sabato 24 ottobre 2009

MA IL PRONTO SOCCORSO E' UN LUSSO?

Vorrei fare una riflessione sullo sviluppo economico degli ultimi decenni, diciamo degli ultimi quarant’anni. Sembrerebbe un’impresa ardua, che forse richiederebbe un intero libro, ed anche così se ne potrebbe fare una descrizione molto succinta. Qui, in verità, io vorrei guardare ad essa da un punto di vista particolare, e come sviluppo complessivo, senza considerarne quindi l’articolazione nel tempo e per tipo di merci. Lo faccio attraverso la mia personale esperienza che i miei troppi anni mi consentono.

Vi dico subito e laconicamente la sensazione che ne ho, dal punto di vista del semplice cittadino: non solo la qualità della vita in questo lasso di tempo mi appare peggiorata, ma, stranamente, anche da un classico punto di vista quantitativo, non vedo una maggiore disponibilità di spesa da parte della popolazione.

Userò come esempio, a mio parere estremamente significativo, il caso del pronto soccorso. Da giovanissimo, ebbi un’esperienza diretta del dover ricorrere a questo servizio. Dopo alcuni giorni di una gastrite che non mi abbandonava più, senza che prima d’allora ne avessi mai sofferto (ed effettivamente neanche in seguito), decisi infine di rivolgermi al pronto soccorso. Mi sono accomodato nella sala d’attesa, e nel giro di un quarto d’ora, entrai nell’ambulatorio, dove fui sottoposto a una visita medica con relativa terapia. Salutai, e andai via, senza alcun ulteriore adempimento da espletare. Quindi, un servizio gratuito, ragionevolmente veloce, ed esauriente.

Per esperienza indiretta, so come vanno le cose oggi nei posti di pronto soccorso. Si va lì, nella sala d’attesa qualcuno, probabilmente medico, da’ uno sguardo veloce al problema dell’utente, assegna quindi un ordine di priorità sulla base dell’apparente gravità e quindi urgenza delle situazioni individuali. Chi dovesse ricevere un codice bianco, cioè quello a priorità minima, non è raro che si debba sottoporre a un’attesa di un’intera giornata. A servizio ultimato, è richiesto un pagamento dell’intervento effettuato. La prima riflessione è se questa diagnosi affrettata necessaria per assegnare i differenti codici non possa dare luogo ad incidenti, ove una sintomatologia a volte troppo generica induca il medico a non valutare correttamente la gravità della situazione di una determinata persona.

Ciò su cui mi vorrei piuttosto soffermare è su un raffronto nelle modalità di fruizione dei servizi di Pronto Soccorso nel passato con la situazione presente. Credo che balzi agli occhi come ci si trovi ad avere un ridimensionamento enorme nei servizi forniti, non più gratuiti come in passato, ma a pagamento, da tempi del tutto ragionevoli a tempi lunghissimi, e infine da come le attese più protratte, se dovute a una diagnosi errata, possano dar luogo ad incidenti anche mortali.

Mi chiedo a questo punto l’aumento del PIL nel corso di questi quarant’anni in cosa si è tradotto nella vita individuale delle persone. Quale migliore disponibilità di merci e servizi può oggi sperimentare un cittadino, se il servizio di Pronto Soccorso, considerato un’ovvia ed indispensabile necessità che lo stato prioritariamente dovrebbe soddisfare, non siamo più in grado di assicurarlo. Naturalmente questo è solo un esempio tra tanti altri. Tra gli anni sessanta e settanta, moltissime persone sono state in grado di acquistare un appartamento, o magari di costruirsi una casetta. Oggi, questa stessa operazione appare come problematica, tralasciando la specifica situazione dei più giovani, che possono tirare avanti solo tramite un aiuto decisivo dei genitori, e su cui probabilmente scriverò uno specifico pezzo.

In definitiva, abbiamo un bilancio statale assolutamente ipertrofico, che riduce in misura elevatissima il reddito disponibile a seguito della tassazione. Ebbene, non si capisce dove questo fiume di soldi vada a finire. Non siamo più in grado di assicurare un dignitoso livello di istruzione ai nostri figli, la ricerca non viene più finanziata, e la sanità, che pure vede un riversarsi di fondi statali immane, alla fine non riesce ad assicurare ciò che a tanti sembrerebbe il servizio basilare, il più indispensabile per una nazione minimamente civile, come il Pronto Soccorso. Da una parte quindi le spese individuali appaiono ridimensionate, i servizi erogati dello Stato diminuiscono giorno dopo giorno. E’ una domanda così indiscreta chiedere che fine mai faccia la ricchezza che il PIL dovrebbe in qualche misura quantificare?

