mercoledì 20 giugno 2012

LE TENTAZIONI POLITICHE DI VENDOLA


Non devono essere giorni facili per Nichi Vendola questi che stanno trascorrendo, sono in effetti giorni di decisioni fondamentali per l’esito stesso della sua vicenda politica.
Quanto è avvenuto in Grecia non può essere facilmente archiviato, è da tutti i punti di vista una vicenda che travalica ampiamente la dimensione nazionale per divenire una vicenda pienamente europea, lì in Grecia l’Europa e le forze politiche europee hanno dato dimostrazione di cosa siano, di quali nuovi scenari politici lì si aprano...

La questione della collocazione di Vendola nel quadro politico l’avevo affrontato meno di un mese fa, avevo lì sottolineato quanto il riconfermare la cosiddetta alleanza di Vasto subordinandola ad un programma comune fosse una scelta apparentemente adeguata, ma in realtà tremendamente fragile perché pretende di azzerare i comportamenti politici degli ultimi anni da parte del PD, che nell’ipotesi Vendola avrebbe la chance di rifarsi una verginità all’ombra della neonata coalizione con SEL e IDV.
L’esempio della Grecia costituisce tuttavia un aggravamento dell’ipotesi della coalizione a sinistra. Le elezioni greche sono fino ad oggi la dimostrazione più palese della fine della socialdemocrazia in Europa. So bene che la contemporanea vittoria di Hollande e della socialdemocrazia in Francia sembrerebbe mostrare il contrario, ma resto fermamente convinto che l’esempio francese costituisca uno sguardo sul passato, che i francesi stiano ancora col collo rivolto all’indietro. La sostanziale insignificanza del ruolo di Hollande anche nel G20 del Messico, la stessa sua storia politica di oscuro funzionario del suo partito sembrerebbero confermare che le elezioni francesi non rappresentino un’anticipazione di uno scenario futuro, ma soltanto un passato che lì ha mostrato una maggiore inerzia a mantenersi, una pura questione di tempi a mio modo di vedere.
Lo credo anche per quanto riguarda il PD che oggi si bea di non aver subito flessioni così forti come il suo alter ego, il PDL, e forse qualcuno dovrebbe avvisare Bersani che insista nel fare dimettere Monti e tenere così le elezioni in autunno perché nei lunghi mesi invernali la residua forza elettorale del PD tenderà a declinare vistosamente e nella prossima primavera la sorpresa di un insuccesso plateale potrebbe riguardare anche questo partito.
Il fatto è che i risultati delle recenti elezioni greche hanno registrato una maggiore radicalizzazione nelle scelte elettorali, premiando da una parte la formazione tradizionale della destra greca, Nuova Democrazia, e dall’altra Syriza, una coalizione di sinistra che ha surclassato il PASOK, invertendo così la supremazia storica di questi ultimi in tutta la storia greca post-colonnelli. Quest’esito non può essere archiviato magari considerandolo confinato a quel paese, esso rappresenta al contrario lo scenario più aggiornato della situazione politica che la crisi economica ci consegna, mostrando impietosamente quanto risposte parziali che puntino a piccoli miglioramenti del quadro economico con misure tradizionali del tipo eurobond, fondo salvastati, misure di sostegno alla crescita, siano percepite ormai come è chiaro a tutti tranne evidentemente a quei politicanti che le ripropongono continuamente, come pannicelli caldi.
La colpa maggiore, tuttavia, che va ascritta alla socialdemocrazia è il degrado dell’idea di Europa che è andato avanti apparentemente almeno dai primi anni novanta, il momento delle grandi scelte sulla riunificazione della Germania e dell’unificazione monetaria europea, e nella vicenda molto contrastata del trattato/costituzione (forse sarebbe opportuno chiamarlo statuto). La socialdemocrazia ha fatto l’Europa, senza la grande forza di questa formazioni politiche non a caso presenti praticamente in tutti paesi aderenti, non ci sarebbero stati anni di politica europeista, tutte quelle misure di unificazione continentale che abbiamo vissuto negli ultimi decenni del secolo passato, che erano addirittura diventate senso comune. Seppure la voglia di superare vecchie divisioni all’interno del continente abbiano spinto il ceto politico europeo a forzare per certi aspetti la volontà dei loro elettori, nella sostanza tutto il processo europeo è andato avanti in un quadro di salvaguardia dei principi democratici. Oggi, invece, è sotto gli occhi di tutti che Europa e democrazia costituiscono due corni opposti, due opposte alternative che ci stanno di fronte, e questo lo dobbiamo proprio alla incapacità dei dirigenti della socialdemocrazia europea, troppo impegnata a sposare le posizioni più liberiste, e così del tutto distratta da uno spirito europeista democratico.
