venerdì 22 giugno 2012

L'AFFAIRE MANCINO - QUIRINALE


Alla fine è successo, le questioni politiche, tenute a bagnomaria da un ceto politico-parlamentare mediocre e soprattutto codardo, vengono fuori di colpo in tutta la loro deflagrante potenza con la vicenda Mancino - Quirinale...

La vicenda è nota, nel corso di un’inchiesta giudiziaria da parte della procura di Palermo, è stato accertato un vivace scambio di telefonate tra Nicola Mancino, uno dei più potenti politici della prima repubblica che è riuscito in qualche modo a sopravvivere politicamente alla fase di tangentopoli, capogruppo al senato della DC per numerosi anni, poi anche Presidente del Senato ed infine vice-presidente del CSM e Loris D’Ambrosio, uno dei più stretti collaboratori di Napolitano.
In sostanza, dalle intercettazioni risulta che Mancino era fortemente preoccupato dell’inchiesta sul suo ruolo nella questione della ipotizzata trattativa stato – mafia che sembra in qualche misura avere determinato l’eliminazione fisica di Falcone e Borsellino, almeno indirettamente, avendoli isolati. Bisogna capirlo Mancino, obiettivamente le sue preoccupazioni sembrano comprensibili, mentre risulta molto meno comprensibile perché D’Ambrosio si sia fatto tirare dentro una tale vicenda. Certi giornali nei giorni passati non hanno lesinato critiche su quanto avvenuto, ma tutto sommato le questioni erano rimaste di rilevanza limitata, finchè lo stesso Napolitano non ha egli stesso deciso di riprendere la questione facendo di fatto una sola affermazione davvero significativa, e cioè decidendo di condividere con D’Ambrosio la responsabilità dell’accaduto, quando ha esplicitamente accorpato la sua persona a quella dei suoi collaboratori. Il messaggio è dunque che il Capo dello Stato dice che tutto ciò che viene addebitato a D’Ambrosio nei fatti viene contestualmente addebitato alla sua stessa persona. E’vero, egli ha anche detto, forse un po’ imprundetemene che tutto era basato sul nulla, un’affermazione palesemente imprecisa, visto che qui si parla di interventi del Quirinale su magistrati inquirenti su sollecitazione di un privato cittadino, perché questo risulta essere Nicola Mancino. Dunque, non è che ci sia il nulla, c’è un fatto acclarato e che, aldilà di profili penali che non sta a me definire, è politicamente condannabile, il Quirinale che interviene anche soltanto per richiesta di informazioni, anche soltanto per il fatto stesso di alzare la cornetta del telefono, su un potere autonomo, quello giudiziario, e perché poi, per sollecitazione di Mancino ed evidentemente per motivi di conoscenze maturate nel passato, perché l’oscuro cittadino Mario Rossi non avrebbe ricevuto certo la stessa accoglienza, l’ombra quindi di una discriminazione personale.
Dicono alcuni dei giornalisti prontamente accorsi in sua difesa che l’intervento di D’Ambrosio, per costoro evidentemente per nome e per conto dello stesso Napolitano (sanno qualcosa più di noi evidentemente, visto che ancora su questo punto il Quirinale non ha fatto chiarezza) è motivato dalla funzione istituzionale del Capo dello stato che è anche presidente del CSM, e quindi Napolitano chiedeva soltanto alla procura di Palermo di coordinarsi meglio con le altre procure.
A me pare davvero che questo giornalista abbia preso un’enorme cantonata, perché proprio per le sue funzioni di garante che la Costituzione promuove indicandolo come Presidente del CSM, egli doveva astenersi nella maniera più assoluta dall’intervenire, proprio perché il suo ruolo istituzionale gli da’ facoltà, persino obbligo di occuparsi di questioni attinenti l’ordine giudiziario, egli doveva limitarsi a farlo lungo i canali istituzionali, proprio perché la costituzione gli assegna un potere di controllore dell’operato della magistratura, egli non poteva agitare tale potere al di fuori delle forme e delle modalità esplicitamente previste dall’ordinamento della repubblica, e quindi proprio questo ruolo che egli riveste, costituirebbe un’aggravante e non una motivazione lecita per tali interventi ove realmente effettuati.
Soprattutto però la stampa di stamattina la mette esplicitamente sul politico, dicendo insomma che quest’attacco a Napolitano è difatti un attacco al governo e alla politica fin qui seguita.
E’ proprio vero, spesso i servi sono sciocchi e tendono a peggiorare e non a migliorare la situazione del padrone che vorrebbero aiutare, perché è evidente che se si ammette che Napolitano ha dimesso i panni del garante supremo della Costituzione scendendo nell’agone politico, allora criticarlo diventa più che lecito doveroso in presenza di opinioni politiche differenti.
Così, nella fretta di difendere il Presidente, questi giornalisti pongono una volta per tutte sul banco degli accusati la politica che ha visto la formazione e l’operato del governo Monti. Se la motivazione utilizzata per difendere il Quirinale sta nell’attribuire trame disfattiste a chi lancia queste accuse, allora la discussione si sposta sul terreno del merito politico, dovendosi stabilire quanto sia giustificata la pretesa di far dettare le decisioni assunte a un clima emergenziale tappandosi gli occhi sugli effetti concreti dei provvedimenti adottati. Sarebbe interessante sapere quanto Napolitano gradisca di essere tirato in ballo in maniera così esplicita, visto che il rischio di affondare assieme alla corazzata Monti a quel punto diventa altissimo.
Qui, dovremmo analizzare le cose che il governo Monti si proponeva di ottenere, con quali misure intendeva ottenerle, quali misure abbia poi adottato e cosa in concreto abbia ottenuto, senza che gli interlocutori saltino su con la frase magica che “però in assenza del governo Monti ci sarebbe stata la catastrofe”, che qualsiasi nefandezza o semplice errore vada giustificato sulla base del fatto che l’alternativa sarebbe in ogni caso stata peggiore. Eh no, non giochiamo su questo, per affermare che senza Monti sarebbe stato peggio  bisogna argomentarlo, provarlo, non basta più affermarlo apoditticamente.
Per il momento tuttavia, mi fermo qui, un’analisi su questi aspetti richiederebbe un’eccessiva lunghezza, se necessario riprenderò la questione in un altro post.

2 commenti:

  1. Sono assolutamente d'accordo con te.
    Mi torna alla mente l'affermazione di Ferrara: "In Italia, se vuoi far politica, devi essere ricattabile".

    RispondiElimina
  2. A Napolitano sembra stia a cuore tenere alto l'onore dello stato rispetto al passato si é attivato positivamente Comunque sarebbe nostro diritto e dovere
    verificare la politica che é lo stato Noi ci percepiamo come tale?
    La capacità di reazione é stata indebolita da un benessere che viene da dove?-
    Eg

    RispondiElimina