Forse, alla fine, la direzione giusta per uscire dalle secche degli ultimi decenni, sarà eliminare la distinzione destra-sinistra.
Il punto mi pare sta in questo: se sia preferibile distinguersi rispetto a criteri che sicuramente si possono ritrovare, dei criteri che definiscano in maniera univoca quali politiche possano definirsi di sinistra, o piuttosto se alla fine non sia inevitabile trarre delle conclusioni su ciò che a livello di grande pubblico viene considerato sinistra.
Perché, qui sta il criticismo, certe formazioni politiche non rinuncerebbero mai a definirsi quanto meno di centrosinistra, segnatamente il PD. Qualcuno, come me, non condivide nulla delle politiche del PD, e presto diverrà chiaro, se Berlusconi esce definitivamente dalla politica (a proposito, cosa aspetta ad espatriare prima di finire in galera?) come ci auguriamo in tanti, che le posizioni del PD non si discostano in maniera apprezzabile da quelle, che so io, di Fini, che si autoproclama ripetutamente di destra. In ogni caso, risulta abbastanza evidente che le differenze tra Fini e D’Alema sono molto minori di quelle tra D’Alema e quella che io definirei politica di sinistra. Se però D’Alema si appropria del termine sinistra, cosa rimarrà a quelli come me per distinguersi?
Il punto è proprio questo, se davvero sia utile continuare ad utilizzare il termine sinistra.
Se questo è l’aspetto principale, quello che l’attualità politica ci impone, non si deve trascurare che ormai abbiamo quasi mezzo secolo di storia politica europea che anch’essa ci mostra l’angustia del termine sinistra, la sua intrinseca ambiguità.
Per coloro che come me credono che la fonte fondamentale dei nostri guai stia nell’ideologia liberale, non v’è dubbio che l’utilizzo disinvolto e in realtà improprio del termine libertà, invocato tanto da Berlusconi, così dai radicali, come pure ovviamente dai libertari di sinistra, sia una delle principali cause della malattia del nostro tempo, e quindi la distinzione che pure sarebbe necessario operare passa trasversalmente negli schieramenti sia di destra che di sinistra.
Analogamente, questa ossessione per l’aumento del PIL non è certo prerogativa specifica della destra. Anzi, se vogliamo essere più precisi, c’è anche una politica di destra che vede il rigore economico come un aspetto da salvaguardare prioritariamente. Per certi aspetti cioè, è proprio una parte di quello schieramento politico che si autodefinisce di sinistra a considerare la crescita economica come una esigenza prioritaria, perfino come un mezzo di emancipazione popolare.
I recenti referendum, per il tipo di tematiche che proponevano, hanno evidenziato l’esistenza di una crescente sensibilità per una salvaguardia dell’interesse generale che, ed è questo l’aspetto autenticamente innovativo, prescinde anche dalle ricadute economiche classiche. Qui, insomma, in gioco non c’è la secolare questione della distribuzione della ricchezza, qui c’è innanzitutto in primissima evidenza l’interesse generale, quello che è stato definito, con espressione che non condivido, bene comune.
Un altro aspetto che sembra farsi spazio, essere sempre più sentito, almeno da una parte della popolazione, è quello dell’esigenza di ritrovare un’etica condivisa, il tema della legalità, della non neutralità delle morali individuali.
So di andare contro corrente, ma io davvero credo che quello che nei circoli berlusconiani viene definito moralismo ed anche giustizialismo, sia qualcosa che, pure in presenza di forti elementi di ambiguità, mostra anche una nuova esigenza di condivisione, la condivisione anche di un’etica sociale, un colpo decisivo ai principi sacri del liberalismo, tutto costruito su legge da una parte, e morale individuale dall’altra, uno schema che chiaramente non può funzionare per motivazioni su cui qui non mi posso soffermare (la natura sociale dell’uomo, detto telegraficamente), e che ha generato i mostri del mondo globalizzato, dal Berlusconi nostrano, alle congreghe bancarie che pretendono di comandare nel mondo, anche a costo di ridurre in miseria intere popolazioni.
Le conclusioni che traggo quindi, è che forse l’ubriacatura consumistica ed individualistica partita nell’ottanta, dando uno sbocco inaspettato alla stagione sessantottina, ha concluso il suo ciclo, e una nuova stagione appare all’orizzonte, come forse anche la primavera araba ci mostra. Se le cose stanno così, le distinzioni nel vasto fronte antiberlusconiano sono le benvenute, anche perché prestissimo sarà chiaro che essere contro va bene nella stagione dell’opposizione, ma è davvero nulla in una stagione di passaggio al governo del paese.
Mi fa proprio piacere che tu abbia affrontato l'argomento, Vincenzo. Quando ho iniziato a scrivere sul blog, dicevo quello che pensavo dal mio punto di vista, che ritenevo "di destra", secondo l'obsoleta definizione.
