giovedì 4 febbraio 2010

UN SEGUITO ALLA VICENDA BOFFO

La vicenda delle dimissioni forzate di Boffo da Direttore del quotidiano della CEI “L’Avvenire” pare tornare d’attualità. L’occasione è offerta dalle speculazioni fatte da “Il Foglio” prendendo spunto dalla cena avvenuta tra Boffo e Feltri, il suo accusatore, nonché causa apparente delle sue dimissioni. Le voci che si sono diffuse, partendo dalle affermazioni dello stesso Feltri che, pur rifiutandosi di specificare nomi, insiste nella tesi di aver ricevuto l’informativa su Boffo, in parte rivelatasi falsa, da non specificate autorevoli fonti vaticane, attribuisce invece nomi e cognomi alla catena informativa, a cui avrebbero dato un contributo decisivo sia il Segretario di Stato vaticano cardinale Bertone, che Vian, direttore de “L’osservatore Romano”.

Ora, uno potrebbe chiedersi dove sta la notizia, cioè cosa ci sia di nuovo nella vicenda. L’ipotesi della resa dei conti interna alla chiesa era di pubblico dominio, e quindi non c’è stato alcuno scoop, tutto vecchio si potrebbe dire. In realtà, la novità c’è, ed è il perdurante silenzio della chiesa sulla faccenda. Tollerare che un uomo, Boffo in questo caso, subisse un torto senza reagire, che Ratzinger incontri il signor B. come se nulla fosse, tutto questo appare molto significativo. Si poteva pensare che la chiesa ha i suoi tempi, che non bisognasse avere fretta, ma di tempo ormai ne è trascorso abbastanza, ed è inevitabile considerare questo silenzio come un’accettazione tacita dell’accaduto. Ciò a sua volta porta alla conclusione che per il vaticano la conclusione della vicenda, e cioè le dimissioni di Boffo, le stanno bene, era la cosa desiderata, di qui non s’esce. Non reagire, porgere l’altra guancia, può essere un atto nobile quando riguardi la nostra propria persona, ma se rivolta a una persona a cui io tengo e con effetti esclusivamente su di lui, questa non è nobiltà, è ignavia colpevole, è un comportamento vile e riprovevole. Da questo punto di vista, le indiscrezioni giornalistiche non aggiungono nulla a ciò che parecchi mesi di silenzio della chiesa evidenziano in maniera lampante.

Due ulteriori considerazioni che vorrei fare riguardano l’uno Boffo stesso e l’altro Ferrara, quale direttore de “Il Foglio”.

Cominciamo quindi da Boffo: mi chiedo, ma come ha potuto accettare di incontrare una persona volgare, odiosa come Feltri? Già le caratteristiche del personaggio Feltri bastavano per starne a debita distanza, ma nel suo caso c’erano motivi personali. Senza i titoloni gridati, le foto di documenti farlocchi in prima pagina, senza insomma queste iniziative portate avanti con protervia da Feltri, Boffo sarebbe ancora al suo posto. Ritiene egli che la sua situazione attuale sia preferibile? Feltri si è voluto scusare, ma, visto che il danno è stato fatto, le scuse devono tradursi in atti concreti. Come minimo, Feltri avrebbe dovuto a sua volta dimettersi da direttore de “Il Giornale”, ma non mi pare proprio che l’abbia fatto. Fossi stato al posto di Boffo, col cavolo che l’avrei scusato: scu7sarsi per continuare a fare il lacchè del signor B. dietro lauto compenso a a danno di tutti gli Italiani!

Infine, parliamo del ruolo di Giuliano Ferrara in tutto questo. Perché ha sollevato queste indiscrezioni stantie, amplificandole così tanto? Mi pare evidente che la motivazione stia nel tentativo di scagionare il suo protettore, il famoso signor B. Egli sembra dire che si tratta di un giochetto interno alla chiesa, tra segreteria vaticana da una aprte e CEI dall’altra, e che quindi le colpe vanno cercate lì. Naturalmente si tratta di una sciocchezza, perché il piano malvagio ha potuto trovare attuazione concreta solo mediante questa complicità di Feltri e naturalmente del suo mandante. Senza il ruolo insostituibile di Feltri, col cavolo che Bertone poteva fare uno sgambetto a Bagnasco. Semmai, si potrebbe dire il contrario, che cioè il signor B. ha distrutto un uomo come Boffo, ma per farlo ha dovuto farsi coinvolgere in equilibri interni alla chiesa, dimostrando di non essere neanche capace di compiere il crimine coi propri mezzi esclusivi.

