Il concetto che tentavo di esprimere in chiusura del precedente post era che, paradossalmente, la disponibilità per un’ampia fascia della popolazione di mezzi tecnologici ne determina l’inefficacia: sia chiaro, non è che io sia favorevole a una qualche forma di discriminazione, almeno non finchè non si trovi un criterio sufficientemente oggettivo: registro soltanto questo fatto. Da qualche parte, ho scritto che, quando ero giovane, un semplice ciclostilato veniva letto da tutte le persone raggiungibili, perché quel foglio finiva in mani non abituate ai martellamenti dei mille depliant pubblicitari che si distribuiscono giornalmente nelle nostre città. L’uomo è un animale adattabile e, in presenza di un martellamento mediatico, trova come difesa l’ergere filtri sempre più severi ai messaggi che gli pervengono: in questi stessi filtri andiamo inevitabilmente ad inciampare noi bloggers, nel tentativo di farci leggere. Il risultato è che i mezzi passivi, quali quelli che passano per
A parte la natura del mezzo di informazione, conta anche il modo in cui un’informazione viene fornita. Il messaggio deve risultare elementare, seguendo le tecniche pubblicitarie. TV e grandi giornali hanno appreso bene la lezione: quando un quotidiano che va in tutte le edicole d’Italia spara un titolone contro qualcuno in prima pagina, non importa più che si tratti di bugia o verità, quella persona ne sarà comunque danneggiata irreparabilmente. Ricordo ad esempio non so che sciocchezza detta da “Il Giornale” su Gad Lerner nella scorsa settimana: una sciocchezza, ma detta con la dovuta violenza. E’come per le polveri sottili, quelle naturali vengono agevolmente filtrate via nella respirazione nasale, perché siamo adattati ad esse, quelle artificiali, che riescono a raggiungere dimensioni particolarmente minuscole, passano attraverso i filtri nasali e penetrano fino agli alveoli polmonari. Così, l’abilità nel mondo della comunicazione sta nel confezionare messaggi sempre più efficaci, a cui non abbiamo ancora predisposto filtri adeguati, in modo che essi possano penetrare profondamente nel nostro essere, condizionandone perfino la stessa capacità di organizzare la realtà della nostra mente.
Messa così, si capisce che tutto ciò che riceviamo è informazione, anche quando il conduttore di turno parla delle cose apparentemente più neutrali, come lo è l’abbigliamento degli ospiti, il loro atteggiamento, e così via dicendo. Se guardiamo adesso al modo di dare informazione, possiamo concludere che oggi opera una selezione al contrario: bisogna rendere i messaggi i più elementari possibili per potere avere facile accesso al maggior numero possibile di soggetti, e a questo sembra inevitabile sacrificare l’approfondimento, la considerazione di tutta la complessità della realtà in cui siamo inseriti.
La selezione certamente maggiore è invece costituita indubbiamente dal mezzo: se riesci a diventare conduttore di qualche programma su un canale TV nazionale, qualsiasi tua parola, ma anche qualsiasi tuo battito di palpebre influenzerà il vasto pubblico a cui la tua immagine è proposta. La cosa si presenta in maniera significativamente differente nel caso della carta stampata. Anche qui, bisogna considerare che si stampa di tutto, e che in termini di copie vendute e lette, giornali scandalistici hanno tirature ben più alte di periodici culturali. Limitandoci ai quotidiani, è proprio qui che si estrinseca pienamente il ruolo del giornalista, inteso come colui che scrive articoli. Qui, si potrebbe pensare che le novità rispetto ad alcuni decenni fa siano minori che nel campo televisivo. Io non ne sono convinto, perché penso che sia profondamente cambiato il rapporto tra giornale e giornalista. Una volta, esistevano i giornalisti, intesi come persone portatrici di una propria visione della vita, e i giornali li chiamavano in funzione di quanto quel giornalista specificamente qualificato fosse in sintonia col modo in cui il giornale voleva caratterizzarsi. A me pare invece che oggi non esistano più i giornalisti, intesi come individui con una propria caratterizzazione culturale, ma piuttosto esistano dei mestieranti che assumono le opinioni e le finalità di chi li ha assunti. Esagero: fortunatamente, qualche giornalista esiste ancora, ma la vasta maggioranza di loro ha assunto la seconda tipologia che ho descritto: una persona che mette la propria più o meno grande capacità di esprimersi per iscritto a disposizione del maggiore offerente. E’ evidente che in tal modo se ne andata a pallino ogni possibile autonomia del giornalista. Del resto, come si potrebbe sennò spiegare la loro mobilità, ad esempio dei vari Direttori che cambiano editore con la massima facilità, come il cambiare abbigliamento da un giorno all’altro?
