mercoledì 24 febbraio 2010

LA VIA ITALIANA ALLA LOTTA ALLE MAFIE

Le grandi organizzazioni criminali, si sa, in Italia sono estremamente potenti, condizionano direttamente tramite un capillare controllo del territorio, intere regioni per una superficie e popolazione totale pari a circa un quarto dell’intera Italia. Sembrerebbe, con tutta evidenza che esse dovrebbero costituire il problema più importante del nostro paese. La priorità assoluta dovrebbe quindi essere la lotta senza quartiere non semplicemente per contenerne l’attività, quanto piuttosto per estirpare tali organizzazioni criminali, affinché l’autorità dello stato non li trovi come competitrici.

A ben vedere però, la competizione può cessare anche in un modo alternativo, ed è quello di togliere di mezzo lo stato, che le mafie operino in tutta tranquillità senza che debbano subire una guerra dagli apparati statali. Qui però, mi sa tanto che le mafie non sarebbero d’accordo: dovrebbero quindi prendersi la briga, garantire il rispetto di talune regole qualunque esse siano? Non ci siamo proprio, perché l’unica regola delle mafie è l’arbitrio, è la divisione del mondo in amici ed altri, e come sarebbe allora possibile trattare allo stesso modo un amico e un altro? Togliere di mezzo lo stato in maniera palese non si può proprio, non funzionerebbe, non farebbe comodo neanche ai vincitori mafiosi.

La cosa deve dunque essere affrontata in un modo più raffinato, più tortuoso. Facciamo allora così, occupiamo direttamente le posizioni chiave dello stato o prendiamo accordi di ferro con chi gode del consenso della gente e così manteniamo una parvenza di autorità statale. Questo ci serve perché creiamo la facciata, l’interfaccia alla gente comune. La politica sarà interamente funzionale alle mafie, ma in modo occulto, mentre sul palcoscenico andrà in onda una grande opera di teatro, in modo che il pubblico si potrà appassionare a questa recita continua, ed anche tifare per questo o per quest’altro protagonista.

Il vero problema in realtà non è conquistare il potere esecutivo, quello è detenuto da pochi, e ci saranno sempre mezzi per convincerli. Già col potere legislativo potrebbero sorgere problemi maggiori, ed allora facciamo una legge elettorale porcata, per cui gli eletti sono designati dalle segreterie dei partiti. Il risultato che si ottiene con una tale legge elettorale è che il potere legislativo diventa di fatto un prolungamento del potere esecutivo, e non più un potere complementare ad esso. E siamo a due. La cosa si fa molto più complessa col potere giudiziario ed anche con le forze dell’ordine. Questi sono tanti, possono prescindere dal consenso delle persone, sono solo dei vincitori di concorsi: come facciamo a convincere questi? La cosa qui diventa un tantino più difficile, ma la cosa si risolve egualmente semplicemente rendendo inefficiente il funzionamento di questi comparti. Da una parte ci si può fidare di un certo costume italico alquanto indolente, dall’altro, un fattore molto più importante, lesiniamo i finanziamenti, così in carenza di mezzi tecnici e personale l’inefficienza è inevitabile. Una volta che siamo riusciti a rendere la giustizia inefficiente, creiamo una campagna per delegittimare i giudici, farli considerare fannulloni, ergendoci noi a difensori dell’efficienza, ed ecco il processo breve, il ridimensionamento del ruolo delle intercettazioni, e così via dicendo.

C’è ancora un requisito da garantire, che l’intero potere politico abbia al suo interno un suo livello di complicità di base. Tuttavia, per avere dei vantaggi consistenti dalla doppia adesione allo stato e alle mafie, bisogna che questo sia un privilegio limitato, numericamente significativo, ma non spalmato su tutta la classe politica. Questo pone un ulteriore problema, come conciliare una situazione non generalizzata e una complicità che invece si vuole generalizzata. La soluzione c’è, basta che la politica abbia fatto sua al proprio interno una logica mafiosa, ne abbia assimilato i fondamenti. Qui, non si parla quindi di progettare imprese criminali, basta praticare una logica consociativa, ancora una volta quindi la distinzione di fondo tra amici ed altri. Basta quindi realizzare circoli esclusivi il cui accesso sia riservato a pochi, scelti secondo logiche di fedeltà, e quindi inevitabilmente di connivenza.

