domenica 4 ottobre 2009

SULL'INFORMAZIONE: PRIMA PARTE

L’ormai famosa manifestazione in favore della libertà di stampa si è orami tenuta, è alle nostre spalle. A questo tema, dedicai un post, deliberatamente con un certo anticipo rispetto alla data prevista per la manifestazione, poi slittata di due settimane a causa della morte di nostri militari in Afghanistan. Ad ogni modo, l’esternazione di miei rilievi critici rispetto alla manifestazione infuocò il clima sul mio blog. Ho deciso così di astenermi dal ritornare su questo argomento, caso mai non ci fosse chi mi accusasse di essere io il responsabile dell’eventuale fallimento. Non scherzo: su un blog è addirittura apparso un post che faceva un ardito parallelo tra l’atteggiamento verso questa manifestazione, e l’atteggiamento dopo l’invasione della Cecoslovacchia nel 1939 da parte dei nazisti, a ridosso dell’invasione, concordata con l’Unione Sovietica della Polonia. Se non si tratta di ironia, davvero c’è da preoccuparsi dell’incapacità di dare alle cose la loro giusta dimensione: come se confrontassi il massiccio del Monte Bianco con la torre Eiffel, tanto per fare un esempio, che dovrebbe risultare chiaro.

Vabbè, è stato detto che qui in Italia la libertà di stampa è in pericolo, che era urgente replicare a una questione così determinante, poi però hanno rinviato il tutto per motivi apparentemente incomprensibili: alla fine, la manifestazione si è poi tenuta ed ha avuto successo.

Ora, non pensate che sia il caso di dedicare a queste questioni una riflessione più ponderata? Dico subito quali mi sembrano dovrebbero essere le linee portanti di queste riflessioni. C’era uno scopo nella manifestazione? Questo scopo è stato raggiunto, o comunque c’è una ragionevole speranza che sia raggiunto?

Vorrei qui riferirmi a un articolo che Antonio Polito vi ha dedicato su “Il Riformista”, quotidiano (qui) che egli dirige, e che mi pare colga alcuni aspetti importanti della faccenda. In sostanza egli dice che il vero periodo in cui la libertà di informazione era davvero messa in serio pericolo fu in tutta la gestione di Barnabei della TV, che censurava pesantemente ciò che doveva passare nei notiziari. Anche sulla carta stampata, egli ricorda che ancora alle soglie degli anni settanta, i soli quotidiani di opposizione erano costituiti da “L’Unità”, “Paese sera” e pochi altri quotidiani locali dell’area di destra. Se dovessimo quindi fare un confronto puramente numerico tra quei tempi e l’attualità, non ci sarebbe storia: adesso stiamo molto meglio. Eppure, questo criterio numerico non può soddisfarci. Io, e quelli che per motivi anagrafici hanno vissuto entrambi quei periodi, possono percepire un senso di oppressione che allora non c’era. Vorrei qui tentare di analizzare questi aspetti. Prima, vorrei richiamare un post su un altro blog (qui), in cui si parla di “Tribuna politica”, unica trasmissione che affrontasse in modo esplicito le tematiche politiche. Nel post e nei commenti che ne sono seguiti, si sottolineava, tra le altre cose, che la politica costituiva una percentuale molto limitata di tutto il tempo di trasmissione della TV. Se consideriamo poi che allora le trasmissioni erano limitate a una fascia pomeridiano-serale, e che per un periodo abbastanza lungo i canali disponibili sono stati solo due, si capisce che il tempo assoluto delle trasmissioni politiche erano incommensurabilmente più ridotte di oggi. Anche la cosiddetta stampa di opinione era inevitabilmente schierata col partito di maggioranza, come certo la TV, e non ne faceva mistero. Era certamente una informazione di regime, ma la differenza rispetto ad oggi è che nessun giornalista RAI tentava di nasconderlo, e questo ovvio schierarsi rendeva in qualche modo quella stessa censura sistematica in definitiva abbastanza inoffensiva. Insomma, nessun elettore del PCI si sarebbe sognato di prendere per buone le parole dei notiziari RAI, la partigianeria era scontata, una parte delle regole del gioco.

