Alla fine è successo, le
questioni politiche, tenute a bagnomaria da un ceto politico-parlamentare
mediocre e soprattutto codardo, vengono fuori di colpo in tutta la loro
deflagrante potenza con la vicenda Mancino - Quirinale...
La vicenda è nota, nel corso di
un’inchiesta giudiziaria da parte della procura di Palermo, è stato accertato
un vivace scambio di telefonate tra Nicola Mancino, uno dei più potenti
politici della prima repubblica che è riuscito in qualche modo a sopravvivere
politicamente alla fase di tangentopoli, capogruppo al senato della DC per
numerosi anni, poi anche Presidente del Senato ed infine vice-presidente del
CSM e Loris D’Ambrosio, uno dei più stretti collaboratori di Napolitano.
In sostanza, dalle
intercettazioni risulta che Mancino era fortemente preoccupato dell’inchiesta
sul suo ruolo nella questione della ipotizzata trattativa stato – mafia che
sembra in qualche misura avere determinato l’eliminazione fisica di Falcone e
Borsellino, almeno indirettamente, avendoli isolati. Bisogna capirlo Mancino,
obiettivamente le sue preoccupazioni sembrano comprensibili, mentre risulta
molto meno comprensibile perché D’Ambrosio si sia fatto tirare dentro una tale
vicenda. Certi giornali nei giorni passati non hanno lesinato critiche su quanto
avvenuto, ma tutto sommato le questioni erano rimaste di rilevanza limitata,
finchè lo stesso Napolitano non ha egli stesso deciso di riprendere la
questione facendo di fatto una sola affermazione davvero significativa, e cioè
decidendo di condividere con D’Ambrosio la responsabilità dell’accaduto, quando
ha esplicitamente accorpato la sua persona a quella dei suoi collaboratori. Il
messaggio è dunque che il Capo dello Stato dice che tutto ciò che viene
addebitato a D’Ambrosio nei fatti viene contestualmente addebitato alla sua
stessa persona. E’vero, egli ha anche detto, forse un po’ imprundetemene che
tutto era basato sul nulla, un’affermazione palesemente imprecisa, visto che
qui si parla di interventi del Quirinale su magistrati inquirenti su sollecitazione
di un privato cittadino, perché questo risulta essere Nicola Mancino. Dunque,
non è che ci sia il nulla, c’è un fatto acclarato e che, aldilà di profili
penali che non sta a me definire, è politicamente condannabile, il Quirinale
che interviene anche soltanto per richiesta di informazioni, anche soltanto per
il fatto stesso di alzare la cornetta del telefono, su un potere autonomo,
quello giudiziario, e perché poi, per sollecitazione di Mancino ed
evidentemente per motivi di conoscenze maturate nel passato, perché l’oscuro
cittadino Mario Rossi non avrebbe ricevuto certo la stessa accoglienza, l’ombra
quindi di una discriminazione personale.
Dicono alcuni dei giornalisti
prontamente accorsi in sua difesa che l’intervento di D’Ambrosio, per costoro
evidentemente per nome e per conto dello stesso Napolitano (sanno qualcosa più
di noi evidentemente, visto che ancora su questo punto il Quirinale non ha
fatto chiarezza) è motivato dalla funzione istituzionale del Capo dello stato
che è anche presidente del CSM, e quindi Napolitano chiedeva soltanto alla
procura di Palermo di coordinarsi meglio con le altre procure.
A me pare davvero che questo
giornalista abbia preso un’enorme cantonata, perché proprio per le sue funzioni
di garante che la Costituzione promuove indicandolo come Presidente del CSM,
egli doveva astenersi nella maniera più assoluta dall’intervenire, proprio
perché il suo ruolo istituzionale gli da’ facoltà, persino obbligo di occuparsi
di questioni attinenti l’ordine giudiziario, egli doveva limitarsi a farlo
lungo i canali istituzionali, proprio perché la costituzione gli assegna un
potere di controllore dell’operato della magistratura, egli non poteva agitare
tale potere al di fuori delle forme e delle modalità esplicitamente previste
dall’ordinamento della repubblica, e quindi proprio questo ruolo che egli
riveste, costituirebbe un’aggravante e non una motivazione lecita per tali
interventi ove realmente effettuati.
Soprattutto però la stampa di
stamattina la mette esplicitamente sul politico, dicendo insomma che
quest’attacco a Napolitano è difatti un attacco al governo e alla politica fin
qui seguita.
E’ proprio vero, spesso i servi
sono sciocchi e tendono a peggiorare e non a migliorare la situazione del
padrone che vorrebbero aiutare, perché è evidente che se si ammette che
Napolitano ha dimesso i panni del garante supremo della Costituzione scendendo
nell’agone politico, allora criticarlo diventa più che lecito doveroso in
presenza di opinioni politiche differenti.
Così, nella fretta di difendere
il Presidente, questi giornalisti pongono una volta per tutte sul banco degli
accusati la politica che ha visto la formazione e l’operato del governo Monti.
Se la motivazione utilizzata per difendere il Quirinale sta nell’attribuire
trame disfattiste a chi lancia queste accuse, allora la discussione si sposta
sul terreno del merito politico, dovendosi stabilire quanto sia giustificata la
pretesa di far dettare le decisioni assunte a un clima emergenziale tappandosi
gli occhi sugli effetti concreti dei provvedimenti adottati. Sarebbe
interessante sapere quanto Napolitano gradisca di essere tirato in ballo in
maniera così esplicita, visto che il rischio di affondare assieme alla
corazzata Monti a quel punto diventa altissimo.
Qui, dovremmo analizzare le cose
che il governo Monti si proponeva di ottenere, con quali misure intendeva
ottenerle, quali misure abbia poi adottato e cosa in concreto abbia ottenuto,
senza che gli interlocutori saltino su con la frase magica che “però in assenza
del governo Monti ci sarebbe stata la catastrofe”, che qualsiasi nefandezza o
semplice errore vada giustificato sulla base del fatto che l’alternativa
sarebbe in ogni caso stata peggiore. Eh no, non giochiamo su questo, per
affermare che senza Monti sarebbe stato peggio
bisogna argomentarlo, provarlo, non basta più affermarlo
apoditticamente.
Per il momento tuttavia, mi fermo
qui, un’analisi su questi aspetti richiederebbe un’eccessiva lunghezza, se
necessario riprenderò la questione in un altro post.
Sono assolutamente d'accordo con te.
RispondiEliminaMi torna alla mente l'affermazione di Ferrara: "In Italia, se vuoi far politica, devi essere ricattabile".
A Napolitano sembra stia a cuore tenere alto l'onore dello stato rispetto al passato si é attivato positivamente Comunque sarebbe nostro diritto e dovere
RispondiEliminaverificare la politica che é lo stato Noi ci percepiamo come tale?
La capacità di reazione é stata indebolita da un benessere che viene da dove?-
Eg