giovedì 23 giugno 2011

IL REALISMO DELLE SCELTE CORAGGIOSE

Questa verità bisogna dirsela, al cialtronismo inciucione, alla cultura sostanzialmente go,lpista dell'attuale maggioranza, non v'è al momento alternativa alcuna.
Il problema che su questo blog ho ripetutamente sollevato, sta nel panorama politico mondiale, in cui paradossalmente nel momento stesso in cui scatenava la crisi finanziaria, l'establishment economico è riuscito a piegare le sovranità nazionali, ed oggi si trova padrone incontrastato del mondo, un gruppo di banchieri e grandi capitalisti che attraverso il controllo dei mercati finanziari, è in grado di determinare la politica economica, oggi assurta a unica politica, di tutti gli stati, includendo tra questi anche ghli stessi USA, con l'unica eccezione forse della Cina che ad ogni modo condivide pienamente la logica del mercato.
Se questo è il quadro della situazione, le scelte che si pongono a chi vuole fare politica sono drastiche: o assecondare questa situazione di esogoverno, come ha fatto Tremonti, la BCE, e tutti i governi dell'UE, oppure sarebbe necessario uscire da questa logica. Su questo bisogna essere chiari, nessuno dei problemi reali che la gente giornalmente si trova ad affrontare possono minimamente essere risolti senza bocciare questa logica, senza intanto ripristinare uno straccio di sovranità nazionale.
Citerò almeno tre aspetti fondamentali che l'attuale politica mondiale determina:
- il divorzio tra le sorti dell'economia, intesa come crescita del PIL, e la disponibilità di posti di lavoro, che sta di fatto determinando il salto di un'intera generazione che invecchia senza trovarer lavoro;
- la sempre maggiore sperequazione retributiva, che rende i ricchi sempre più ricchi, e i poveri sempre più poveri;
- la crescente produzione di oggetti, per la gran parte assolutamente inutili, del tutto incompatibile con la stessa sopravvivenza dell'umanità.
La logica del referendum sull'acqua, come quello sul nucleare, vanno proprio in direzione di una logica differente, ma dubito che si trovi una classe dirigente in grado di incamminarsi davvero in questa direzione, come dubito che tutte le implicazioni di una svolta rivoluzionaria di questo tipo venga abbracciata dalla maggioranza degli elettori.
Rimane il fatto indubitabile che l'unico realismo sta nell'opporsi frontalmente alle logiche imposte dai grandi capitalisti, perchè in caso contrario ciò che avverrà come avvenuto da alcuni anni a questa parte, è il rinunciare del tutto alla politica ridotta a tattica tra formazioni politiche.

4 commenti:

  1. estinguere il proprio conto in banca;

    non prendere l'auto, anche per un solo giorno;

    facciamolo tutti insieme, quanti più possibile;

    il sistema entrerà in crisi;

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  2. Cartabaggiana lo ripeto al vento da un anno-
    Il popolo é più forte ma non è coeso-
    Nessuno si porti al posto di lavoro e guarda -
    Il popolo non sa di essere il più forte-
    Sono tutti intrisi di paura-
    Egill

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  3. Il fatto che il popolo, la sua stessa esistenza, non è un fatto automatico. Per essere popolo, bisogna innazitutto sentirsi tale, essere consapevoli di uno spirito collettivo.
    E' questo che manca, sempre nella storia umana direi, più che mai oggi nella società frammentata, atomizzata del capitale globalizzato.
    Le rivoluzioni le fa il popolo, ma il popolo non inventa le rivoluzioni, c'è sempre un'avanguardia, una nuova classe dirigente che la prepara e fa da incubatore.
    Purtroppo, devo ammettere che è questa avanguardia che non vedo, vedo spezzoni di popolo magari ben istruito, ma eticamente debole, incapace di imporre a sè stesso qualunque tipo di reale disciplina, perchè viziato e in fondo ottenebrato da questa strana concezione della libertà che circola per i media.

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  4. il vostro cinismo è, ahimè, condiviso.

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