Il primo decennio del nuovo millennio si è chiuso un mese fa. E’ stato un decennio terribile a livello internazionale, segnato al suo inizio dagli attenti dell’undici settembre 2001. Questi fatidici avvenimenti hanno pesantemente segnato anche gli anni successivi, perché gli USA e i loro alleati, Italia inclusa, hanno deciso di scatenare la caccia a Bin Laden e successivamente anche a Saddam. A distanza di otto anni e più, questo schieramento di forze si trova a dover trarre le conclusioni da quelle scelte bellicose che tante morti, tanti danni e tante sofferenze hanno creato. Nell’ultimo discorso di Obama, e dalle notizie che filtrano sulle trattative in corso con i Talebani, appare evidente che siamo ad una svolta: la politica dell’intervento armato, della pretesa di distruggere ogni resistenza alle sorti progressive dell’occidente pare giunta al capolinea.
La domanda che vorrei porre, è: si trattava di una guerra che si poteva vincere? A tanti, me compreso, sin dall’inizio apparve un obiettivo irraggiungibile. Mi chiedo allora se è possibile che persone molto più informate di osservatori esterni come me, con l’opportunità di vedere le cose dall’interno, potessero non averne consapevolezza. Forse allora dovremmo piuttosto chiederci se ci fossa, accanto all’obiettivo dichiarato, altri obiettivi occulti. Io ne intravedo due.
Il primo, e ciò vale quasi esclusivamente per l’Iraq, era quello di creare un nuovo mercato in tutta la zona medio-orientale. Non dico che i pozzi petroliferi irakeni non facessero gola all’occidente, ma ho sempre pensato (e mi pare anche di averlo scritto da qualche parte anche su questo blog), la scommessa USA era ancora più ambiziosa: normalizzare un’area del mondo fin allora sottratta alla loro influenza, notoriamente una delle più laicizzate in ambito islamico, per occidentalizzarla. Questa mia convinzione parte dall’analisi dei problemi economici occidentali come crisi di sovrapproduzione, di impossibilità di trovare i sempre nuovi sbocchi che il capitalismo richiede per la sua così vitale crescita ininterrotta, all’interno delle proprie aree di influenza, ormai sature di oggetti di ogni tipo, e inevitabilmente tendenti a ridurre le proprie capacità di assorbimento.
La seconda motivazione, anch’essa economica, sembra quella di una sistematica azione di rapina di risorse economiche, dai vari soggetti economici verso specifichi agglomerati finanziari transnazionali. L’industria bellica ha ovviamente lucrato abbondantemente su questi conflitti, e stiamo parlando di cifre straordinariamente elevate. Del resto, la famiglia Bush stava al centro di un aggregato di interessi economici formidabili. So che a molti da’ fastidio questo ipotizzare complotti ad ogni piè sospinto. Qui però, abbiamo indizi importanti. Se poi vediamo questi fatti militari assieme ad altri fatti di tutt’altra natura, ma convergenti verso l’interesse economico, allora la cosa appare in tutta evidenza. Mi riferisco in particolare agli straordinari investimenti statali nel settore bio-medico-farmaceutico, fino alle vere e proprie truffe costituite da epidemie e pandemie annunciate e mai verificatesi, come nel caso prima dell’aviaria e poi della cosiddetta influenza suina. Siamo cioè in presenza di stati nazionali incapaci di offrire risorse a una politica sociale, ma disposti prontamente a fare investimenti sulla base di segnali provenienti dall’esterno. Per me è evidente che solo un potere ben più forte di quelli nazionali può dettare legge così perentoriamente. Mentre quindi nei singoli stati si litiga sulle briciole, risorse immani vengono distratte in obbedienza a logiche sopranazionali e incontrollabili.
Di fronte a tutto ciò, di fronte allo spreco di risorse finanziarie, ma soprattutto al massacro sistematico di intere popolazioni, dobbiamo chiedere che i responsabili siano chiamati a risponderne. E’ proprio di questi giorni l’arrogante dichiarazione fatta da Blair davanti a una Commissione nel suo paese, in cui egli non ammette alcun errore nell’entrata in guerra della Gran Bretagna in Iraq sulla base di fantomatiche armi di distruzione di massa in mano a Saddam, ed anzi dichiara che lo rifarebbe. L’opinione pubblica mondiale non può tollerare impunità, che cioè ci si sottragga ad un’elementare esigenza di responsabilità, in assenza della quale non si vede come l’umanità possa salvarsi.
E' intollerabile oltre alla loro impunità la loro fastidiosa arrognza. Concordo con te, sarebbe ora che anche i leader di paesi occidentali pagassero per i loro "errori"...
RispondiEliminaPurtroppo l'opinione pubblica è fatta di tanti singoli individui la cui maggior preoccupazione è come arrivare a fine mese oppure, se benestanti, come fare per arricchirsi di più!
RispondiEliminaD'accordo su tutto tranne su un punto: Non mi farei troppe illusioni, gli Stati Uniti continueranno "la politica dell'intervento armato" finché esisteranno o finché esisterà una cosa chiamata capitalismo (e non so chi dei due prima finirà). Obama o non Obama, gli ultimi avvenimenti dell'Honduras (golpe sostenuto dagli americani) e di Haiti (in cui gli Usa hanno speculato su una tragedia immane per occupare militarmente l'isola, vicenda a cui ho dedicato un post) lo confermano ampiamente. E non escludo che prima o poi, magari fra 10 0 20 anni, scatenino una guerra in Iran dopo che ci si sarà scordati dell'Iraq (esattamente come ci si dimenticò del Vietnam per poter fare la guerra del Golfo).
