Non devono essere giorni facili
per Nichi Vendola questi che stanno trascorrendo, sono in effetti giorni di
decisioni fondamentali per l’esito stesso della sua vicenda politica.
Quanto è avvenuto in Grecia non
può essere facilmente archiviato, è da tutti i punti di vista una vicenda che
travalica ampiamente la dimensione nazionale per divenire una vicenda
pienamente europea, lì in Grecia l’Europa e le forze politiche europee hanno
dato dimostrazione di cosa siano, di quali nuovi scenari politici lì si aprano...
La questione della collocazione
di Vendola nel quadro politico l’avevo affrontato meno di un mese fa, avevo lì
sottolineato quanto il riconfermare la cosiddetta alleanza di Vasto
subordinandola ad un programma comune fosse una scelta apparentemente adeguata,
ma in realtà tremendamente fragile perché pretende di azzerare i comportamenti
politici degli ultimi anni da parte del PD, che nell’ipotesi Vendola avrebbe la
chance di rifarsi una verginità all’ombra della neonata coalizione con SEL e
IDV.
L’esempio della Grecia
costituisce tuttavia un aggravamento dell’ipotesi della coalizione a sinistra.
Le elezioni greche sono fino ad oggi la dimostrazione più palese della fine
della socialdemocrazia in Europa. So bene che la contemporanea vittoria di
Hollande e della socialdemocrazia in Francia sembrerebbe mostrare il contrario,
ma resto fermamente convinto che l’esempio francese costituisca uno sguardo sul
passato, che i francesi stiano ancora col collo rivolto all’indietro. La
sostanziale insignificanza del ruolo di Hollande anche nel G20 del Messico, la
stessa sua storia politica di oscuro funzionario del suo partito sembrerebbero
confermare che le elezioni francesi non rappresentino un’anticipazione di uno
scenario futuro, ma soltanto un passato che lì ha mostrato una maggiore inerzia
a mantenersi, una pura questione di tempi a mio modo di vedere.
Lo credo anche per quanto
riguarda il PD che oggi si bea di non aver subito flessioni così forti come il
suo alter ego, il PDL, e forse qualcuno dovrebbe avvisare Bersani che insista
nel fare dimettere Monti e tenere così le elezioni in autunno perché nei lunghi
mesi invernali la residua forza elettorale del PD tenderà a declinare
vistosamente e nella prossima primavera la sorpresa di un insuccesso plateale
potrebbe riguardare anche questo partito.
Il fatto è che i risultati delle
recenti elezioni greche hanno registrato una maggiore radicalizzazione nelle
scelte elettorali, premiando da una parte la formazione tradizionale della
destra greca, Nuova Democrazia, e dall’altra Syriza, una coalizione di sinistra
che ha surclassato il PASOK, invertendo così la supremazia storica di questi
ultimi in tutta la storia greca post-colonnelli. Quest’esito non può essere
archiviato magari considerandolo confinato a quel paese, esso rappresenta al
contrario lo scenario più aggiornato della situazione politica che la crisi
economica ci consegna, mostrando impietosamente quanto risposte parziali che
puntino a piccoli miglioramenti del quadro economico con misure tradizionali
del tipo eurobond, fondo salvastati, misure di sostegno alla crescita, siano
percepite ormai come è chiaro a tutti tranne evidentemente a quei politicanti
che le ripropongono continuamente, come pannicelli caldi.
La colpa maggiore, tuttavia, che
va ascritta alla socialdemocrazia è il degrado dell’idea di Europa che è andato
avanti apparentemente almeno dai primi anni novanta, il momento delle grandi
scelte sulla riunificazione della Germania e dell’unificazione monetaria
europea, e nella vicenda molto contrastata del trattato/costituzione (forse
sarebbe opportuno chiamarlo statuto). La socialdemocrazia ha fatto l’Europa,
senza la grande forza di questa formazioni politiche non a caso presenti
praticamente in tutti paesi aderenti, non ci sarebbero stati anni di politica
europeista, tutte quelle misure di unificazione continentale che abbiamo
vissuto negli ultimi decenni del secolo passato, che erano addirittura
diventate senso comune. Seppure la voglia di superare vecchie divisioni
all’interno del continente abbiano spinto il ceto politico europeo a forzare
per certi aspetti la volontà dei loro elettori, nella sostanza tutto il
processo europeo è andato avanti in un quadro di salvaguardia dei principi
democratici. Oggi, invece, è sotto gli occhi di tutti che Europa e democrazia
costituiscono due corni opposti, due opposte alternative che ci stanno di
fronte, e questo lo dobbiamo proprio alla incapacità dei dirigenti della
socialdemocrazia europea, troppo impegnata a sposare le posizioni più
liberiste, e così del tutto distratta da uno spirito europeista democratico.
