venerdì 19 febbraio 2010

BALDUCCI, CHI ERA COSTUI?

Si dice “la banalità del male”, ma nelle vicende della protezione civile c’è anche vorrei aggiungere la bassa qualità dei protagonisti. Se ci soffermiamo ad esempio sulla telefonata tra Anemone e Balducci dove questo caldeggia un posto di lavoro per il figlio Filippo, ne viene fuori uno squallore impressionante. Questo Balducci, per ottenere uno stipendio per il proprio figlio, ha il coraggio di sollevare il problema del suo dovere di padre, dice ad Anemone che se non riuscisse a procurare un’occupazione al figlio, sentirebbe di non avere svolto adeguatamente il proprio ruolo di padre. Quindi, dopo avere, utilizzando i propri poteri speciali, cambiato la destinazione dell’area riservata ad eventuali esondazioni del Tevere e permettendo così la costruzione del centro benessere, dopo avere ottenuto, evidentemente in virtù di tale variazione di destinazione, la partecipazione del figlio alla società di gestione del centro, esige che questa stessa società dia al figlio uno stipendio: davvero un esempio di amore paterno.

Se pensiamo adesso che la resistibile ascesa di questo Balducci, questo figuro che concepisce il proprio ruolo di funzionario pubblico come mezzo per procurare favori alla propria famiglia, è stata favorita praticamente da almeno mezzo mondo politico, da Rutelli, a Prodi, a Veltroni, per finire dritto dritto dentro il circo berlusconiano, possiamo dedurre come si parlano in questi esclusivi circoli politici.

Quando si pensa ai potenti, magari li si immagina disonesti, ma in ogni caso, chissà come sofisticati. Una certa leggenda descrive delle trame complicate che si pensa richiedano chissà quale enorme furbizia, capacità di sviluppo di strategie. Niente di tutto questo, basta, a quanto pare, in questa nostra povera Italietta, essere abbastanza disonesti per essere potenti. Insomma, se dai del potente a uno, questo avrebbe tutti i motivi per offendersi…

9 commenti:

  1. E' solo per questo che in Italia si fa a gara per ottenere incarichi di responsabilità, infatti solo in questo modo si è sicuri di aver trovato un'ottima sistemazione non solo per se stessi ma anche per il parentado: figli, mogli, cognati....

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  2. E io che ho sempre pensato, evidentemente a torto, che un buon padre dovesse soltanto ricoprire i figli di affetto, essere anche un buon amico ed educarlo a crescere con sani principi.
    Mi mancava la questione del padre che deve trovare lavoro ai propri figli. Non ero al corrente che fosse il requisito minimo di base per fare il genitore. Interessante...
    Triste e sconcertante, ma interessante!

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  3. i figli so' piezzi e core (filomena marturano mi perdonerà...) !

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  4. non parlo della vicenda in se stessa. Ma i padri, sempre hanno cercato di aiutare i figli cercare lavoro. Non mi stupisce per niente. Quando facevo i concorsi c'erano molti raccomandati. Non è mica una novità.

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  5. @Ornella
    Sì, stavolta la parola magica è cognato...

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  6. @Alessandro
    E questa capacità di separare gli affetti dalle proprie funzioni dovrebbe essere massima per chi ricopre cariche di grande responsabilità.

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  7. @Fabio
    E gli altri son pezzi di m... evidentemente!

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  8. @Antonella
    Stupore non direi, nè mi pare di averne manifestato. Osservo piuttosto la pochezza di questi personaggi, il livello delle loro motivazioni, il modo gretto di esprimersi. E comunque, io mi indigno sempre per il sistema delle raccomandazioni, malgrado non sia un alieno e che non possa ignorare queste deprecabili usanze.

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  9. A proposito di quello che aveva a cuore il cognato, hai notato come si è berlusconizzato in toto? "Basta fango!Gli italiani sono con me!" Come si dice da queste parti: " Stavamo scarsi a fetient'!"

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