mercoledì 6 giugno 2012

PILLOLE DI ATTUALITA' POLITICA


Oggi, proporrò un’analisi dell’attualità politica per punti, in stile quasi aforistico: 
- Il PDL attraversa una grave crisi. Sembra una crisi irreversibile. In effetti, la diagnosi della crisi è elementare, ha un nome, quello di Berlusconi che, come fondatore e padrone del partito, non può credibilmente essere eliminato. La cosa più ridicola è data dall’agitarsi scomposto dei dirigenti di quel partito che finiscono per chiedere la soluzione a chi invece con tutta verosimiglianza costituisce il problema. Finchè questi non avranno capito che l’inizio della risoluzione consiste nel liberarsi della presenza, anzi di qualsiasi vaga influenza di Berlusconi, non ne usciranno minimamente fuori.
-  Fassina propone le elezioni anticipate. Fassina? Ma per favore, è lo stesso Bersani che lancia questo ballon d’essai per vedere che reazioni provoca negli altri partiti e nel governo, e rappresenta anche un segnale di significato non facilmente decifrabile all’interno del suo stesso partito. Si potrebbe supporre che egli intenda dire alla destra interna che certi atteggiamenti troppo filogovernativi potrebbero avere uno sbocco opposto.
-  Per essere liberisti, ci vuole anche una buona dose di idiozia. Questa cosa del buco sulle tasse è, malgrado la sua obiettiva gravità, gustosissima. Ohibò, a quanto pare non basta aumentare l’aliquota applicata per aumentare nella misura prevista il gettito. Insomma, questi come tecnici fanno davvero schifo, diciamolo francamente. Non sanno fare di conto, hanno imparato solo la moltiplicazione, una simulazione magari con un semplice foglio di calcolo è per loro già un’operazione troppo complicata. Se un idraulico si fosse comportato come loro, l’avrei mandato subito via a calci nel sedere. Del resto, lo sanno anche loro di non avere la competenza, avete visto che hanno chiamato dei consulenti ad aiutarli?
- Allora, ci sarà modo almeno ora di convincere i più riottosi che il problema economico è rappresentato dal debito privato, cioè del sistema bancario, e non di quello pubblico? Draghi c’aveva provato a risolvere il problema dello stato fallimentare delle banche dell’eurozona, immettendo la bellezza di mille miliardi di euro freschi freschi, e proprio dedicati alle banche, ma è chiaro, sono solo pannicelli caldi, le banche non ce la possono fare a risolvere i loro guai, il loro fallimento è ineluttabile, si può solo rinviarlo, ma non evitarlo. Mi riferisco alle banche spagnole, e vedete come ha reagito Obama? Certo, si sta approssimando la scadenza elettorale per la Presidenza degli USA, ma non si tratta solo di questo. I guai dei bilanci statali, dovuti ad esempio all’aumento dello spread non mi pare abbia suscitato reazioni così pressanti da parte USA, ma se si parla di banche, allora la cosa cambia totalmente. Il fatto è che una crisi bancaria è soggetta a contagiare le altre banche in un tempo estremamente breve. C’è tutto un circuito interbancario che correla la sorte della singola banca a quella di tutto il sistema. Così, si sostiene una situazione bancaria specifica. D’altra parte però, questo implica che ogni fallimento tende a peggiorare lo stato finanziario dell’intero sistema bancario, e nessuno è più fragile delle grandi banche USA e dell’UK, puntellate alla meno peggio da abbondanti forniture di liquidità da parte dei loro governi. Quando insomma la crisi si sposta dal luogo immaginario, i bilanci statali, a quello effettivo, il sistema bancario, allora i grandi tremano perché sanno di non avere neanche affrontato il problema, di averlo solo messo da parte in attesa del prossimo scoppio.

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