Come si può parlare del 17 marzo e delle discussioni che sono nate rispetto alla scelta di farne una festa, con conseguente interruzione del lavoro? Perché un popolo che non sente il bisogno di festeggiare la costituzione della propria nazione, significa in realtà che non si riconosce come membro a pieno titolo di quella nazione. Sarebbe qui interessante capire cosa alternativamente egli si senta, prigioniero di una nazione che non gli appartiene, o forse cosmopolita, o che altro?
Così, il punto non sembra quello di sottolineare, di volere invocare uno spirito nazionale, perché o c’è da sé, o non c’è modo di suscitarlo, almeno certamente non con il festeggiamento di un anniversario, ma piuttosto quello del verificare come uno spirito nazionale manchi quasi del tutto. Non mi scandalizzo pertanto alle buffonate della Lega, fa il suo mestiere in fondo, e neanche alle rimostranze della Marcegaglia, anch’ella del tutto inserita nel suo ruolo, ognuno insomma a recitare la parte che gli spetta in commedia. Rispetto cioè ai comportamenti individuali, ciò che conta è che ciò che in altri paesi sarebbe indicibile, in Italia si può tranquillamente dire, e questo ci testimonia il clima che viviamo, il fatto che non siamo un popolo. Non so, non ho ricette per queste situazioni, ma registro come proprio in Italia questa carenza di spirito nazionale sia il miglior viatico perché i poteri internazionali ci possano più agevolmente schiacciare.
Un’ultima notazione rispetto a coloro che dicono, come fino a ieri una giornalista alla radio, che il 17 marzo non deve essere un rito. E invece io dico che queste feste o riescono a diventare rito, oppure non possono esistere. Solo poche settimane fa c’è stata la ricorrenza del giorno della memoria, e non ho visto tutti questi distinguo che vedo per il 17 marzo. Nessuno pensa che ricordare la shoah porti a risultati concreti, ma attraverso queste ricorrenze manteniamo appunto la memoria e tentiamo di tramandare a chi verrà dopo di noi che bisogna sempre guardarsi dalle tragedie inumane. Ebbene, festeggiare la nascita della nostra nazione deve essere appunto il rito attraverso cui ci riconosciamo membri di una stessa nazione e riteniamo di dovere difendere la nostra comunità da influenze negative esterne. Che questo ci manchi, non è da condannare, ma sicuramente è una triste constatazione.
:(
RispondiEliminaIl 17 marzo i disoccupati potrebbero "recarsi nei posti di lavoro" [che non ci sono] a manifestare!
RispondiEliminaio riflettevo sul fatto che siamo forse l'unica nazione (o cmq se ce ne sono altre non siamo cmq insieme a tanti altri Paesi) che per unirsi han dovuto di fatto porre in essere una conquiesta con correlata annessione di regione dopo regione (usando una terminologia odierna). Altre nazioni si sono liberate ma essendo già unite e avendo da sempre una compattezza di fondo. Penso alla Francia ed alla Germania per es.
RispondiEliminaNoi abbiamo invece sempre avuto la cultura dello Staterello e dei comuni. siamo più vicini alle polis greche che al concetto di nazione. Fa eccezione l'impero romano; ecco forse l'unico momento in cui l'Italia era unita. Poi di fatto non lo é quasi mai stata.
La celeberrima frase di Cavour d'altronde riassumeva perfettamente una verità ancora oggi ahimé tristemente attuale.
Ecco perché a mio avviso questa festa non viene molto sentita. Certo, se avessimo persone a rappresentare lo Stato di una levatura morale e di statista di un certo peso, probabilmente il sentimento d'amore verso la nostra terra sarebbe più sentito.
RispondiEliminaMa, alla difficoltà evidente a "fare gli Italiani" si aggiunge anche come ulteriore fardello, una classe politica nel suo insieme, così rivoltante da allontanare anche quei pochi che con tanta buona volontà vorrebbero provare a sentire quel "fuoco" e quell"orgoglio positivo di essere italiani.
