mercoledì 9 febbraio 2011

L'ITALIA COME AVANGUARDIA DELLA DECADENZA DEL LIBERALISMO

Oggi, la lettura di un articolo di Barbara Spinelli, una giornalista che ammiro, mi spinge a tornare su un argomento che in passato avevo anche affrontato. In realtà, questo articolo costituisce soltanto uno degli stimoli a quello che sto scrivendo, perchè numerose sono le riflessioni che appaiono sul perchè in Italia ci sia un fenomeno Berlusconi che nelle altre democrazie parlamentari non si è verificato.
Le analisi in proposito che ho letto tendono sempre ad interpretare una presunta anomalia italiana in termini di difetti del sistema Italia, come se insomma l'Italia sia rimasta indietro rispetto ad altri paesi. Un difetto di crescita secondo alcuni, legato anche al fatto che solo 150 anni fa è nata la nostra nazione, e che siamo usciti da una dittatura da meno di settantanni.
Quest'ipotesi è in definitiva ottimistica, perchè suggerisce che col trascorrere del tempo il nostro sistema tenderà più o meno spontaneamente a guarire.
Una seconda ipotesi immagina l'Italia come un paziente che ha improvvisamente contratto un brutto virus, noi italiani saremmo cioè infetti, e dovremmo trovare anticorpi o forse anche farmaci per uscire da questa brutta infezione.
E' chiaro che ciascuna di queste due ipotesi può essere articolata in molteplici varianti, e che si potrebbe anche immaginare un'ipotesi intermedia che tenga conto di entrambi questi fattori.
La mia tesi però non coincide con nessuna delle due, costituisce una terza ipotesi indipendente da queste. In breve, io sostengo che l'Italia, ben lungi dal trovarsi ad inseguire le altre democrazie,si trovi invece avanti, ne costituisca l'avanguardia, e che quindi dobbiamo aspettarci situazioni analoghe, anche se certo non coincidenti, presto in altri paesi.
Si tratta quindi di una visione ben più pessimistica, almeno per quanto attiene la sorte del liberalismo che oggi domina nel mondo.
In sostanza, la tesi che è parte fondamentale del liberalismo, e che cioè bisogna bandire il concetto sociale di bene, a partire dal concepire la società come interazione tra individui liberi e razionali, porta a mio parere inevitabilmente al degrado civile, e quindi per me la sorpresa sta nell'osservare come questo sistema che domina ormai da tanto tempo a partire dall'occidente, bbia potuto e riesca tuttora ad esistere. Badate, non mi meravigloia che abbia trionfato perchè anzi il liberalismo ha tutti gli elementi per trionfare, ma che non sia collassato, questo sì che mi sorprende.
Potremmo dire semplificando forse più del dovuto che il liberalismo richiede innanzitutto che tutti gli attori rispettino le regole, e così sembra ovvio che cricche e camarille di ogni sorta possano trarre il massimo vantaggio dal fatto che altri invece si affidino davvero al sistema di mercato che il liberalismo prevede.
Infine, vorrei sottolineare come la versione liberista del liberalismo che oggi domina costituisce anch'essa un fattore di deterioramento dello stesso sistema, sia come potenziale riduzione dell'area di consenso, che come accewlerazione verso i disastri ambientali indotti dalla crescita ininterrotta e sempre più frenetica che esso richiede per autoalimentarsi.
Per questo, le tesi che nel mio libro avanzo credo che siano quanto mai attuali.

13 commenti:

  1. Vincenzino, manca un pezzo. Io credo che la situazione così originale in cui versa l'Italia rispetto agli altri paesi europei sta proprio nella natura degli Italiani. Gli Italiani non si sono mai sentiti un popolo unico, tanto che molte regioni del sud sono stati annessi all'Italia contro il volere della maggioranza della popolazione meridionale. Per lungo tempo si è parlato di una secessione della Sicilia e quindi sono iniziati i discorsi dsul federalismo da parte della Lega Nord. Inoltre hanno sempre avuto la tendenza a considerare lo Stato una cosa a parte ed estranea alla vita di tutti i giorni ossia lo Stato come un organo ostile alla gente. Per questo gli italiani hanno sempre puntato su personalità sopratono che rappresentavano se stessi prima dello Stato e della Nazione. Gli Italiani amavano Mussolini come ora amano Berlusconi. Mussolini non è stato ucciso per crudeltà gratuita, ma perchè lasciarlo in vita sarebbe stato troppo pericoloso dato il largo consenso che aveva tra la popolazione, malgrado i danni irreversibili causati all'Italia. Quindi nessun virus, nessuna malattia se non l'indole precostituita di questo tenero e inquieto popolo che vive la penisola italica.