RispondiEliminaPurtroppo uno dei problemi maggiori è proprio quello di voler assicurare una totale deresponsabilizzazione a chi esercita il potere e all'uomo in generale.
RispondiEliminaCosì non andiamo da nessuna parte.Ma lo dico da 10 anni ed ogni volta mi è stato detto che ero "noiosa"...Sarà!
a quando una terza guerra mondiale?
RispondiEliminale guerre sono inevitabili quando dietro ci sono interessi economici, intendo dire sono inevitabili per chi pensa solo al guadagno
RispondiElimina@Daniele
RispondiEliminaE probabilmente non si tratta di errori, ma di scelte deliberate ed interessate...
@Ornella
RispondiEliminaPurtroppo, finchè non saremo in grado di guardare più in là del nostro naso...
@Matteo
RispondiEliminaFaranno operazioni belliche finchè gli conviene. A me pare che oggi non gli convenga a causa della crisi economica la cui parte più dolorosa deve ancora manifestarsi. Tu parli dell'Honduras, ma lì non hanno sborsato una lira. Ad Haiti hanno sempre comandato, non cambierà granchè.
Personalmente, vedo gli USA in grandissima difficoltà, quasi senza alleati, tranne noi inutili europei. Si è molto speculato su un patto speciale con la Cina, ma secondo me, sarebbero gli USA ad uscirne con le ossa rotte. Mi pare che anche i rapporti con il Giappone abbiano raggiunto il punto più basso. Il declino da unica superpotenza mondiale mi pare già in corso ed inarrestabile. Quali nuovi equilibri dovessero venire fuori, è impossibile dirlo oggi.
@Guernica
RispondiEliminaVabbè, allora siamo in due ad essere noiosi... :-D
@Angie
RispondiEliminaPer ora, prevalgono i conflitti locali, ma la situazione potrebbe radicalizzarsi: difficilissimo fare previsioni.
@Zefirina
RispondiEliminaA volte, i conflitti si fanno gestire in terza persona, vedi Honduras...
Se avessero interesse a scatenare un altra guerra come quella in Iraq, non pensare che gli Stati Uniti esiterebbero. Forse è vero che è cominciato il declino. Ricorda però quanti secoli è durato il declino dell'impero romano! E' tutta una questione di tempo e di propaganda. Reagan convinse gli americani che il Nicaragua stesse invadendo gli Stati Uniti, figuriamoci se non possono convincerli ad imbarcarsi in un altra guerra!
RispondiEliminaCarissimo, credo che purtroppo il mercato bellico ha la meglio sia sulla razionalizzazione degli sprechi, sia sulla egenomia del controllo politico ed economico, sia per il gusto di sentirsi i "buoni " della situazione.
RispondiEliminaIo credo che finchè ci saranno soldi di mezzo le guerre ci saranno, mascherate da buoni propositi ma alla fine solo beceri e immorali accordi sottobanco della serie " se tu dai una cosa a me, io poi do una cosa a te", come è sempre stato e la Storia ha molti esempi in questo senso...
E i capi che si prendono le colpe ? Seee.
fantapolitica.
Mettiamola così:prima o poi qualcuno si accorgerà che è mooooooolto meglio fare l'amore che fare la guerra , come diceva Marcuse( e io condivido in pieno)
Un abbraccio affettuoso
@Luce
RispondiEliminaSai qual è la mia opinione? Che tanti pensino che bisogna organizzare le guerre per avere il potere, e con quello procurarsi i mezzi per fare l'amore.
Tanti altri, tra cui noi, preferiamo cortocircuitare il tutto, andiamo diritti allo scopo :-D
E' sacrosanto che i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni. E se colpevoli condannati. Ma il vero problema da combattere, e su cui concentrare a mio avviso l'attenzione, è il sistema di questa globalizzione selvaggia, che risucchia al suo interno tutto, politica e stati nazionali inclusi. Mi viene in mente un paragone provocatorio con la mafia. Possono fare tutti gli arresti che vogliono ma se non intaccano il sistema mafioso, arrestato un boss se ne fa un altro e il sistema sopravvive. E non diversamente in ambiti macroeconomici. Riguardo alla tua analisi sulle ipotesi delle motivazioni reali che hanno mosso questi conflitti, mi trova totalmente d'accordo
RispondiElimina@giudaballerino
RispondiEliminaLa globalizzazione è un problema enorme. In definitiva, mi pare che sia lo stesso sviluppo tecnologico la sua causa. Insomma, c'è nei fatti, e tornare indietro pare impossibile. Il problema forse sta nel tipo di globalizzazione. Un punto fondamentale è se ci possiamo permettere che i poteri sovranazionali ufficiali siano deboli e quelli occulti siano così forti. Mi fermo qui, ma forse ci tornerò in un prossimo post.
Noi occidentali siamo dei grandi esportatori di democrazia
RispondiEliminaCerto ce ne tenessimo un pochina anche per noi non sarebbe male!!!!
mirco
@Mirco
RispondiEliminaLa solita arguzia che un po' ti invidio :)