Eppoi, c’erano i grandi giornalisti, quelle firme che facevano della propria autonomia di giudizio il loro patrimonio. Non che fossero degli eroi, era la stessa società che li voleva così,e quindi se si fossero venduti, invece di guadagnarsi, ci avrebbero perso.

Consideriamo ancora che almeno per tutti gli anni sessanta si tenevano moltissimi comizi, nei piccoli centri come in quelli grandi: il rapporto politico era ancora legato al territorio, i candidati dovevano metterci anche la faccia in politica.

Cosa quindi è cambiato in questi decenni? E’ cambiata enormemente la capacità mediatica globale. Ciò significa che valutare l’occupazione percentuale di TV ed altro solo come percentuale del totale, appare inadeguato. E’ un discorso che si può estendere alla rete, la risposta democratica nel settore dell’informazione per tanti. La verità è che la disponibilità sempre più diffusa di mezzi tecnologici ne pregiudica inevitabilmente l’efficacia. Da quando, ad esempio, dalla fine degli anni cinquanta l’automobile comincia ad essere un bene posseduto da percentuali crescenti di popolazione, questo stesso mezzo sembra sempre più inadeguato a svolgere efficacemente il ruolo di spostamento agevole individuale. Ricordo che il mio professore mi raccontava come egli, uno dei pochi privilegiati a possedere un’automobile, trovasse le strade extra-urbane come un territorio a suo esclusivo uso, incontrando molto raramente altri veicoli.

Allo stesso modo, aprendo un blog, io mi aggiungo a chissà quante decine di milioni di altri blog in tutto il mondo, e ad altri milioni di altri siti. Chi vuole informarsi in rete, che probabilità ha di incontrarsi col mio blog? Il segnale, che sarebbe costituito dal mio blog, risulta abbondantemente coperto dal rumore di fondo della rete. Se voglio farmi leggere, devo emergere dal rumore di fondo, e questo significa avere un numero di accessi abbastanza elevato, cosa eviedentmente niente affatto agevole. Il discorso si fa lungo, continuerò in un secondo post.

23 commenti:

  1. Allora, in attesa della seconda parte, per adesso concordo con te che non mi sento di difendere questa stampa: una manifestazione del genere avrebbe dovuto essere stata indetta (sic, mi sto incartando con la coniugazione dei verbi) molto tempo fa, quando appunto le notizie hanno cominciato ad uniformarsi e, soprattutto, non offerte con obiettività (i giornalisti non dovrebbero esprimere giudizi!) Secondo me, per quanto riguarda il blog, si è più facilitati nella scelta della lettura, perchè ci sono quei collegamenti che la carta raramente ti offre.

    RispondiElimina
  2. Non so come concluderai il discorso, per ora sembra solo una premessa. Io rimango una delle poche voci fuori dal coro e dico solo che sono molto amareggiato. Non contesto la gente che ha manifestato, loro lo hanno fatto con il cuore, ma la finalità stessa della manifestazione. Mi spiego meglio, ho ascoltato il bellissimo intervento di Saviano e grazie a lui è emersa una vera contraddizione: in sostanza ha criticato l'informazione attuale perchè non ha approfondito questioni gravi come il ritrovamento della nave dei velenie di tante altre notizie tenute nascoste.

    La contraddizione sta nel fatto che la manifestazione è stata indetta da giornali come Repubblica e l'Unità. Giornali che sono complici di questa cattiva informazione.

    Allora di quale libertà di stampa stiamo parlando se sono i giornalisti stessi che si autocensurano? Avrei preferito una manifestazione con un obiettivo più serio,ed è quello di pretendere che il giornalismo ritorni ad essere il cane da guardia del potere e ricominci a fare domande fastidiose.

    Io invece credo nella rete, e piano piano il giornalismo attuale dovrà fare i conti su questa realtà, visto che grazie a questo strumento è il cittadino che fa notizia.