    RispondiElimina
  2. Che ci sia un declino della democrazia fra virgolette nel mondo occidentale tutto è fuori discussione. Che il liberalismo non sia eterno è altrettanto fuori discussione. La domanda è: avranno la volontà le nazioni di darsi altre forme di governo tutte da inventare?

    RispondiElimina
  3. Scusate, è successo un pasticcio, avevo tentato di salvare una bozza e non so come me l'ha pubblicato. Ora, l'ho completato :)

    RispondiElimina
  4. Aiuto! A me, a parte il titolo, appare solo un'infinità di segni grafici blu. Succede a qualche altro?

    RispondiElimina
  5. @Ornella: quella è la stanchezza:-)

    RispondiElimina
  6. @Antonella: a dire il vero sono fresca, tosta e pimpante ( si fa per dire, ovviamente, anche se mi sento davvero così! :-D) però al posto del post continuo a vedere segni blu. Boh!

    RispondiElimina
  7. A proposito di vedere blu, a scanso di equivoci, sappiate che io non prendo il Viagra! ah ah ah

    RispondiElimina
  8. Ornella, ho provato a cambiare carattere, guarda se adesso lo leggi. Se anche altri avessero problemi di lettura, per favore scrivetemelo, ricomincerò daccapo.

    RispondiElimina
  9. @Antonelluccina :-D
    Sì, c'è molto di vero in quello che dici, ma il punto non sta secondo me nella specificità della cultura nostrana, che sarebbe d'altra parte vano negare. Insomma, si potrebbe concludere che queste specificità italiane abbiano determinato una cinetica più elevata della disgregazione del liberalismo.
    Se fosse come tu dici, allora non si spiegherebbe come la crisi del liberalismo sia in corso anche fuori d'Italia, come quella che si definì socialdemocrazia, ma era in effetti una versione edulcorata del liberalismo subisca oggi, come ampiamente verificato dall'esito delle elezioni europee, una crisi che a molti di noi appare irreversibile. Per questo, la mia tesi dell'Italia che fa da cavia, nazione da esperimento potremmo dire, mi sembra fondata.

    RispondiElimina
  10. @Alberto
    La mia opinione è che no, non si vedono prospettive a breve. Assistiamo piuttosto alla cessione della sovranità nazionale a un gruppo di potere internazionale di grandi finanzieri, come perfino Eugenio Scalfari conviene, e pazienza se Umberto Eco non creda ai complotti, non sarà per questo che essi smetteranno di esserci.
    Il punto è che ci vuole un cambiamento radicale di prospettiva, e questo non potrà purtroppo avvenire in maniera indolore: la storia c'ha insegnato che i grandi cambiamenti l'umanità li ha compiuto sempre sotto la spinta di una situazione d'emergenza.
    Non per questo è il caso di smettere di dire la verità: al peggio, servirà come testimonianza e base di partenza per futuri rivolgimenti.

    RispondiElimina
  11. Tutto OK adesso. Grazie!
    Io la penso un po' come Antonella e per questo temo che non ci sia via d'uscita al degrado della nostra nazione. Ma nel mio piccolo io cerco di ribellarmi, ecco perchè non vedo l'ora che arrivi domenica prossima, per poter scendere in piazza e dimostrare con la mia presenza, insieme a quella di tanti altri spero, e non solo con le mie parole sul web, che c'è anche un'altra Italia, oltre a quella berlusconiana. Che il mondo sappia!

    RispondiElimina
  12. "e questo non potrà purtroppo avvenire in maniera indolore"
    Come aveva detto quel cinese là «Non sarà un pranzo di gala».

    RispondiElimina