RispondiEliminaE la cosa incredibile è stata che gli amici che mi commentavano - e che ancora mi commentano - spesso (anche se non sempre...) concordando, sono quasi tutti di sinistra!
Il laicismo, per dirne una, è di sinistra?
Il giudizialismo (non il giustizialismo, che è altro) è davvero solo bandiera dell'IDV che si schiera a sinistra? Un movimento di sinistra l'IDV? Quel che dici sul rigore dei conti dello Stato, è di destra? E l'aumento del PIL di sinistra?
Ma come uscire dal loop se tanti - magari solo per affezione romantica - sono ancora legati alle etichette "di destra" e "di sinistra"?
la destra è colma di certezze,la sinistra è colma di dubbi.
RispondiEliminala destra fa le dittaure, la sinistra le rivoluzioni, ma quando la sinistra fa la rivoluzione, la mantiene con metodi di destra, la 'conserva', a costo di sangue e repressioni. quando un progressista raggiunge il potere, diviene un conservatore.
destra e sinistra: in Italia, spesso, non c'è differenza sostanziale;
basta guardare al caso Travaglio: inneggiato da tutti gli pseudo intellettuali di sinistra, egli non è si è mai professato come tale, anzi ne ha preso le distanze, in quanto è il delfino di Montanelli, il quale stava alla sinistra come Polifemo allo strabismo;
Travaglio è un epigono del più fanatico neoliberismo, alla faccia di con-dirigere Il Fatto con Padellaro, comunista - dice lui - convinto.
Al momento destra e sinstra sono importanti
RispondiEliminarelativamente all'attraversamento stradale-
Egill
da tempo rifletto allo stesso modo, diciamo dalle grandi privatizzazioni in poi. mandai Prodi al Governo nel 96, poi al seggio non mi hanno visto più.
RispondiEliminaquesto non mi ha reso nè deluso nè disilluso, tantomeno mi sono votato al cinismo iper-individualista: credo proprio che invece questi siano i profili(intrecciati fra loro) dell'attuale classe dirigente
perchè non ti piace "bene comune" ?
Da
@BC
RispondiEliminaSono convinto della non neutralità delle parole, delle espressioni che usiamo. Questa mia convinzione deriva dal fatto che il nostro pensiero è articolato in parole, e quindi il nostro vocabolario è un elemento determinante di ciò che pensiamo. Quindi, sul livello linguisitico, si combattono le battaglie più dure, quelle forse più importanti.
Nel merito, non v'è dubbio che un ceto politico, quello del vecchio PCI, è sopravvissuto alla fine di quel partito proprio sulla base di una propria continuità di sinistra, anche se adesso sono scivolati verso la dizione centrosinistra.
Non è una cosa limitata all'Italia, dagli anni ottanta, in Europa la socialdemocrazia non ha cambiato nome, anche se ha cambiato la propria politica. Perchè non l'ha fatto, per incapacità di vedere la propria svolta? Non credo proprio, l'ha fatto perchè il mantenimento di una certa parola si è tradotta in voti, coloro che si ritenevano socialdemocratici alla fine, probabilmente consapevoli che il partito si era trsformato, pure, forse per affezione o forse per disperazione, hanno continuato ad attaccarsi a quel nome.
Dopo tre decenmni, i tempi mi sembrano maturi per uscire dall'equivoco o forse dall'illusione.
C'è ancora un elemento interessante che ho trascurato nell'articolo, il rapporto tra sinistra marxista e altre ispirazioni politiche che pure tengono a definirsi di sinistra: non è opportuno anche a questo proposito fare chiarezza?
@CB
RispondiEliminaPadellaro e Travaglio assieme, per limitarsi a questi due soli giornalisti de "Il Fatto", non è allora la spia di un rimescolamento all'interno della politica che sarebbe colpevole ignorare?
@egill
RispondiEliminaEh sì, magari ricordando di invertire le precedenze quando si va in Gran Bretagna :)
@Da
RispondiEliminaFinchè mi hanno permesso di esprimere una preferenza personale, ho assunto come criterio proprio la persona nel votare, e capisco il tuo punto di vista.
Su "bene comune", ammetto di non essermi spiegato bene. Non è che non mi piaccia "bene comune", non mi pare opportuno limitarne l'uso, perchè per me quasi tutto dovrebbe essere bene comune, ecco, mi pare limitativo.
Per questa ragione, per l'acqua e per tutti i beni essenziali, preferirei appunto dire "bene essenziale".
Se invece lo uso per l'acqua, declasso questa da bene essenziale a semplice bene comune, e a tutti gli altri beni che pure dovrebbero essere comuni, a non esserlo.
Fondamentale in Gran Bretagna come dovunque credo
RispondiEliminaSi rischia la panne-
Egill