    RispondiElimina
  3. Non mi nascondo dietro un dito: per me ogni manifestazione che mette in risalto il conflitto d'interessi di Berlusconi è benvenuta. Se anche è vero che c'è pluralità d'informazione sulla carta stampata, ricordiamoci che pochissimi italiani leggono i quotidiani e che la stragrande maggioranza forma la propria opinione politica su quanto sente in tv, ed in particolar modo sul tg1. Anch'io, ovvio, pretendo che il giornalismo sia il cane da guardia del potere e credo nella rete, ma purtroppo internet è un "lusso" che in Italia si permettono ancora in pochi. Tenete presente che la maggior parte non sa neanche come si accende un pc e quelli vanno a VOTARE!

    RispondiElimina
  4. Ornella, se non ci nascondiamo per davvero dietro un dito e non diciamo che 'Italia è piena di conflitti di interesse, e non solo Berlusconi, non arriveremo mai da nessuna parte.

    A proprosito della rete, quello è il cambiamento inevitabile anche se l'Italia, come al solito, va al rilento.

    In Inghilterra la pubblicità della rete ha superato di gran lunga i profitti di quella della tv.

    RispondiElimina
  5. Una gran manifestazione per la libertà di fuffa! Questo è stato, una manifestazione atta a spostare a far credere che il problema della liberta di stampa derivi dalla persona di berlusconi più che dai conflitti di interessi dei grandi gruppi editoriali, cui sottostanno anche repubblica e unità.
    Totalmente fuorviante.
    Pero, il fatto che 300mila persone siano scese in piazza è positivo, significa che c'è un dissenso diffuso, e che, anche se strumentalizzato può spostare gli equilibri. "Forse" è meglio che niente...ma non ne sono neanche tanto sicuro...

    RispondiElimina
  6. Io non c'ero negli anni '70 e non avendo vissuto quel periodo non mi sento di fare paragoni. Però oggi un problema nel pluralismo dell'informazione, in particolare quella televisiva, lo percepisco. E anche parecchio. Quindi parlarne su internet, manifestare in piazza, evidenziarne le contraddizione penso che sia non solo giusto ma anche doveroso. Negli anni 70 era peggio? Non mi sembra una giustificazione per non lamentarsi oggi. Ad ogni modo attendo la seconda parte di questo post

    RispondiElimina
  7. Beh si può decidere di fare conoscere il proprio blog con mezzucci furbi o con la voglia di di far arrivare il proprio messaggio. Tu, come altri, hai scelto il secondo percorso, e questo va a tuo merito.

    RispondiElimina
  8. Il rumore di fondo è il vero problema.
    Le opinioni che si accavallano e le notizie che latitano. Il conformismo delle notizie, uguali in tutto il mondo. La Parietti (è un esempio) che dice la sua sulla crisi economica globale, e pure la Sora Lella...e via così per milioni di Sore Lelle. Trova tu il valido che si nasconde sotto l'invasione delle tette e delle Sore Lelle, sarà sempre più difficile.

    RispondiElimina
  9. @Angustifolia
    Come tu ben dici, questa risulta soltanto una premessa, ma il fine ultimo è di tentare di portare degli elementi di chiarimento piuttosto che sentenze. Certamente, il mezzo informatico permette di fare ricerche selettive: siamo però certi che siano anche esaustive?

    RispondiElimina
  10. @Inka
    Sì, Saviano credo anch'io ci stesse alla manifestazione come i cavoli a merenda, ma insomma, è sempre bene che abbia potuto parlare a a tanta gente.
    Sulla rete, sono meno ottimista di te, vedo che in realtà che per il 99% e più, se ne faccia un pessimo uso (dobbiamo ricordare che il materiale porno è quello di gran lunga più diffuso...)
    Non è questione però solo di porno, vedo che la qualità dei blogs è veramente bassa, poca capacità critica, molta voglia di esternare quello che passa in quel momento per la testa, senza sottoporlo ad alcuna selezione. Per me, questo è rumore di fondo, che finisce per celare le cose davvero interessanti.

    RispondiElimina
  11. @Ornella
    Però non mi rovinare la seconda parte, se anticipi tutto adesso... :-D

    RispondiElimina
  12. @Gigi
    Tra il bianco e il nero, esistono i grigi, no? Perchè pensare in una logica binaria? Coem dicevo su un precedente commento, volevo provare a chiarirmi e a chiarire.