A me pare che viviamo in un mondo in cui l’umanità si agita inutilmente, pensando che questa agitazione contribuisca al proprio benessere. A me pare che siamo riusciti, come umanità, a realizzare un miracolo di disastro, se mi passate l’espressione. Da una parte saccheggiamo il pianeta, dall’altro non riusciamo a garantirci quelle stesse cose che quarant’anni di tecnologia prima erano diritti acclarati. Mi chiedo se non dovremmo fermarci a riflettere, a ristabilire un nesso tra un’iniziativa economica ed il suo effetto, invece di ragionare grossolanamente, come quando si vuole finanziare lo sviluppo edilizio perché trascina il resto dell’economia e fa aumentare il PIL. Non dovremmo forse capire le cose con un maggiore dettaglio, elencare magari ciò che ci appare prioritario assicurarci, prima di progettare sempre nuovi oggetti inutili che richiederanno successivamente altri simili oggetti ancora più inutili in una spirale infinita che ci impedisce ormai di dare una reale motivazione agli atti concreti e quotidiani della nostra vita.

19 commenti:

  1. Insomma: stavamo meglio quando stavamo peggio!:)

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  2. Forse è da ingenui chiedersi a cosa servono le grandi opere inutili: le ricchezze sottratteci sono servite a finanziare "sviluppo" estero!

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  3. Dobbiamo solo consumare, mentre i servizi tendono a diminuire o ad essere "lontani" dalle esigenze degli esseri umani.
    Esperienza analoga alla tua:
    20 anni mi feci un taglio in testa e andai al pronto soccorso del mio paese in bibicletta.
    Dopo mezz'ora me ne uscii con i miei due punti di sutura. Ora per una cosa del genere dovrei fare 20/25 km in auto e passarmi tutta la giornata all'ospedale.

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  4. purtroppo conosco abbastanza bene questo posto e ti posso assicurare che oltre ad essere un lusso ,spesso la qualità del servizio lascia molto a desiderare.
    Siamo in Italia,purtroppo:c'è poco da riflettere!Si pensa sempre a fare cose senza alcuna logica,ma dei servizi essenziali,della sanità in particolare sono solo capaci a fare dei gran tagli ,in barba ai bisogni ed alle esigenze degli utenti.
    Lella

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  5. @Ornella
    Ma no: stavamo meglio prima, anche se il sospetto dell'età più giovane influenzi il giudizio :-D

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  6. @Angustifolia
    Qui, insomma, si prospetta un trasferimento fraudolento di risorse di proporzioni immense, come se sulle spalle di ciascuno di noi si fosse piazzato a nostra insaputa un parassita. Rimango del parere che comunuqe la follia collettiva dell'umanità rimanga il problema prevalente.

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  7. @Lella
    A onor del vero, questo modello di Pronto Soccorso è stato mutuato dal "First Aid" degli USA. Abbiamo moltissimi difetti noi italiani, ma la direzione prevalente dell'economia avanza a livello mondiale, e i paesi finiscono per seguirla senza neanche avere avuto la possibilità di sposarla consapevolmente.

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  8. @Lucien
    Ecco, mi conforta il tuo esempio, non è che sono io a ricordare male: dove sta la razionalità in tutto questo poi?

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  9. Mi pare che tu sia d'accordo sul fatto che non è vero che "non ci sono soldi" scusa accampata da certi politici per giustificare tagli ai servizi essenziali. I soldi ci sono eccome, ma sono spesi male. Dove va a finire la spesa?
    Da una parte nella difesa: noi spendiamo 28 miliardi di euro per armamenti, missioni militari, stipendiare abbondantemente i nostri 30000 soldati, ecc.
    per il resto per il profitto dei privati. Tu facevi l'esempio della sanità, dove si tagliano risorse a quella pubblica per fare convenzioni con le cliniche private (che molto spesso per questa ragione combinano disastri come accadde al Santa Rita), la stessa cosa per la scuola, tagli alle scuole pubbliche e finanziamenti a quelle private. Le privatizzazioni degli anni Novanta sono andate in questa direzione (trasporti, acqua, gestione dei rifiuti, ecc.) il tutto non si è tradotto per un vantaggio per l'utenza, né in termini di costi (le tariffe sono aumentate) né in termini di qualità del servizio (sfido a dire che le autostrade siano meglio ora che quando erano pubbliche, la stessa cosa per i treni ecc.).
    Insomma la spesa pubblica viene usata non per il bene collettivo, e per aumentare la ricchezza di tutti ma per i profitti privati. Si pensi anche a tutti i finanziamenti che stato e regioni danno alle imprese (senza alcun effetto per l'economia).

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  10. @Matteo
    Tu pensi quindi che si tratti di un problema di distribuzione. Forse è come dici tu, ma in questo caso significa che ci hanno proprio rapinato alla grande. In ogni caso, io ponevo il problema a livello mondiale: non mi pare che americani, francesi, tedeschi, britannici, abbiano maggiore disponibilità di merci rispetto ad alcuni decenni fa. C'è qualcosa nel meccanismo economico che ancora mi sfugge, ma qualunque sia questo meccanismo, sembra che, dal punto di vista del semplice cittadino, sia inutile avere progressi tecnologici, ritmi di lavoro più frenetici: è come una vana agitazione che ci lascia sempre allo stesso punto, come il tapis roulant per dimagrire.

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  11. Ho esperienza di pronto soccorso a causa di mia nonna e confermo quello che hai scritto.