Anche sugli editori, ci sarebbe da dire, ma possiamo credo facilmente convenire che essi rappresentano interessi economici ben precisi, e che sarebbe vano aspettare che siano loro a potere garantire una stampa davvero indipendente: credo che non ci sia bisogna di argomentarci su per convenirne pacificamente tutti quanti. Si impone una terza puntata, me ne scuso, ma non programmo prima i miei post (non ne avrei neanche il tempo).
In tutto il frastuono che giustamente registri oggi contano di più le cose non dette che quelle urlate ai quattro venti, per cui una notizia che non passa pur essendo a conoscenza di chiunque abbia accesso ad altre fonti crea scandalo. Evidenzi il ruolo delle televisioni come primarie in campo informativo e il fatto che fare il giornalista oggi è cosa diversa che farla in passato, anche per i rischi che corre personalmente di censura legale e quindi di limitazione del proprio ruolo, che dovrebbe esser di informare senza temere conseguenze civili e penali. Proprio quello che la manifestazione di sabato, al di là dell'uso politico che inevitabilmente purtroppo si finisce per farne, tentava di portare alla luce. Ma eri contrario, se non sbaglio, anche se per altri motivi, un po' più sottili.
RispondiEliminaComunque sia a me non piace l'uso strumentale che si fa di qualsiasi cosa, nel senso che non sopporto l'ingerenza della politica in qualsiasi aspetto della nostra vita sociale e in particolare nel campo dei media, che è un settore strategico oggi fondamentale. Bisogna tornare a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato indipendentemente dal fatto che lo dica Travaglio o che lo dica Belpietro, ma in epoca di fruizione passiva, appunto, è piuttosto complicato da fare, col risultato di avere due opposti greggi che si belano contro mentre il pastore guarda dall'alto soddisfatto.
Un saluto.
Condivido appieno. In particolare ho apprezzato un argomento che hai toccato, seppur senza approfondimento, degno di nota. Molti di noi continuano a credere che l'informazione e l'opinione pubblica sia influenzata solo dai telegiornali o programmi di approfondimento. Mentre ha un potere enorme anche il cosiddetto intrattenimento televisivo. Reality, talk show, fiction, soap opera influenzano tantissimo l'opinione pubblica, soprattutto perché non se ne è consapevoli.
RispondiEliminaUn saluto
giudaballerino
Un editore puro (ammesso che esista) dovrebbe garantire una maggior libertà di stampa...
RispondiEliminaNon dovendo rispondere a nessun potentato economico ma solo ai suoi lettori...
Buon tutto!
mirco
In conclusione: giornalisti mercenari! Riflettevo che ormai è così in varie categorie. Dove trovi più giocatori di calcio che legano il proprio nome per tutta la vita ad una squadra (come il mitico Riva col Cagliari o Rivera e Mazzola) a prescindere da quanto guadagneranno!? Scusa se sto divagando, ma ormai essere dei mercenari è diventato una cosa consueta, frutto ancor di più del Berlusconi-pensiero che ha invaso la nostra società attraverso le sue televisioni ( E QUI TORNIAMO AL DUNQUE). Niente più nobili ideali, conta solo arricchirsi, non importa come. E nelle società puoi contare qualcosa solo se sei straricco, ecco perchè Berlusconi può permettersi di dire( ed ahimè è proprio così) che la maggior parte degli italiani vorrebbe essere come lui! Grazie alle sue televisioni è riuscito ad inculcare negli italiani che non è importante quello che sei, ma come appari e quanto hai! Questo è il dramma dell'Italia: intere generazioni di nostri giovani stanno subendo un lavaggio al cervello che li rende incapaci di prendere coscienza che stanno togliendo loro il concetto di autodeterminazione. Ecco perchè dobbiamo "stringerci a coorte" per difendere la libertà d'informazione!
RispondiEliminaSì ma, però: ci sono anche quelli che cambiano non per il miglior offerente, ma perchè la direzione non li ritiene "allineati"!