Me compreso.
Anche a me è venuta in mente quella frase "l'Italia è fatta, ora restano da fare gli italiani": credo che nessuno ci sia mai riuscito.
RispondiEliminaSe penso ai ragli di certi leghisti, o alla signora schiavista marcegaglia, mi verrebbe da festeggiare per far dipetto a loro, ma la verità è che, come diceva Gaber, io non mi sono mai "sentito" italiano, anche se "per fortuna o purtroppo lo sono", e quando vedo i calciatori cantare (oltretutto male) quella mamelata d'inno mi viene l'orticaria.
E soprattutto, come già ho avuto modo di scrivere, sono allergico a queste manie di festeggiare forzatamente gli anni tondi: che siano 149 o 154 non mi potrebbe interessare di meno, così come mi è sembrato più significativo e simpatico compiere 44 anni rispetto a quando ho compiuto i rotondi 40...
Detto che la frase "fatta l'Italia, ora bisogna fare gli italiani" non era di Cavour ma di D'Azeglio, io trovo che non solo sia giusto festeggiare il 150° anniversario ma che la data del 17 marzo dovrebbe essere festa nazionale tutti gli anni, magari a scapito di qualche santo o madonna in cui ci si ferma senza che nessuno gridi allo scandalo e in sostituzione del 2 giugno in cui si festeggia la nascita della Repubblica.
RispondiEliminaCredo sia arrivato il momento di mettere dei punti fermi, specie in risposta alle mille azioni legaiole che spingono in senso secessionista, e in maniera di unire quella che è stata la nostra (volente o nolente) storia comune senza dividerla in capitoli a sé stanti. Non ha senso continuare a guardare alla storia passata per giustificare la mancanza propria di un sentimento nazionale (che poi si evolve nel mancato rispetto del prossimo e nell'individualismo sfrenato che caratterizza la nostra società), ha senso invece pensare a preservare il presente e costruire il futuro.
Per cui in caso di mancato nulla osta ai festeggiamenti da parte di una classe dirigente campione di irrispettosità verso le istituzioni pubbliche sarebbe cosa buona e giusta festeggiarlo lo stesso, alla facciazza loro!
Condivido quanto scritto dal prof.Cucinotta- da Gaber perchè in una condizione simile.Eppure scrivo dello spirito di nazione che manca agli Italiani.Sono daccordo con quanto espresso da Daniele Verzetti.E dunque quanto ad una festa non ho nienteda aggiungere.Non è possibile
RispondiEliminapensare che in breve tempo l'Italia recuperi l'orgoglio di quella grande nazione che avrebbe potuto essere.Guardiamo alla storia ai grandi.
Vorrei aggiungere la frase scritta dal professore
RispondiEliminaAssenza di nazionalismo miglior viatico che può consentire ai poteri internazionali di comprare
direi e di schiacciare.E facile comprare un pease che ha donne e uomini che solo per denaro perdono dignità.Solo gli italiani possono dire no a questo
Non sono tutti in vendita E'bene che qualcuno lo
capisca.Odio i falsi curriculum della TV.Esistono ragazze che fanno le cassiere e studiano in università,e frequentano coetanei.
@Daniele
RispondiEliminaLa mia domanda è quale sia l'alternativa. In un'Europa costruita diversamente si poteva puntare alla cittadinanza europea, ma oggi essa si identifica con un progetto liberista.
@Zio Scriba
RispondiEliminaComincio dalla fine: ma perchè un anno a caso sì, ed un giorno a caso no? , vabene 44 meglio di 40, ma perchè non 44 anni e 37 giorni? :-D
La questione seria è capire perchè siamo così, perchè tu come me non senta la commozione che sente ad esempio un americano sentendo il proprio inno. E' chiaro che non ci si commuove a comando, ma la carenza a livello di grande massa di spirito nazionale non può alla lunga che nuocere alla tenuta stessa della collettività nazionale.