Il disegno europeista è così andato avanti a colpi di decisioni interstatali di tipo sostanzialmente autoritario, puntando sull’assurda presunzione che le stesse decisioni assunte avrebbero di per sè determinato un processo di unificazione e che la democrazia poteva attendere, almeno fino a quando l’unificazione non avesse raggiunto una sua massa critica. Il risultato del tenere fuori da tale processo i popoli è quello che vediamo, egoismi nazionali tornati ad essere dominanti, tanto che la decisione di Papandreu di tenere un referendum sulla permanenza della Grecia in zona euro non ha visto la difesa da parte degli altri partiti socialisti continentali costringendo così il leader greco a rinunciarvi. Neanche una riunione comune delle socialdemocrazie europee ad Atene ha avuto luogo prima delle elezioni greche, ed è evidente che tale riunione avrebbe rivestito un alto significato simbolico.
Il PASOK costituisce così il primo esempio di partito socialdemocratico suicidato dal quadro complessivo della socialdemocrazia europea, e non credo che l’Italia possa essere esente da tale processo che sembra avere i caratteri di una vicenda continentale.
E’ ovvio ritenere che in queste ore la tentazione di Vendola di buttare giù il tavolino della trattativa sulla coalizione di Vasto sia fortissima. Nei fatti, la radicalizzazione è nelle cose, e da noi si è già manifestata in nuce nelle recenti elezioni amministrative tramite il successo del Movimento a cinque stelle. Grillo finora ha pescato essenzialmente a destra, facendo convergere su di sé voti in fuga sia dal PDL che dalla Lega, ma, in assenza di proposte politiche credibili a sinistra, è prevedibile che possa pescare presto anche a sinistra. Il vantaggio di Vendola a coprire questo spazio politico è evidente, spartirsi l’area della protesta, probabilmente già maggioritaria, con Grillo, attirando su SEL e suoi possibili alleati non di area PD, i voti di sinistra e lasciando così a destra a Grillo una caratterizzazione sempre più di destra (che nuocerebbe proprio allo stesso Grillo, così pervicacemente assertore di stare fuori da simili classificazioni).
Vendola non può non sapere che l’ipotesi di prendere più voti del PD alle prossime elezioni è del tutto concreta e per niente cervellotica, così che la tentazione dev’essere tanto forte.
Tuttavia, io ancora credo che Vendola non passerà il Rubicone, e lo farà perché nel concreto egli assume come riferimento per le sue politiche tartufi del tipo di Hollande, e i pannicelli caldi di micromisure economiche che non risolveranno nulla, tranne dare il tempo alle grandi banche di prosciugarci quel poco di risorse economiche che ancora possediamo. E’ proprio a causa della sua formazione sostanzialmente socialdemocratica che Vendola finirà per mantenere l’alleanza di Vasto, decretando così probabilmente il suo fallimento politico che dividerà con i dirigenti del PD.

2 commenti:

  1. Essendo una elettrice di SEL, spero che tu questa volta non faccia centro e che Nichi non si lasci tentare da Vasto o da altri, che sciolga i dubbi e corra da solo, se proprio non gli sta bene...lasci SEL, il partito non è composto solo da lui, abbiamo altri in grado di ricoprire la carica di segretario.

    Buona notte Vincenzo ;-))

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  2. Tina, il problema è comunque di contenuti, ci sono queste forze politiche in grado di porre i problemi economici in tutta la loro drammaticità, oppure dobbiamo continuare a dilaniarci tra chi sta con Hollande e chi con la Merkel, mentre nel frattempo la FED stampa dollari a gogo in maniera del tutto irresponsabile portando l'intera umanità in breve a fare un salto all'indietro fino a tornare al baratto? Perchè, intendiamo, è questo il rischio, ed è un rischio concreto.

    In quanto a SEL e Vendola, temo che, e lo dico con grande preoccupazione, tolto Vendola, SEL sarebbe ben poca cosa: purtroppo il leaderismo ha sfondato anche a sinistra.

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