    Vincenzo Cucinotta@ non solo la qualità della vita in questo lasso di tempo mi appare peggiorata, ma, stranamente, anche da un classico punto di vista quantitativo, non vedo una maggiore disponibilità di spesa da parte della popolazione.

    Concordo.
    Mi limito a dire soltanto che ormai la maggior parte della gente è schiava di questo sistema ed esiste in funzione di esso.

    Noi non siamo più persone ma "consumatori" ed esistiamo in funzione del Pil. Spesso crediamo di avere maggior benessere rispetto alle generazioni precedenti, ma si tratta di un'illusione dovuta anche ai modelli disastrosi che ci vengono propinati dai media, televisione in testa (ma anche i giornali non scherzano). In realtà si sono moltiplicate le spese in maniera vertiginosa, in parte per beni necessari e in parte per beni superflui che però, grazie ai modelli imposti, vengono reputati imprescindibili.

    Quando poi alcuni dicono che bisogna spendere per rimettere in moto l'economia, si capisce che siamo al delirio totale: significa che noi esistiamo in funzione dell'economia e non viceversa.
    Ricordo che il Messia lombardo - ma non è certo l'unico a farlo - anni fa invitò gli italiani a spendere anche se non avevano soldi. Queste teorie si commentano da sole.

    Io penso che tutto il nostro sistema economico prima o poi imploderà. Magari accadrà fra decenni, ma accadrà.

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  12. A proposito di oggetti inutili di cui parli alla fine del post, mi permetto di trascrivere un pezzo comico tratto dal libro di Massimo Fini "Il vizio oscuro dell'Occidente", un'opera molto critica nei confronti del nostro modello di sviluppo. Il pezzo suscita ilarità anche se dovrebbe farci piangere. Lo riporto fedelmente, con il linguaggio crudo di Fini.

    [...]il recentissimo water giapponese che misura automaticamente il livello degli zuccheri nell'urina, è dotato di elettrodi che vellicano le chiappe, riproduce il suono di sei colonne sonore, risplende al buio e, infine, saluta l'utente alzando il coperchio.

    Ogni commento è superfluo.

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  13. @Romina
    Il punto che mi appare centrale è se, com'è nel pensiero marxista tradizionale, il capitalismo subirà una crisi finale che porterà a un sistema di tipo socialista, oppure se, prima che il capitalismo imploda, sia il pianeta ad implodere. Questa seconda è la mia opinione: prima che si realizzi una riduzione della domanda così drastica da bloccare la produzione in una spirale paralizzante, io penso che avremo già depredato la terra in una maniera così drastica, da compromettere la vivibilità stessa del pianeta, almeno per l'uomo.
    Per queso, ritengo che la questione ambientale sia senza alcun dubbio la prima priorità per l'intera umanità, e che richieda una svolta nel modo di vedere la realtà che mi pare appropriatio chiamare ideologica, e c'ho scritto, come saprai, un libro.

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  14. Non so com'era trent'anni fa, ma oggi è ormai palese che chi gestisce i soldi pubblici non lo fa per il bene comune. Da questa sintetica e laconica osservazione credo si possa dedurre la risposta alle tue domande.

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  15. Difficile commentarti. Sottoscrivo tutto quello che hai detto. Non so dire di più . E' la stessa sensazione concreta che avverto io e che si può osservare anche, come hai sottolineato tu, in tanti altri casi oltre quello portato da te ad es.

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  16. @giudaballerino
    E' certamente come dici tu. Tuttavia, a me rimane la curiosità di sapere che fine faccia la ricchezza prodotta.

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  17. @Daniele
    Bene, così almeno non sono l'unico: strano sì, ma non proprio unico almeno :)

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  18. Il problema dei Pronto Soccorso è gigantesco. Anche in questi giorni ne stiamo parlando su http://prontosoccorso.eumed.org/ a causa della nuova influenza.
    Devo dire che qualche decennio fa ci si recava in ospedale quando le cose erano messe male. Per tutto il resto c'era il medico della mutua: il mio, che ricordo con piacere, metteva i punti, aveva un piccolo studio radiologico, sapeva leggere un elettrocadiogramma o guardare all'interno dell'orecchio.

    Il sistema del triage di per sé è sicuro, si può cambiare. Le cose vanno male quando la pressione dei cittadini aumenta e le attese si dilatano.

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  19. @Criel
    Scusa, ma non seguo i commenti dopo un certo tempo.
    Secondo me, le cose non possono essere semplicemente spiegate con un aumento della domanda. Quando ero giovane, non so quante volte sono andato al pronto soccorso pediatrico per qualsiasi cosa non capivo a proposito dei miei figli. Perchè mai dovrebbe essere aumentata la domanda? Subiamo più incidenti? Non credo sia razionale spiegare le cose così: credo piuttosto che il servizio fornito sia meno efficiente, ad esempio perchè si blocca il turnover del personale. In ogni caso, è una questione di civiltà garantire il pronto soccorso, questa è la mia semplice opinione.

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