RispondiEliminaIo sostanzialmente sono dell'idea che i giornali sono destinati a sparire e probabilmente la stessa cosa toccherà alla televisione, almeno come l'abbiamo conosciuta finora.
RispondiEliminaData la crisi dei giornali cui tu ti riferivi credo che ormai questo mezzo sia in via di estinzione. Mi è capitato di sentire che alcuni giornali vorrebbero abolire il cartaceo e mettersi in rete, ma a pagamento. Se lo facessero sarebbe la loro definitiva scomparsa. Il bello di internet (e magari anche il brutto) è che puoi trovare qualunque cosa. Se non riesco ad accedere all'informazione di quel giornale troverò da qualche altra parte un valido e magari anche un miglior sostituto. Io credo che il mondo dei blog sia destinato a rivoluzionare l'informazione. per fare un blog non ci metto niente, non ho bisogno di finanziamenti, non ho bisogno di un editore, solo della mia buona volontà. Quindi un blog non può essere censurato (se me lo chiudono lo riapro da qualche altra parte con un altro account) e anche se fosse ce ne sono altri 1000 per ognuno che venga censurato. I blog parlano delle cose che i giornali normali non dicono, inoltre la loro forza è il numero: di giornali a livello nazionale ce ne saranno, almeno quelli importanti, una dozzina e ognuno con una fascia di lettori diversa. Di blog ce ne sono centinaia di migliaia e il lettore (e autore nello stesso tempo) non si limita a uno solo, ma spazia tra diversi blog e in questo modo acquisisce un'informazione molto più approfondita e variegata.
Attualmente ci sono alcune persone che non sanno neanche cosa sia internet, ma presto credo che questo mezzo sia destinato a sostituire completamente la stampa.
@Rouge
RispondiEliminaSì, tentavo per il momento per chiarire e chiarirmi cosa mi sembrava stonato nel discorso di Polito, da cui son partito. La questione della manifestazione spero di riprenderla, sennò potremmo riparlarne nei commenti, ma in ogni caso adesso mi sono appassionato alla questione e quindi ho finito per parlarne in modo più generale.
@Giudaballerino
RispondiEliminaSei un lettore recente del mio blog, ma andando a ritroso, in verità, non ho mai nascosto il mio giudizio fortemente critico sulla TV, e proprio per la sua capacità manipolatoria.
@Mirco
RispondiEliminaVeramente, un interesse economico ce l'avrà in ogni caso: vendere il maggior numero possibile di copie. Sau che circola una definizione della libertà di stampa che recita: "La libertà di stampa è quella di poter pubblicare ciò che la gente non vuole leggere". Da questo punto di vista, anche il cosiddetto editore puro non si può permettere di fare una stampa libera.
@Ornella
RispondiEliminaPiù che cambiare casacca, quello che rimprovero ai giornalisti è che, nel cambiare casacca, cambiano anche le proprie idee.
Il problema non è soltanto quello del criterio economico come misura di tutti gli aspetti della propria vita, ma è proprio l'occupazione "manu militare" di tutto il nostro mondo simbolico, e questo ovviamente più pericolosamente per i più giovani.
@Angustifolia
RispondiEliminaForse dopo la mia precisazione, potremmo essere d'accordo.
@Matteo
RispondiEliminaIo ho meno certezze. La carta stampata ha certamente molti problemi, e qualche problema ce l'ha anche la TV. Credo che la loro fine non sarà così prossima. Penso anzi che si trasformeranno, magari molto ridimensionati, ma alla sparizione pura e semplice non credo. Se pensi ad esempio che sopravvivono ancora i cinema, che per certi aspetti non sarebbero giustifcati tra DVDe Tv satellitare specializzata proprio sul cinema. Ma io ho amici che non potrebbe aqssolutamente rinunciare al piacere di vedere i film al cinema. Le cose sono sempre un po' più cpmplesse e multiformi di come noi possiamo immaginarcele.
I Direttori dei giornali che cambiando i propri editori cambiano totalmente anche il loro modo di pensare e le loro opinioni rispetto addirittura al giono prima mandano la loro autonomia di giornalista non a pallino ma a pallone stratosferico.
RispondiEliminaHo sentito un giornalista francese, di cui purtroppo non ricordo il nome, affermare un concetto importante. Ha detto che tutti i giornalisti sono schierati politicamente, ma però hanno l'obbligo professionale di riportare le notizie anche se si riferiscono a un politico della loro parte.
