
@vp
RispondiEliminaUn saluto :)
@MR
RispondiEliminaBisognerebbe spiegare a chi dubita che ormai la battaglia è diventata ideologica.
@Daniele
RispondiEliminaPurtroppo, non vedo in giro granchè voglia di lottare.
@Matteo
RispondiEliminaIn fondo, un certo razzismo strisciante è ormai stato sdoganato. Se penso a uno come Salvini...
Credo che il nesso tra la "questione settentrionale" di oggi e il ricordo della Resistenza di un tempo sia estremamente stringente.
RispondiEliminaE decisamente bene hai fatto, caro Vincenzo, a legare proprio queste riflessioni all'anniversario del successo della Guerra di Liberazione.
I temi che davamo per sconfitti, per smembrati sotto le ceneri del fascismo, oggi godono di un vigore e di una diffusione che non ha eguali nella storia repubblicana d'Italia.
Le idee di un passato lugubre tornano a farci visita. E le logiche di individualismo, di paura dell'altro e di sfiducia verso tutto e tutti tornano a fare capolino.
Per questo oggi credo che stia tornandi ad assumere un valore profondo e tangibile il ricordo della Resistenza al nazifascismo. Perché se è vero che la realtà di quel passato non è certo identificabile nelle situazioni del presente, è altrettanto vero che le basi culturali che portano al fascismo oggi tornano a riprendersi un posto non marginale nella società.
E credo che il tipo di resistenza che oggi ci viene richiesto è esattamente quella che hai magistralmente disegnato tu: niente fucili, ma semplice difesa dei principi democratici e costituzionali. A partire dalla loro tutela nelle nostre menti e nelle nostre intenzioni.