    RispondiElimina
  13. @Giudaballerino
    Eh, un po' distratto nel leggere il post :-D
    Polito pensa così, ma io dicevo che non mi convinceva, e stavo iniziando a chiarire perchè il suo punto di vista mi apparisse semplicistico.

    RispondiElimina
  14. @Daniele
    Diciamo che non avevo altra scelta veramente :)

    RispondiElimina
  15. @Silvano
    Il valido mica sta sotto le tette, sta nelle tette :-D

    RispondiElimina
  16. No, avevo capito che questo ragionamento era di polito e infatti la mia era una risposta a questo ragionamento e non alle tue considerazioni. Più che altro sono stato frettoloso nello scrivere il commento ed è venuto un pò ambiguo...

    RispondiElimina
  17. Intanto accade questo:

    "E'evidente che l'attacco al presidente Berlusconi di precisi settori politici e finanziari è concentrico e lungo più direttrici che vanno dal gossip, all'evocazione degli attentati di mafia del '92 e, adesso, a questa sentenza civile dalla proporzioni inusitate".
    Così Cicchitto, presidente dei deputati del PdL, a proposito della senteza civile sul 'Lodo Mondadori'. Il Tribunale civile di Milano ha condannato la societa' a versare un risarcimento di 750 milioni alla Cir di De Benedetti. E ipotizza "una grande manifestazione popolare". "Ovviamente - aggiunge - il beneficiario è De Benedetti, il vero leader della sinistra editoriale e finanziaria. La debolezza della sinistra politica è surrogata infatti dalle iniziative giudiziarie, finanziarie ed editoriali".
    (da expoitalyonline)

    Si commenta da solo!

    RispondiElimina
  18. @Giudaballerino
    Spero solo che si sia capito che la mia risposta era scherzosa :)

    RispondiElimina
  19. @angustifolia
    Cicchitto fa il suo mestiere, nient'altro da aggiungere.

    RispondiElimina
  20. In attesa della seconda parte del post, per ora mi preme ringraziarti per il link: è un onore, venendo da te...

    RispondiElimina
  21. @BC
    L'argomento che trattava il tuo post era interessante e attinente anche al mio, non potevo fare diversamente :)

    RispondiElimina
  22. Ma diciamo che non si era mai visto che un presidente del consiglio controllasse 5 tv su 6 (anzi 6 su 7 se ci aggiungiamo La7 che di fatto non è certo dell'opposizione).
    Non si era mai visto un presidente del consiglio che controllasse giornali come Libero, il Giornale, il Foglio, per restare solo a quelli più smaccatamente filogovernativi.
    Francamente tutta questa stampa contro Berlusconi io non la vedo. Se si esclude l'Unità e Repubblica (che si sono ricordati solo adesso del conflitto di interessi e dei lati sospetti di Berlusconi) quanti altri giornali? Il manifesto? Liberazione? e quante copie vuoi che vendano? allora dovremmo prendere tutti i piccoli giornali di destra e non finiremmo più.
    Ciò non toglie che in un certo senso la censura i giornali se la siano anche cercata, come dimostra il fatto di aver rimandato la manifestazione una volta rispondendo sull'attenti allo squillo di tromba patriottico della destra (ma poi per i morti di Messina non si rimanda? loro valgono di meno?)
    E poi cosa hanno da dire Repubblica e l'Unità sugli assenti del Pd che hanno salvato l'amnistia fiscale di Tremonti e il governo stesso?
    Insomma, l'informazione non è libera anche a causa dei giornali non di Berlusconi.
    Ad esempio qualche giorno fa ho comprato l'Unità (una delle rarissime volte visto che di solito non compro giornali) e il titolo era dedicato alle gaffes di Berlusconi con Michelle Obama. Ora non voglio dire che non si debba dare la notizia, ma di qui a metterla in prima pagina quando il paese ha problemi assai più gravi delle tante gaffes di berlusconi, ce ne corre! Da quanto tempo ad esempio l'unità non dedica un titolo alle proteste degli operai? o alle condizioni degli immigrati?
    Ecco, giusto per capire cos'è la vera informazione.

    RispondiElimina
  23. @Matteo
    Sollevi tante questioni: vedrò se nel successivo post sia possibile affrontarle tutte

    RispondiElimina