venerdì 16 luglio 2010

IL SENATO VOTA LA FIDUCIA PERSONALE A TREMONTI

Così, ieri il Senato ha approvato la manovra economica con voto di fiducia. La cosa che appare strana o perfino grottesca, è che il governo pone la fiducia per supportare il provvedimento da votare, ma le cose sembrano stare in maniera differente. Sembrerebbe quasi che porre la fiducia sia questa volta servito a supportare il governo usando il decreto legge come soggetto trainante.

La cosa che politicamente appare più rilevante è il ruolo che Tremonti è riuscito a costruirsi. Non v’è dubbio che oggi tutti lo temano, e che alal fine debbano venire a pati con lui. Clamorosa la sconfitta di Berlusconi che dichiarò che avrebbe riscritto il decreto, ma che alla fine se l’è sorbito nella sua interezza, senza cambiarne neanche la punteggiatura. Anche la Lega, che pure gli è stata vicina, ne deve in questa fase subire l’influenza pesante, tant’è che sembra perfino rassegnata sull’obiettivo del federalismo fiscale. Ma come ha fatto Tremonti ad acquisire tanto potere, può il suo ruolo di tesoriere spiegare tutto ciò?

La mia opinione, che avevo già espresso altrove, è che Tremonti è riuscito ad entrare nei circoli finanziari internazionali “giusti”, cioè lì dove davvero risiede il potere economico a livello planetario. Il suo potere non sta quindi, come quello di berlusconi, sul consenso elettorale, sta tutto nel fatto che egli si può permettere di imporre il suo punto di vista all’intero governo, e in definitiva a tutta la nazione, in nome di questo potere superiore e ricattatorio: se l’Italia non si adegua, sarà attaccata sui mercati finanziari, con effetti pesantissimi (la Grecia docet).

Credo che complessivamente il ruolo di queste grandi finanziarie e della cupola che sono riuscite a costruire sia gravemente sottovalutato dai mass media. Perfino un economista che stimo come Mario Deaglio, scriveva fino a ieri su “La Stampa” che Tremonti ha subito il diktat dell’Unione Europea, e in definitiva della Germania. Egli si chiedeva perché la UE avesse deciso di tenere una politica di rigore ben più stringente degli USA. Forse dovremmo riflettere sul fatto che questo maggiore rigore europeo è una costante degli ultimi decenni, e che esso è l’espressione manifesta della supremazia USA. La Germania è cresciuta enormemente dalle macerie della guerra, ma l’ha costantemente fatto accettando un ruolo subalterno. Oggi, le cose appaiono cambiate soprattutto per gli USA. Mentre nel recente passato era il governo USA a dettare gli ordini, ora, proprio con la presidenza Obama, viene fuori questo potere extra-istituzionale a cui anche Obama deve piegarsi, e che ha deciso di rilanciare l’economia USA a scapito di quella dei suoi alleati. E gli alleati si sono piegati, e fanno a gara tra loro per dimostrare di essere più ubbidienti. Non c’è più alcun sussulto di orgoglio nazionale, di rivendicazione della propria sovranità, e per essere certi che non ci sia chi va fuori riga, la politica è stata annullata, e ridotta ad ancella dell’economia. L’ultima clamorosa conferma c’è stata offerta dal recente G8/G20, che ha platealmente dichiarato la propria impotenza e subalternità.

Prevedere oggi gli sviluppi in politica interna a seguito degli ultimi avvenimenti, è in realtà impossibile. Tutti temono le elezioni anticipate, salvo forse Berlusconi, che però sa che ha bisogno del permesso della lega e di quello di Napolitano. Complessivamente, questo è un momento in cui il ruolo che il capo dello stato può svolgere è particolarmente influente. Ancora oggi, un quotidiano fa risaltare anche come Draghi potrebbe svolgere un ruolo anti-Tremonti, ma mi pare evidente che Draghi non farebbe una politica economica, che poi oggi è la Politica con la lettera maiuscola, differente da Tremonti: si tratterebbe solo di scegliere la faccia, il che non mi appassiona più di tanto. In questa luce, l’assenza di Tremonti, e la presenza invece di Draghi alla famosa cena, appare significativa: potrebbe Berlusconi puntare su un cavallo alternativo, anch’egli credibile per la comunità, od organizzazione criminale, finanziaria internazionale, per liberarsi di un personaggio ormai diventato troppo ingombrante, potrebbe puntare su un ampio rimpasto di governo? Fossi in Draghi, mi pentirei amaramente di essere andato a questa cena, e non avrei più di simili frequentazioni. Con molta probabilità, quello è ormai diventato il cavallo perdente, e l’unico problema è di compattare tra loro tutti i numerosi nemici che berlusconi si è fatto in questi ultimi sedici anni. Le ultime dichiarazioni di D’Alema non rappresentano alcuna proposta politica reale, costituiscono solo un segnale: andate avanti a fare fuori Berlusconi, che noi saremo della partita. D’Alema continua così la sua fallimentare strategia permanentemente subalterna al quadro politico esistente, incapace di alcun balzo immaginativo, di concepire la politica non come equilibrismo tra le forze in campo, ma come capacità di proposta di iniziative concrete e innovative per la risoluzione dei problemi del paese, e in Italia di problemi ne abbiamo a iosa!

2 commenti:

  1. Sulla "questione" Tremonti non sono in grado di esprimere un commento, per quanto riguarda invece Berlusconi, in questi ultimi giorni mi sto convincendo che il primo ad avere paura delle elezioni è proprio lui! Fa lo spavaldo, ma se noti, pur minacciando la rottura con Fini a causa delle sue prese di posizione, e di conseguenza di buttare il tavolo per aria, poi arrivato al dunque costringe alle dimissioni i vari personaggi pur di non trovarsi con qualche sgradevole sorpresa in parlamento al momento dei voti di sfiducia. Secondo me è consapevole del calo di gradimento nei sondaggi, ogni giorno esce uno scandolo nuovo, e questo attuale "Cesare" ha paura di fare la fine Giulio Cesare! Chi secondo te impersonerà Bruto?

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  2. @Ornella
    Se come tu pensi, Berlusconi dovesse avere paura delle elezioni, sarebbe già finito, perchè il consenso sembrerebbe essere l'unico titolo di merito, il motivo per cui non è stato ancora scaricato dalla Lega e dal suo stesso partito. Bruto dovrebbe con ogni evidenza essere Tremonti, ma si vedrà.

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