venerdì 17 giugno 2011

LA CONFESSIONE DI CASINI

La notizia di ieri che più mi ha colpito è la dichiarazione di Casini, non a caso esponente di punta di quanto resta del ceto politico della prima repubblica.

Si tratta, come forse saprete, di una dichiarazione di solidarietà incondizionata a Gianni Letta. Il Pierferdinando nazionale si è sbilanciato sino al punto da dire che sulla correttezza di Gianni Letta, egli avrebbe messo le mani sul fuoco. Si tratta quindi di una solidarietà generica, ma addirittura di una solidarietà perentoria, senza se e senza ma direbbe qualcuno.

Ora, di una dichiarazione così Gianni Letta chiaramente non sa che farsene, Casini non è chiamato a testimoniare alcunché, è, sul piano giudiziario, del tutto ininfluente: possibile allora che un furbetto come Pierferdinando si sia sbilanciato senza motivo, abbia commesso una tale leggerezza? Dato il personaggio, mi pare senz’altro di doverlo escludere.

La sostanza dell’intervento di Casini sta ovviamente nel messaggio inviato, nel dire al sodale di non si sa quanti inciuci, che egli non lo abbandonerà, che l’iniziativa della procura napoletana la vede quanto meno come sgradita, che sta dalla sua parte.

Difatti, il Bisignani non si può considerare come una specie di collaboratore di Gianni Letta, no, egli sta al centro di un intreccio di informazioni ed interessi che corre parallelamente al livello della politica ufficiale, egli è in fondo la dimostrazione vivente del fatto che i politicanti, aldilà del partito a cui sono iscritti, costituiscono un’unica associazione, una specie di circolo privilegiato di cui condividono privilegi e responsabilità. Non è certo un caso che tra le conoscenze e frequentazioni di Bisignani ci sia anche Massimo D’Alema che probabilmente avrebbe una gran voglia di rilasciare dichiarazioni simili a quella di Casini, ma che, in virtù della sua collocazione politica ufficiale, deve invece astenersi, assistendo certo con trepidazione allo svolgimento degli eventi.

Non so quale esso sarà, ma, se fossi il magistrato inquirente, tenterei di garantire la sicurezza di Bisignani, proprio in considerazione delle troppe cose che questo personaggio può riferire. Altro che Berlusconi, qui ci troviamo nel sancta sanctorum dei poteri forti, e eviterei di fare accostamenti troppo facili alla P2, come fa chi ha coniato l’espressione P4. Qui, non v’è alcun piano di sovvertimento dei poteri istituzionali, qui sembrerebbe piuttosto che vi sia una specie di camera di compensazione, una congrega di personaggi potenti che segretamente prendono le decisioni che poi si tradurranno in provvedimenti concreti nelle aule parlamentari, qui vi sarebbe insomma un parastato, un luogo di decisioni che nullificano il fatto che ci troviamo in una democrazia.

Forse, non è un caso che questa inchiesta sia venuta alla luce proprio subito dopo il clamoroso successo dei referendum, la manifestazione del popolo che sceglie di definire da sé alcuni temi concreti della collettività saltando la mediazione dei soliti politicanti.

5 commenti:

  1. casini, d'alema, fini fanno parte di quella generazione di politici istruiti a dovere da quando erano "giovani" dai loro partiti e fanno quello che sanno fare meglio i politicanti ma non i politici

    p.s. casini fa paura

    RispondiElimina
  2. Spero che dall'ennesimo scandalo venga fuori qualcosa di buono per l'Italia e non si riduca al solito "tutto fumo e niente arrosto".

    RispondiElimina
  3. A me la storia mi inquieta, perchè quando si tratta di spie, e non siamo in America e la sua CIA che si occupa di intere nazioni, mi pare il solito calderone italiano degli amici che fanno favori agli amici degli amici.
    E Casini amico di qualcuno evidentemente lo è.
    Che schifo!
    Un caro saluto sempre

    RispondiElimina
  4. E alura? Che mi dici della sceneggiata di Bossi a Pontida? Lui dice che Berlusconi se la sta facendo sotto, ma mi sa che il pannolone ci vuole per entrambi, visto che ha ammesso che se si andasse subito alle elezioni vincerebbe la Sinistra!

    RispondiElimina