16 commenti:

  1. dubbi più che legittimi, soprattutto per ciò che riguarda quelle viscide figure pseudo giornalistiche che hai nominato..

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  2. Sono molto perplessa su questa vicenda.Se il vaticano voleva liberarsi di Boffo non poteva semplicemente licenziarlo,a che serviva tutto questo sputtanamento.Forse il messaggio era per tutti i direttori di giornale, per far capire quanto vendicativo poteva essere il grande capo.L'unica ragione che mi viene in mente per cui Boffo ha incontrato Feltri è per cercare di capire chi è il vero mandante,e chi lo sa meglio del killer?

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  3. In effetti certe considerazioni è lecito farle. Perchè la Chiesa tace sulla vicenda Boffo? Perchè ora non ci sono chiarimenti espliciti che rivelino le responsabilità sull'accaduto?
    La tua conclusione sembra una buona risposta.

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  4. Tutti insieme non sono altro che una società a delinquere!

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  5. Io mi chiedo, come ho scritto da me, se gli strumenti che hanno permesso alla Chiesa di galleggiare per duemila anni siano ancora validi.

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  6. Vicenda intricata. Certo i dubbi sul perché Boffo abbia accettato un "invito" simile restano anche a me...

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  7. Ho provato a capirci qualcosa della vicenda... Ed essendoci di mezzo il vaticano è così intricata.. come a dire Le vie degli intrighi sono infinite

    mirco

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  8. @Fabio
    Un giornalismo finalizzato a oscurare piuttosto che a mostrare: il mondo delle menzogne in cui siamo inestricabilmente collocati.

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  9. @Stefania
    Se si tratta di un regolamento di conti interno, il complotto sotterraneo era assolutamente indispensabile, nulla doveva apparire chiaramente. Che poi Boffo non sappia neanche oggi come effettivamente stiano le cose, e abbia bisogno dell'aiuto di Feltri, non lo posso credere. Un ex-Direttore di un autorevole quotidiano, e per tanti anni, deve avere i suoi informatori, cioè una sua rete di conoscenze eccellenti.

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  10. @Angelo Azzurro
    Sì, la chiesa non può uscirsene col silenzio, deve dare una sua risposta se non vuole essere tacciata di complicità.

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  11. @Ornella
    Eppure, sono equilibri precari: io lo credo che qualcosa di importante sta evolvendo anche se ancora non si sa cosa.

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  12. @Alberto
    Per il momento direi di sì, li ha anche abbondantemente esportati fino a farne un modello di funzionamento della società, almeno di quella fascia che chiamiamo classe dirigente. Mi pare che Ratzinger all'inizio del suo mandato abbia tentato di modificarli, ma con un insuccesso clamoroso, e ora galleggia anche lui su questo clero con codici di comportamento millenari. Quanto a lungo potrà durare, è una domanda molto difficile, ma non è che la chiesa abbia molto altro a disposizione, considerando che la fede non ha molto spazio nella cultura di oggi, almeno nel nostro mondo occidentale.

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  13. @Daniele
    Sì, così Boffo ne esce davvero male: è come accettare di non difendere la propria onorabilità.

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  14. @Mirco
    Le vie degli intrighi e della sottrazione della nostra sovranità di cittadini.

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  15. Personalmente trovo le dimissioni "silenziose" (vista l'assenza di spiegazioni efficaci) decise da Boffo in quel frangente incomprensibili tanto quanto le ragioni che l'hanno potuto portare ad accettare un invito "galante" come quello del suo carnefice Vittorio Feltri.

    A meno che, oltre alle logiche vaticane e agli scontri interni al mondo politico-religioso cattolico-conservatore, non c'è sfuggito qualcos'altro...

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  16. @Alessandro
    Convengo con te che le cose non sono mai state chiare. Ci terrei però a precisare che le dimissioni gli sono con tutta verosimiglianza richieste dal suo superiore Bagnasco, e quindi sarebbe stato impossibile rifiutarsi: rimane certo da capire perchè lo ha sacrificato, ma le cose devono essere andate così, perchè il primo a richiederle è stato un vescovo "progressista".
    Viceversa, la richiesta di Feltri d'incontrarlo poteva tranquillamente essere rifiutata, anzi per me era opportuno rifiutarla.

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