@Rouge
RispondiEliminaCapisco il tuo volontarismo, ma diciamocelo francamente, sarà davvero dura riuscire nell'impresa.
@Riverinflood
RispondiEliminaInteressante provocazione :)
@Egill
RispondiEliminaSì, ma una speranza diamocela :)
è verissimo quello che dici: anche chi come me odia convenzioni e conformismi poi finisce col cadere nella trappola del proprio compleanno e altre cose simili... :D mi sa che non c'è scampo...
RispondiEliminaio comunque i nazionalismi non li amo: sarò utopistico, ingenuo, stupido, ma come idea di "appartenenza" mi va già troppo stretto il pianeta, forse anche la galassia... cos'ha un francese di diverso da me? per non parlare degli svizzeri italiani, con cui confino non solo a nord ma, per più o meno casuale sghiribizzo geografico, pure a est e a ovest!
ho sempre considerato il patriottismo anche più folle del razzismo, ma mentre il secondo viene (giustamente!) condannato, il primo lo si insegna ai bambini nelle scuole.
sia chiaro che non dico questo per polemizzare: mi piace molto questo stimolante confronto di idee!
Il nazionalismo non credo che abbia a che fare
RispondiEliminacon razzismo.Non sempre l'idea di appartenenza
sfocia nella dittatura Basta gurdare in Italia
E poi non tutto è bianco o nero. La bellezza di
andare a visitare un paese diverso!Un popolo che
non ha mai sentito l'orgoglio di essere,disunito
e che pure ha avuto un dittatore ed ora un altro
Essere diversi non significa per me valere di più
Diversi non uguali.Straniero come bello non come estraneo.
@Zio scriba
RispondiEliminaMi sono sempre considerato cittadino del mondo, ma se le nazioni esistono, possiamo ignorarle?
E se poi il cosmopolitismo diviene un globalismo dei soliti potenti che così si liberano di ogni meccanismo democratico di decisione?
Problemi enormi...
@Egill
RispondiEliminaIo eviterei di usare il termine "nazionalismo", che gode di una pessima fama: meglio patriottismo, penso :)
Ecco, io sono patriottica ed ogni volta che sento il nostro inno nazionale, pur trattandosi di una banale marcetta, scatto sull'attenti, mi si inumidiscono gli occhi e lo canto a squarciagola e non ti dico con quale ardore proprio l'ultimo verso " siam pronti alla morte, l'Italia chiamò, siiiii!"! Pronta a combattere per la libertà, per la giustizia, per la salvaguardia della democrazia, per la dignità del nostro Paese, ovviamente. Che dite, sono patetica?
RispondiEliminaL'Italia: come diceva De Amicis: non ci pensi mai. Ma la ritrovi quando attraversi le sue colline così piccole e rigogliose rispetto ai paesaggi internazionali, Quando ti perdi nella rive del mare ad ascoltare il mare che fruscia nella sabbia. Sono come Ornella: non so cosa sia quel senso di appartenenza ai luoghi ed alla gente di questa penisola così vulnerabile: ma c'è e come Ornella: "son pronta alla morte l'Italia chiamò! Sì!
RispondiEliminaSai cosa credo ci accomuni, Antonella? Siamo due donne passionali! :-D
RispondiEliminaSr mi permettete anche io sono dell'opinione di Ornella e Antonella.
RispondiEliminaL'appartenenza non mi dà una certa identità, ma ho ben chiaro il concetto di Patria, conquistata o no.
Italiana sono e italiana mi sento.
le polemiche che si sono fatte sono pure troppe e inutili." qui o si fa l'Italia o si muore!! "
Un caro saluto.
questa festa dovrebbe diventare un rito da celebrare tutti gli anni, magari con un giorno di vacanza.
RispondiEliminaMi sta troppo a cuore che l'Italia resti unita!