Il disegno europeista è così
andato avanti a colpi di decisioni interstatali di tipo sostanzialmente
autoritario, puntando sull’assurda presunzione che le stesse decisioni assunte
avrebbero di per sè determinato un processo di unificazione e che la democrazia
poteva attendere, almeno fino a quando l’unificazione non avesse raggiunto una
sua massa critica. Il risultato del tenere fuori da tale processo i popoli è
quello che vediamo, egoismi nazionali tornati ad essere dominanti, tanto che la
decisione di Papandreu di tenere un referendum sulla permanenza della Grecia in
zona euro non ha visto la difesa da parte degli altri partiti socialisti
continentali costringendo così il leader greco a rinunciarvi. Neanche una
riunione comune delle socialdemocrazie europee ad Atene ha avuto luogo prima
delle elezioni greche, ed è evidente che tale riunione avrebbe rivestito un
alto significato simbolico.
Il PASOK costituisce così il
primo esempio di partito socialdemocratico suicidato dal quadro complessivo
della socialdemocrazia europea, e non credo che l’Italia possa essere esente da
tale processo che sembra avere i caratteri di una vicenda continentale.
E’ ovvio ritenere che in queste
ore la tentazione di Vendola di buttare giù il tavolino della trattativa sulla
coalizione di Vasto sia fortissima. Nei fatti, la radicalizzazione è nelle
cose, e da noi si è già manifestata in nuce nelle recenti elezioni
amministrative tramite il successo del Movimento a cinque stelle. Grillo finora
ha pescato essenzialmente a destra, facendo convergere su di sé voti in fuga
sia dal PDL che dalla Lega, ma, in assenza di proposte politiche credibili a
sinistra, è prevedibile che possa pescare presto anche a sinistra. Il vantaggio
di Vendola a coprire questo spazio politico è evidente, spartirsi l’area della
protesta, probabilmente già maggioritaria, con Grillo, attirando su SEL e suoi
possibili alleati non di area PD, i voti di sinistra e lasciando così a destra
a Grillo una caratterizzazione sempre più di destra (che nuocerebbe proprio
allo stesso Grillo, così pervicacemente assertore di stare fuori da simili
classificazioni).
Vendola non può non sapere che
l’ipotesi di prendere più voti del PD alle prossime elezioni è del tutto
concreta e per niente cervellotica, così che la tentazione dev’essere tanto
forte.
Tuttavia, io ancora credo che
Vendola non passerà il Rubicone, e lo farà perché nel concreto egli assume come
riferimento per le sue politiche tartufi del tipo di Hollande, e i pannicelli
caldi di micromisure economiche che non risolveranno nulla, tranne dare il
tempo alle grandi banche di prosciugarci quel poco di risorse economiche che
ancora possediamo. E’ proprio a causa della sua formazione sostanzialmente
socialdemocratica che Vendola finirà per mantenere l’alleanza di Vasto,
decretando così probabilmente il suo fallimento politico che dividerà con i
dirigenti del PD.
Essendo una elettrice di SEL, spero che tu questa volta non faccia centro e che Nichi non si lasci tentare da Vasto o da altri, che sciolga i dubbi e corra da solo, se proprio non gli sta bene...lasci SEL, il partito non è composto solo da lui, abbiamo altri in grado di ricoprire la carica di segretario.
RispondiEliminaBuona notte Vincenzo ;-))
Tina, il problema è comunque di contenuti, ci sono queste forze politiche in grado di porre i problemi economici in tutta la loro drammaticità, oppure dobbiamo continuare a dilaniarci tra chi sta con Hollande e chi con la Merkel, mentre nel frattempo la FED stampa dollari a gogo in maniera del tutto irresponsabile portando l'intera umanità in breve a fare un salto all'indietro fino a tornare al baratto? Perchè, intendiamo, è questo il rischio, ed è un rischio concreto.
RispondiEliminaIn quanto a SEL e Vendola, temo che, e lo dico con grande preoccupazione, tolto Vendola, SEL sarebbe ben poca cosa: purtroppo il leaderismo ha sfondato anche a sinistra.