Stavolta prenderò spunto da una lettera di Barbara Spinelli all’Antefatto, la versione on-line de “Il Fatto”, riguardo allo scambio epistolare tra Santoro, il conduttore di “Annozero”, e il noto giornalista Travaglio, ospite fisso della stessa trasmissione.
La lettera è piuttosto lunga, ma sarebbe bene se la voleste leggere per intero, anche perché vorrei evitare di tentare di riscriverla qui. Dirò soltanto che la Spinelli, col consueto acume, lamenta ciò che il giornalismo è diventato in Italia, a partire dal volgare attacco subito ad opera di Porro in una recente puntata della trasmissione. Alla fine, la Spinelli mette in guardia Santoro perché legge nelle sue argomentazioni qualcosa che lo potrebbe assimilare a Vespa.
Io non ho nulla da obiettare nel merito delle osservazioni della Spinelli, che mi paiono largamente condivisibili. Penso però che bisognerebbe spingersi più in là, perché lamentarsi di cosa sia diventato il giornalismo ai nostri giorni, di come siano fatte le trasmissioni TV, credo si riveli alla fine sostanzialmente inutile. Porro, dice la Spinelli, si comporta come un politico piuttosto che come un giornalista: ebbene, dico io, bisognerebbe farsene una ragione, ammettere che gente come Porro ce ne sarà sempre.
La questione che sovrasta su tutto è ancora una volta la TV. Come ho detto in un commento su un altro blog, Santoro è uomo di spettacolo, egli ama la TV, ama l’audience, utilizza l’informazione per fare spettacolo, e non viceversa. La TV ha le sue regole ferree, che nessuno può pensare di violare, pena l’insuccesso. Appena ieri, in un’intervista a fahrenheit, la rubrica di libri di radiotre, un docente universitario, una persona evidentemente colta ed intelligente, non si risparmiava anche lui una battuta che sento spesso e che ritengo un errore madornale, che la TV, come tutti i mezzi, non è né buona né cattiva, e che quindi tutto dipende da come viene utilizzata. Questa affermazione è errata in linea di principio, per esempio, sarebbe difficile immaginare un uso positivo delle mine antiuomo, se non ci credete, andate pure a passeggiare su un campo minato. In ogni caso, ogni mezzo ha evidentemente una sua specifica destinazione. Se vado in un negozio di elettronica pensando di comprare un telefonino, non ne vorrò uscire con un impianto hifi. I mezzi non possono già in linea di principio essere neutrali, anche per il motivo banalissimo che non sono intercambiabili.
Tornando alla TV, questa richiede inevitabilmente costi enormi, che possono essere coperti solo con la pubblicità. E’ un fatto che perfino Sky, che è tipicamente un servizio a pagamento, abbia anch’essa la pubblicità. D’altra parte, lo sponsor pubblicitario guarda a quante persone accedono allo spot e su questo dato viene stabilito l’importo pagato. Un programma TV che non venga visto non ha evidentemente alcun senso, e data la passività inerente al mezzo, vedere la TV significa inevitabilmente voler assistere ad uno spettacolo. La gran parte della gente non sa cosa sia un libro e si guarda bene dal leggere un articolo sui giornali, come pure rifugge dall’uso di internet, salvo forse per cercare materiale porno. La TV ha quindi raggiunto lo scopo di connettere un pubblico sprovveduto, impreparato, a potenziali fruitori, tipicamente uno come il signor B. Si è cioè spalancato un canale informativo inerentemente dequalificato, che ha bypassato la catena informativa che esisteva nel mondo della comunicazione impedita. Senza TV, l’analfabeta, in senso letterale e allargato, riceveva l’informazione per voce, magari dall’insegnante del paese, magari anche dal farmacista. Esisteva quindi, nel bene e nel male, un filtro che la TV ha fatto saltare. Un soggetto che abbia i soldi, può raggiungere rapidamente ed efficacemente la gran parte della gente che subirà i messaggi ricevuti senza avere la capacità di farne un’analisi minimamente critica.
In questo senso, non vi è alcun dubbio che sia Santoro ad avere ragione: esiste solo quel modo di usare la TV, qualsiasi altro modo alberga soltanto nelle menti di alcuni illuminati.
Cosa si può allora fare per informare correttamente la gente? Io ritengo ci siano solo altri due modi. L’uno è l’intervento sugli insegnanti e tramite loro sulla scuola e sulle nuove generazioni. Per questo avevo ipotizzato la costituzione di un’associazione politico-culturale di insegnanti.
La seconda è la realizzazione di veri e propri documentari sotto forma di filmati da proiettare gratuitamente paese per paese, fosse anche nella piazza principale. Anche questa era un’idea che avevo ipotizzato a proposito delle menzogne su “L’Aquila” e sull’eliminazione dei rifiuti in Campania, ma questi sarebbero solo degli esempi.
Entrambi questi filoni d’iniziativa mi sembrano sia efficaci che realizzabili senza eccessive difficoltà, ma implicano l’esistenza di nuclei di persone organizzate e motivate, che purtroppo ancora non vedo all’orizzonte.