Per questo, la lotta contro la criminalità organizzata non è un aspetto marginale di uno stato che voglia mantenere la propria autorità, ma è il fondamento stesso di qualsiasi ordinamento statale. La crescente influenza delle grandi organizzazioni criminali che è davanti agli occhi di tutti va considerata la fonte di questa morale pubblica scadente, ne è contemporaneamente il fondamento ma anche l’effetto perverso.

19 commenti:

  1. Mai foto uscì più nitida. Complimenti per la capacità di sintesi

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  2. Tantio di cappello, Vincenzo, la miglior cosa che hai detto e scritto in assoluto.
    E purtroppo hai ragione.
    Un cordiale saluto

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  3. Basta poi diminuire il numero dei parlamentari, e il gioco è fatto.

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  4. Ma com'è che per alcuni di noi certe cose sono così lampanti e per altri solo demagogia? Parlo di noi gente comune...

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  5. Caro Vinvenzo, tu mi hai sempre seguito nell'inchiesta sulla 'ndrangheta e sai benissimo ch quello che è merso non è una novità per me. Soprattutto nella ricerca per la verità e Giustizia Per Niki. Quello che posso dirti è che la 'ndrangheta è dentro lo Stato, anzi lo utilizza e non è il contrario. Basta leggere quelle intercettazioni per capire che non sono i politici ad usare, ma sono usati!

    Era in atto un riorganizzazione, e questo ve l'ho cercato di farvelo capire. Elementi eversivi del passato, la criminalità organizzata e lo Stato si sonoo uniti in un sodalizio criminale. E la gestione delle telecomunicazioni e informatica è in mano a loro. Da molo tempo.

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  6. Mi pare che la sbracatura totale sia cominciata con la depenalizzazione del falso in bilancio, il resto una ascesa, se a governare è confindustria e non il politico che scaturisce dalla base, vuoi che si chieda se i soldi che incamerano derivano dal malaffare?
    Ciao Vincenzo
    Tina

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  7. "La crescente influenza delle grandi organizzazioni criminali che è davanti agli occhi di tutti va considerata la fonte di questa morale pubblica scadente, ne è contemporaneamente il fondamento ma anche l’effetto perverso"
    La causa e l'effetto coincidono. Così come l'inizio e la fine. Un loop, un nastro di Möbius.
    Grande post, Vincenzo: lucidissimo e (purtroppo) incontestabile.

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  8. Parole sante
    Sante parole...!

    mirco

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  9. @Luce
    Ma sei sicura che è un complimento? :-D

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  10. @Paola
    Forse sì, forse no, perchè potrebbe invece essere fondamentale avere due tipi di parlamentari...

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  11. @Ornella
    Temo che per i potenti siano cose scontate, ma da tenere ovviamente ben celate.

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  12. @Inka
    Lo sai che ammiro tanto il tuo lavoro di documentazione. Purtroppo, a noi mancano tanti elementi, e possiamo solo farci un'idea generale di cosa succede, i dettagli ce li tengono gelosamente nascosti.

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  13. @Tina
    L'esistenza stessa di trame occulte genera un clima estremamente propizio alle mafie, questa è la mia opinione.

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  14. @Mirco
    Qui, di santo mi pare ci sia ben poco :-D

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  15. Vince' tu lo sai che per me sei una vera fonte inesauribile di notizie e preziosi suggerimenti e considerazioni su quanto sta succedendo in questa nostra (?) Italia. Solo che io passo, leggo, cerco di ragionare e farmi uscire qualche parola degna del tuo post per postare un commento, ma purtroppo: nisba.
    Però una curiosità se vuoi me la potresti anche togliere: hai mai pensato di fare politica attiva?

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  16. @Aldo
    Eh, ma figurati se fanno entrare nel circolo politico uno come me, un eversivo dell'ordine costituito. A me piacerebbe piuttosto aiutare con qualche mia riflessione qualcuno certamente più giovane di me che riuscisse a coagulare attorno a sè un certo numero di consensi.

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  17. E troviamolo sto giovane!

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