RispondiEliminaEcco, il punto che mi preme è questo: la notizia.
In Italia riportare una notizia - ad esempio la questione del Cavaliere con Noemi - viene definito istericamente "attacco personale". Il giornalista francese citato ha dichiarato che una notizia del genere - Berlusconi e Noemi- deve essere riportata, a qualsiasi politico si riferisca: non è un attacco, è una notizia documentata che riguarda una persona pubblica e il giornalista ha il dovere di parlarne.
Sono cose ovvie, almeno per me che leggo la stampa straniera, ma non lo sono altrettanto per molti italiani che, ormai devastati da anni e anni di spazzatura mediatica e di propaganda esplicita ma soprattutto implicita, scambiano per gossip ciò che gossip non è.
Tutto questo per dire che un grave problema d'informazione in Italia c'è. Ovvio che non si tratti di censura nel senso stretto del termine, ma di qualcosa di altrettanto grave: la riduzione del senso critico dell'italiano medio, attuata con sapienza in anni e anni di devastazione mentale operata in primo luogo dalla televisione (poi bisognerebbe parlare anche della scuola, ma lasciamo perdere), fa sì che un sultano possa distorcere e addirittura ribaltare la realtà dei fatti raccontati.
Qualsiasi giornale, quindi, osi riportare una notizia documentata, viene subito azzannato e accusato di muovere attacchi personali. Ovviamente tanti italiani ripetono a pappagallo questa enormità. Ecco la nostra grave anomalia, oltre a tante altre.
In questa prospettiva si comprende anche perché i direttori di autorevoli quotidiani esteri, come "Le Monde", "The Times" e "El Pais", abbiano firmato l'appello di "Repubblica" per la libertà d'informazione. Ovvio che "Repubblica" come giornale non sia al loro livello, però ha ottenuto ugualmente un grande appoggio.
Ciò dovrebbe far riflettere.
Riflettevo sul commento di Mirco e pensavo che in realtà non é così utopico il suo concetto. Questo però fa riflettere su come anche la gente sia poi spesso influenzabile e riconducibile a quel 99% ( forse io sono leggermente più ottimista e direi 90%) che poi non sa e/o non vuole seguire e capire quello che realmente accade nella società in cui vive.
RispondiEliminaOggi più che mai questa desertificazione cerebrale é molto estesa e pericolosamente insinuata nel tessuto connettivo della nostra società, purtroppo.
Come diceva Giancarlo Siani (l'unico giornalista ucciso dalla camorra): la gente per poter scegliere dev'essere informata da giornalisti "giornalisti", e non da giornalisti "impiegati"!
RispondiEliminaPer conto mio il problema sta anche nel pericoloso venir meno dello spirito critico rispetto a tutto che che ci viene propinato come verità.
RispondiEliminaNon si ha più una certa autonomia di pensiero, e in tutto questo, anche la scuola ha le sue gravi responsabilità.
carissimo, ti leggo sempre ed è per questo che sono qui. per dirtelo. Anche se non ti commento perchè sono sempre così d'accordo con te che mi inquieta un po'. bacio
RispondiElimina@Aldo
RispondiEliminaSiamo d'accordo.
@Romina
RispondiEliminaE' l'assenza dell'informazione che vedo come preoccupante. Come sai, perchè ne abbiamo anche parlato, non santifico chi da' la notizia.
@Daniele
RispondiEliminaC'è un'interazione tra soggetto ed informazione che vorrei tentare di approfondire nel prossimo post.
@Angustifolia
RispondiEliminaGiornalisti dell'oggi, purtroppo...
@Alberto
RispondiEliminaSono d'accordo, tant'è che sono convinto che dalla scuola bisogna partire, ma sapendo che gli insegnanti sono parte di questo popolo imbambolato. Avevo anzi proposto la costituzione di un'associazione politico-culturale di insegnanti, che potesse lavorare sugli altri insegnanti e sui ragazzi, ma pare che proceda con grande difficoltà.
@Antonella
RispondiEliminaComunque c'ho guadagnato un bacio stavolta :-D
Vincenzo Cucinotta@ E' l'assenza dell'informazione che vedo come preoccupante. Come sai, perchè ne abbiamo anche parlato, non santifico chi da' la notizia.
RispondiEliminaNemmeno io: infatti il mio commento non la santifica, ma è molto articolato e propone vari spunti di riflessione che riguardano l'informazione in generale e il suo stato in Italia.